Magazine Maternità

Impotenza linguistica

Da Alessia-Mammacongelo @mamacongelo

Odio non comprendere quando le persone mi parlano, detesto ancor di più non riuscire ad esprimermi correttamente, anche se la lingua utilizzata non è la mia.

Questo è il primo grande problema che ho dovuto affrontare arrivata in Canada, la lingua. Mai parlato francese in vita mia, mai studiato a scuola e mai fregato granchè sinceramente. Merci, toilette, s’il vous plait, bidet, champagne e champignon erano le uniche parole che conoscevo in francese al mio arrivo qui. La toilette s’il vous plaìt? Merci. Almeno in caso di bisogno avrei trovato il bagno. Bidet è un surplus, tanto qui non c’è.

Ok qui si parla anche inglese senza problemi, quindi se ti si rompe il rubinetto dell’acqua chiami l’idraulico, the sink is broken and bla bla bla, lui arriva ripara e se ne va, tuttaposto. Il problema è quando, invece del rubinetto, ti si rompe il nano e devi correre dal pediatra.  Bè <tuo marito è medico, no problema> mi è stato detto. Peccato che lui, punto primo, sia chirurgo e quindi perennemente assente causa lavoro; punto secondo se gli chiedo di visitare il nano lo guarda come se avesse di fronte ET e punto terzo è suo figlio, perciò appena la temperatura supera la soglia dei 37° mi va in ansia (quasi) peggio di Ansiaura.  Fatto sta che a Merdolo mancava la sua amica pediatra e stamattina siamo andati di corsa a trovarla per una brutta tosse catarrosa, da allevamento di raganelle in gola. A quel punto che fai, quando ti mancano i termini tecnici per spiegare al medico i sintomi di tuo figlio? A quel punto ti demerdi (francesismo, da démerde-toi) carichi in macchina il nano in preda a broncospasmo e vai in clinica; come tutte le mamme del mondo. Solo che tu non sei nel tuo mondo, sei a fantamila km dal tuo pediatra e devi spiegare a quello canadese i sintomi di tuo figlio in termini specifici e medici ma un’altra lingua, anzi in due.  E soprattutto devi capire cosa ti risponde lui/lei a riguardo, che medicina acquistare quante volte somministrarla etc. E quando ti dice <facciamo una radiografia per sospetta polmonite> tu sei lì che speri di aver capito male e vorresti chiamare la mamma o un amico, qualcuno insomma, per distrarti o farti consolare o semplicemente rassicurare che tutto andrà bene, mentre attendi il turno di beccarti la tua dose di raggi X, ma non puoi, perché i tuoi amici sono a fantamila km di distanza a bersi la birra insieme al tuo pediatra. E ti senti sola. E ti senti impotente. E ti incazzi. E preghi, in tutte le lingue del mondo a quel punto. Poi ti dicono che non è polmonite e sorridi, ma siccome sei linguisticamente impotente chiedi altre 12 volte alla pediatra conferma, perché vuoi essere sicura di aver capito bene, quindi passi pure da cretina logorroica.

<eh ma le donne-mamme expat fanno una bella vita all’estero..> La verità? Le donne-mamme expat fanno quello che fanno le donne in Italia. Alcune lavorano, altre studiano, altre seguono i figli, fanno la spesa, ridono, piangono, scherzano, escono, guidano, vanno al cinema. Ed affrontano i problemi che affrontano quotidianamente tutte le donne. In più lingue. Spesso da sole. E si demerdano.

E ora Merdolo andrà in garderie, non per egoismo personale, ma perché voglio avere il tempo di approfondire il mio francese, perché la prossima volta a colloquio con la pediatra voglio poter esprimermi al meglio in modo che lei possa prendersi cura al meglio di mio figlio.

La vita da expat sì è bella. Ma oggi è una giornata di merda.


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