“L’Italia è senza dubbio un Paese meraviglioso, che offre però poche possibilità ai giovani che non si muovono all’interno di un sistema clientelare tipico della Penisola. Sono sicura che se tornassi a vivere a Roma, tutto il mio bagaglio di esperienze professionali internazionali e le mie qualifiche accademiche non avrebbero praticamente valore, in un sistema per nulla meritocratico… dove conta molto più chi conosci, rispetto a quanto sai, e cosa puoi apportare alla società”: è una condanna senza appello, quella che Paola Costa, 36enne imprenditrice nel settore della formazione a Barcellona, indirizza al proprio Paese di origine.
Paola si laurea in Scienze Politiche, ma già prima della tesi si trasferisce in Cina: un semestre a Pechino, approfittando della presenza della madre, prima di tornare altri sei mesi a Shanghai, per completare la tesi di laurea sperimentale. Caso vuole che il lavoro trovato per mantenersi nel semestre trascorso nella capitale economica cinese si trasformi in una proposta a lungo termine: Paola resta dunque a Shanghai, per dirigere il dipartimento di vini italiani di un’ importante trading company francese.
Il soggiorno in Cina finisce nel 2003, quando l’esplodere della Sars le consiglia un ritorno in Europa: qui avviene anche l’unico tentativo di contatto lavorativo con la Penisola. Con sua enorme sorpresa, scopre che l’unica offerta ricevuta, in un intero semestre passato a cercare impiego nella capitale, è quella di cameriera sul treno veloce Roma-Milano. A questo può ambire, al massimo, una giovane professionista quadrilingue, con un’esperienza di lavoro significativa in Cina.
Scoraggiata, Paola guarda alla Spagna: si trasferisce a Barcellona, dove trova impiego e si iscrive a un Master: alla fine del 2004 l’Istituto del Commercio Estero Spagnolo le assegna una borsa di studio, per un programma di internazionalizzazione della durata di un triennio. Paola atterra dunque a Madrid, per frequentare un Master in Business and Management Trade, prima di tornare in Estremo Oriente. La prima tappa è a Taipei, per lavorare come analista di mercato. Negli anni successivi Paola cambia diversi lavori e settori, passando dalla finanza alla moda: a Honk Kong per la banca BBVA, poi il passaggio a un’azienda spagnola sempre nell’ex-colonia britannica, prima di un nuovo passaggio a Shanghai, e dell’eventuale ritorno a Honk Kong, con un lavoro da Project Manager.
E’ a questo punto che, dopo sei anni consecutivi in Asia, Paola pensa ad un ritorno in Europa: non prende in considerazione l’Italia, Paese dai troppi e necessari “Santi in Paradiso”, ma la Spagna, patria del marito. Trova un lavoro a Barcellona nel settore della moda: dopo soli sei mesi, però, i colpi della crisi mordono. Paola si ritrova disoccupata.
E’ a questo punto che scatta l’idea geniale… non si perde d’animo e fa di necessità virtù: grazie al supporto dell’agenzia pubblica “Barcelona Activa”, dà così corpo alla sua idea imprenditoriale. Una scuola di insegnamento della lingua e della cultura cinese, “Orientalmente”. Paola la fonda lo scorso giugno: in pochi mesi, grazie anche alla vittoria di un premio internazionale, l’azienda si espande alla velocità della luce, aprendo una sede a Roma e raggiungendo i 120 studenti, con un’equipe di oltre venti collaboratori. L’idea ora è creare un vero e proprio network di franchising. Un successo, frutto ancora una volta della creatività italiana… applicata all’estero.
Ospite della puntata è Anna Maggi, insegnante in un liceo linguistico paritario di Milano e autrice del libro “Torno a casa – Storia di una migrazione controcorrente”. Anna ci racconta il suo personale “Controesodo”, nell’ambito dell’insegnamento, dalla Germania alla Lombardia. Per rispondere alla domanda fondamentale: si può ancora tornare a scommettere sull’Italia, professionalmente parlando?
Nella rubrica “Expats” indaghiamo il crescente sottobosco di discussioni e dibattiti che si stanno sviluppando in Italia, intorno al tema dell’espatrio. All’inizio di quest’anno un nutrito gruppo di informatici ed esperti dell’ICT si è incontrato, di persona e via web, per dibattere apertamente l’opportunità di lasciare il Paese. Francesco Fullone, tra i fondatori di “Xpug Emigriamo”, ci spiega i motivi dell’iniziativa.
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La discussione di aprile: “Come dare un’opportunità ai giovani, favorire il ritorno in Italia dei talenti, e cambiare la classe dirigente della pubblica amministrazione? Cosa ne pensate di prevedere che dirigenti, direttori e amministratori di nuova nomina dimostrino nel curriculum almeno due anni di lavoro all’estero, quantomeno in Paesi del G20, quale condizione obbligatoria e imprescindibile?”
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