Articolo di Pierluigi Gerbino su
InfoBorsa.
Oggi i mercati finanziari sono chiamati a valutare il cambio di
Premier, dopo le sofferte dimissioni di Berlusconi, ultimo a cadere
tra i più discussi capi di governo del mediterraneo.
Dev’essergli costato non poco mantenere la promessa, come
si evince dal video-messaggio alla nazione, il suo ultimo eccesso
di megalomania, ma alla fine si è presentato, tra ali di
folla che lo insultava, a rassegnare, rassegnato, quelle dimissioni
che dovevano essere date almeno 3 mesi fa. Avrebbero forse evitato
la sospensione della democrazia che inevitabilmente accompagna
un governo d’emergenza, le ingenti perdite che molti risparmiatori
stanno subendo sui “sicuri” titoli di stato e l’aggravarsi
del debito che l’aumento dei tassi ha inevitabilmente provocato.
Ora viene il momento di Mario Monti, che l’arzillo nonno Napolitano ha rapidamente messo al posto del Cavaliere, con una road map che taglierebbe le gambe e farebbe tremare i polsi a qualsiasi trentenne.
Il suo compito è improbo, anche perché Berlusconi, per tenere unito un partito che non c’è più, gli ha promesso una fiducia limitata e a tempo, che stride non poco con l’enormità delle cose che dovranno essere fatte per evitare il fallimento del nostro debito pubblico. Non dimentichiamo che al Senato il Cavaliere ha ancora la possibilità di prendersi numerose rivincite, se lo vorrà, e di tenere in pugno il nuovo governo. Sempre che il suo partito resista alle forti sollecitazioni verso la divisione, che l’uscita dal potere inevitabilmente provocherà.
Bisognerà vedere come il
mercato vorrà trattare questa ultima impuntatura berlusconiana,
che ha provocato già un ritardo di qualche giorno nella
formazione del Governo.
Se la BCE mostrerà di fidarsi, continuando fin da oggi
a comprare i nostri BTP sul mercato secondario, e l’asta
che oggi prevede l’emissione di non molti BTP quinquennali
verrà adeguatamente coperta, proprio grazie all’effetto
immagine che la nomina lampo di Monti potrà fornire, è
possibile che per qualche giorno i mercati siano indulgenti ed
interpretino la mossa del PDL come quella dell’abbaiare di
un cane ormai vecchio e senza più dentatura. Consentirebbero
così una ulteriore riduzione dello spread e si metterebbero
in attesa, per giudicare i primi provvedimenti effettivi del nuovo
governo.
E’ questa l’ipotesi più benevola e che sembra
più probabile.
Però, attenzione a non festeggiare troppo, poiché bisogna essere coscienti che la strada di Monti è in salita e si inerpica tra le ansie di vendetta di molti esponenti del PDL e le divisioni che già si preannunciano nel PD tra l’ala moderata e quella più vicina alle posizioni sindacali (la CGIL di Camusso ha già bocciato il nuovo Governo) quando occorrerà applicare la ricetta della BCE delineata nella famosa lettera di Berlusconi. Ma la forza di Monti è quella di essere l’ultima opzione politica che i partner europei ed i mercati ci consentiranno. Se i partiti non avranno la piena consapevolezza che stiamo camminando su un filo sospeso sul vuoto e senza rete di protezione, senza la possibilità di neanche un passo falso, e cadranno nel vecchio vizio di strumentalizzare Monti per combattere le loro lotte intestine o per maturare vantaggi per le prossime elezioni, i mercati colpiranno duramente.
Non siamo affatto in una posizione comoda. Molto dovremo pedalare, e tutti questa volta dovranno pedalare. A partire dalla casta che dovrà accettare un vero e consistente taglio ai suoi privilegi.
Questo, a mio parere, dovrebbe essere il primo provvedimento del nuovo governo, per dare un segnale al rassegnato popolo italiano che possiamo rialzarci e che stavolta pagheranno tutti.
Anche i segnali ed i simboli sono
importanti, quando si tratta di riacquistare fiducia.
Fine articolo di Pierluigi Gerbino
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