“All’estero sono cresciuto prima, perché mi sono state affidate responsabilità importanti fin dall’inizio. Ho fatto molti errori, come è logico che sia. Ma sono sempre stato premiato per l’intraprendenza, più che essere castigato per gli errori fatti. E questo mi ha aiutato immensamente”. Parola di Marco Busi, 35 anni, amministratore delegato di Carisma, l’azienda che ha fondato nelle Highlands scozzesi, al termine di un’avventura all’estero realmente straordinaria.
La storia professionale di Marco inizia a metà degli anni ’90 a Brescia, dove si iscrive al corso di laurea in Ingegneria Gestionale. Una vera delusione, soprattutto per la qualità dei professori, veri e propri “semidei” irraggiungibili, nonché assisi sulle proprie auguste cattedre. A cambiare la sua vita irrompe l’esperienza Erasmus in Norvegia, a Trondheim. “Là i professori venivano considerati al servizio degli studenti, e per passare gli esami bastava studiare“, ricorda Marco. Va da sè che -in un anno in Scandinavia- Marco passa più esami di quanti non ne avesse sbrigati in tre anni in Lombardia.
Una volta laureatosi, Marco accetta un lavoro da ricercatore proprio a Trondheim, lasciando perdere una borsa di studio a Brescia, che gli avrebbe offerto l’opportunità di un corso di specializzazione sui sistemi di gestione aziendale. In Lombardia Marco intravede di fronte a sé un percorso formativo classico, che l’avrebbe portato a un lavoro da consulente per un’azienda di piccole o medie dimensioni, con una remunerazione per di più molto lontana da quella norvegese.
A Trondheim Marco inizia un dottorato in università e lavora per Sintef , uno degli istituti di ricerca più grandi in Europa: un’esperienza che -a distanza di anni- definisce ancora “fantastica”, sia dal punto di vista formativo che personale. Una volta concluso il dottorato, Marco coglie un’altra -inattesa- opportunità di lavoro: lascia alla spalle le certezze norvegesi, per accettare un lavoro come dirigente di centro di ricerca all’università scozzese di Strathclyde. Nelle sue mani, a soli 28 anni (!), prende la responsabilità di creare e gestire un centro, con un budget da un milione di sterline.
Trasferitosi ad Inverness, Marco entra in un ambiente più “accademico”, che gli offre importanti opportunità, ma gli fa anche capire quanto -a volte- la ricerca universitaria, più che risolvere problemi reali, serva più a produrre papers e articoli interni. Di qui la decisione di licenziarsi, alla fine del 2007, per fondare con alcuni soci la società Carisma, un’azienda di consulenza per imprese e università, specializzata nella ricerca applicata. Recentemente Marco è divenuto anche amministratore delegato di ZE1 Global, una nuova Joint Venture nel campo dell’energia.
Dalla Scozia, Marco osserva un Paese, qual è l’Italia, dove “dal punto di vista del “sistema” si dà troppa importanza ai vecchi Baroni, piuttosto che ai giovani intraprendenti. Più valore all’età, che non ai meriti, alle capacità effettive e alla voglia di fare delle persone“. E’ forse questo che ci sta portando al declino?
Ospite della trasmissione è il professor Piero Formica, Professore di Economia della conoscenza e dell’imprenditorialità presso la National University of Ireland, e fondatore dell’International Entrepreneurship Academy. Con lui, un vero esperto di innovazione e start-ups, discutiamo delle possibilità offerte -in Italia e all’estero- a giovani di talento e intraprendenti come Marco.
Nella rubrica “Spazio Emigranti” proseguiamo la nostra inchiesta su base regionale, relativa ai programmi per riportare in Italia i nostri giovani emigrati. La Campania ha una legge regionale apposita, come ci spiega Giovanni Fanzini, segretario della Consulta Regionale sull’Emigrazione campana.
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La discussione di questa settimana: “Giovani talenti innovativi: premiati per l’intraprendenza, o castigati per gli errori fatti? In Italia si dà più valore all’età “baronale”, oppure ai meriti? E all’estero? Qual è l’atteggiamento-tipo verso giovani e innovazione, al di qua e al di là delle Alpi?”
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