Ecco le nostre impressioni sull’edizione 2012 del Vinitaly. Inizio io visto che per me è stata una toccata e fuga, ero in fiera solo la domenica. Sul cambiamento di giorni non posso esprimere nulla visto che non ho potuto toccare con mano, comunque la domenica ho visto enormi “mandrie di assetati” spingere, farsi largo etc etc.
Ecco in questi casi rimpiango i vari Vinexpo, Vinisud, London Wine Fair dove solamente gli addetti ai lavori possono entrare; forse con un guadagno inferiore da parte dell’ente fiere ma con un netto guadagno in termini di professionalità nel campo degli addetti ai lavori. Marina Betto invece à rimasta molto più di me ed ecco le sue importanti impressioni.
VENI VIDI VINITALY
Voglio cercarlo,conoscerlo e poi assaggiarlo, sorseggiarlo, guardare come scende nel bicchiere, sentire di cosa profuma, quali sensazioni evoca, cosa provoca, se sa emozionarmi o deludermi; come potrebbe fare un primo appuntamento, il primo assaggio di una bottiglia è come incontrare uno sconosciuto, ma anche rivedere un’antica passione può essere altrettanto interessante. Queste sono le idee che mi circolano in mente, mentre mi aggiro incerta tra gli stand di Vinitaly, ampia,frenetica manifestazione quella di Verona. Nessuno schema , guida, itinerario studiato, come forse molti fanno o si impongono di fare; mai amate le regole, voglio farmi guidare dai sensi, dalle sensazioni, e così ho fatto.
Tra me e il vino c’è un terzo elemento: il produttore, che è l’alter ego del vino stesso;spesso non è il miglior promotore di se stesso, vuoi per carattere o modo di fare, si interpone tra te e l’assaggio e non sempre è amore a prima vista. Molti produttori sono affabili e cordiali, ti invitano ad entrare nella loro casa, ti fanno accomodare e ti onorano come un ospite di riguardo dedicandoti tempo e attenzioni, altri si sanno raccontare bene e l’affascinazione è intensa, altri selezionano la clientela per non perdere tempo non facendo un buon servizio al loro vino, che per quanto mi riguarda scarto immediatamente mettendoli nella lista nera degli assaggi, perché se dentro la bottiglia c’è la storia di chi lo produce, intravedo in certi comportamenti troppa attenzione al “ business”e non alla volontà di diffondere e condividere conoscenze antiche e valori, di cui spesso si sente solo parlare nel mondo del vino ma che per molti rimangono una sottile patina che suona falsa come le sostanze chimiche che utilizzano per sofisticare il prodotto.
Le giornate a Verona sono state calde e assolate con un clima quasi estivo, che all’interno di alcuni capannoni era amazzonico; sempre molto affollato, gente di varie nazionalità: tedeschi, russi,giapponesi, e cinesi tra gli stranieri e tra gli italiani professionisti e non, giovani (qualcuno ubriaco), semplici appassionati, volti arcinoti del mondo del giornalismo enogastronomico,qualche star che lo produce ( Albano); in sostanza non un gran pienone, ma gente interessata che andava dritta alla meta senza indugi.
Così inizio il tour dal Lazio, e mi bagno appena le labbra di Frascati uno dei più antichi vini bianchi italiani anche nella versione spumante ( metodo charmat) di CASALE MATTIA; fantastico avvolgente ed equilibrato della CANTINA BACCO prodotto con un antico vitigno :Bellone o Cacchione;per concludere in dolcezza con freschissimo e delicato Cannellino( CANTINE CONTE ZANDOTTI)molto amato in Francia Stati Uniti e Giappone ma soprattutto nei paesi Scandinavi come mi informa Leone Massimo Zandotti; assaggio anche il vino che viene definito:”il gran cru di Roma” ( siamo nel parco di Veio) dell’azienda agricola GELSO DELLA VALCHETTA il suo Lilium è uno chardonnay in purezza profumato e gradevole.
Velocemente mi incammino verso Bressanone all’ABBAZIA di NOVACELLA dove vengo accolta nello stand elegantemente arredato in stile tirolese , con tavoli intagliati e divanetti preziosi;qui mi vengono proposti in successione: Muller Thurgau, Kerner, Gewurztraminer,Veltliner, Sauvignon, Pinot Grigio,Sylvaner, e poi della linea Praepositus che esce a fine giugno il Silvaner , il Veltliner, il kerner, il Reasling,il Weiss( cuvèe di Sylvaner, Chardonnay e Pinot Grigio)tutti fruttati, pieni sapidi e piacevolmente minerali; Celestino Lucini l’enologo mi offre adesso i rossi: il Praepositus Pinot nero e il Langrein Riserva, complessi nello spettro aromatico, mentre sbocconcello dei pezzetti di focaccia al finocchio, per essere ancora in grado di alzarmi dal divanetto, che non lascio prima di assaggiare il Kerner Passito rotondo e caldo nelle sue note burrose.
Prendo la direzione del Piemonte per arrivare nel cuore del Barolo alle antiche cantine dei Marchesi di Barolo, dove finalmente conosco personalmente Anna Abbona, affabile e cordialissima come suo marito Ernesto, brindiamo con Barolo Cannubi eccezionale e completo nei profumi e nel gusto, poi mi offrono l’assaggio di una novità non ancora in commercio, uno Spumante da uve Pinot Nero e Chardonnay che verrà in futuro,e mentre Ernesto Abbona mi diletta con discorsi sull’ebbrezza, che è una simulazione positiva, trovandomi d’accordo sull’affermazione che la persona ebbra è supercosciente e ha potenzialità amplificate, intingo la lingua nel Barolo chinato, vino aromatizzato e digestivo, puro elisir che si ottiene da vino Barolo ed infusi di corteccia di China, di radice di Genziana semi di Cardamomo e altre spezie, e penso che sarebbe il vino perfetto da bersi in una giornata fredda e innevata di pieno inverno, mentre si filosofeggia con un amico.
Comodamente seduta alla degustazione guidata da Luca Maroni saltello tra il Veneto degustando il Bardolino Doc MONTE DEI ROARI 2010 , proveniente da vigneti situati nei pressi del lago di Garda, la conduzione familiare dalla vigna alla cantina alla commercializzazione hanno alla base il rispetto delle tradizioni per questa azienda che è alla terza generazione. Il vino Bardolino si ottiene da uve Corvina 50%, Rondinella 40% e Molinara 10%, le stesse uve che poi vanno a comporre l’Amarone, ma che nel Bardolino hanno un riscontro diverso, forse non di grande concentrazione, dando un vino immediato che viene in contro alle esigenze del mercato, fresco e fruttato con evidenti sentori di ciliegia, lampone e ribes.
Sulle colline tufacee e calcaree della Valpolicella a pochi minuti dal centro storico di Verona vi è l’Azienda Agricola PICCOLI DANIELA nata nel 1999, 14 ettari vitati e il resto dedicato all’ulivo, che produce solo 4 vini:Amarone,Valpolicella superiore, un IGT, e uno Spumante Rosato Rondò. Assaggio il Veneto Rosso Cacro 2009( 60%Cabernet Sauvignon e 40% Croatina)dove un vitigno internazionale si lega ad uno autoctono per creare una setosa avvolgenza con tannini bilanciati e freschezza di limpide spezie.
Si scende velocemente dal Veneto al Tavoliere delle Puglie così come si versa il liquido nel bicchiere, e mi viene servito il Gelso Nero di PODERE 29 ( Nero di Troia);intenso e lucente di rubino questo vino che non fa nessun passaggio in legno, da un vitigno che si sta lentamente riscoprendo, è molto profumato e aromatico e in bocca si ritrova il frutto da cui prende il nome.
Risalgo lo stivale e vado in Campania l’azienda ROCCA DEI SANNITI in provincia di Benevento si trova alle pendici del Monte Taburno, luogo vocato per produzioni enologiche autoctone di particolare pregio e il suo Sannio DOC Falanghina 2011 si presenta giallo paglierino, con profumi intensi di glicerina, fiori bianchi di gelsomino e maggiociondolo, integro e perfetto anche in bocca è un fiore, direi strepitoso quasi aromatico.
Torno in Piemonte alla TENUTA SAN PIETRO in Tassarolo ( AL);assaggio il suo Gavi San Pietro ( uva Cortese)è intenso e profumato, minerale con una buona scia che si fa espressione del territorio e della terra, la tenuta adotta il sistema biodinamico; il suo Gavi Gorrina 2009 ( uva Cortese)dolce sin dal profumo di cedro e pistacchio,alla gustativa è suadente ed equilibrato nel rapporto tra glicerina e alcool, persiste a lungo con queste note ricche, è un Gavi da meditazione da abbinare a formaggi e pasticceria secca.
Andando in Emilia Romagna non posso non assaggiare un Lambrusco Graspa Rossa, ed è quello di VILLA di CORLETO;La buona acidità esalta un gusto fragoloso quasi di bubble gum, che è veramente particolare ed accattivante e mi fa rimpiangere il fatto che non posso berne di più per continuare. Concludo la degustazione di Luca Maroni ancora con un’azienda veneta ZYME’( significa lievito), nel cuore della Valpolicella, con questo vino rosso rubino scarico con unghia quasi rosata, profumo vinoso e gradevolissimo che è il Valpolicella 2011.
Ora mi aspetta la Sardegna e nel cuore dell’Ogliastra trovo la coperativa JERZU poco lontana dal mare e dal Gennargentu che nel corso di mezzo secolo si attesta tra le realtà consolidate dell’isola, 750 gli ettari vitati e quasi due milioni di bottiglie vendute ogni anno .Parto con il Vermentino di Sardegna Telavé, che definisco un vino quotidiano, con note saline e una scia amarognola; poi il Vermentino Lucean Le Stelle, meno fragile rispetto al primo, floreale e quasi aromatico di erbe che sono un filo amarognolo in bocca. Passo ai rossi con il Cannonau Marghìa 13% vol. , trovandolo moderno con tannini non troppo astringenti;poi il cannonau di Sardegna Chuèrra riserva 2007,che passa dodici mesi in acciaio e otto in legno, è pieno ed elegante con tannini fini di tabacco e vaniglia, sarebbe perfetto con della carne di agnello. Terzo Cannonau Josto Miglior Riserva 2008 è fine nei profumi di fiori rossi appassiti e frutta matura(prugne)misti a tabacco e liquerizia, è corretto e armonico con tannini fusi alle varie componenti. Mi fanno assaggiare anche lo Josto miglior 2003, un colore fitto granato con profumo di prugna e spezie, intenso di liquerizia e tabacco e spezie e erbe balsamiche, ancora potrà esprimere tanto.
Dalla Sardegna in Toscana tra Radda e Castellina si trova MONTERAPONI, dove la leonardesca signora Carla Braganti mi parla dei suoi vini. L’azienda aderisce al consorzio Chianti Classico, assaggio per primo il Chianti Classico Baron Ugo Riserva 2007 ( 90% Sangiovese-8% Colorino e 2% Canaiolo)di un bel colore rubino con sensazioni di ciliegia spezie e pepe, molto equilibrio tra tannino e acidità. Poi il Chianti Classico Il Campitello Riserva 2008 ha tannini più fitti persistendo su note di tostatura.
Visto che sono in Toscana mi dirigo ora a Montalcino all’azienda SAN LORENZO, cinque ettari di vigneto a sud ovest di Montalcino.Assaggio il Rosso di Montalcino 2009 che fa un anno di affinamento in barrique vecchie, rosso rubino chiaro, profumi tipici di piccoli frutti, macchia e sottobosco , con tannini giovani e verdi; il Brunello di Montalcino Bramante 2006 (14%) ancora rubino tendente al granato, profumi evidenti di frutti di bosco e terra bruna e spezie , in bocca è pieno, gustoso persistendo con bei tannini fusi alla mineralità.E’ bella espressione del Brunello questo Bramante che è poi il nome del nonno di 97 anni della famiglia che ancora si aggira tra i filari delle vigne, fiero e altero del suo lavoro nei campi e del suo prodotto.
Dalla Toscana alla Sicilia visito l’azienda GULFI ( Chiaramonte Gulfi , provincia di RG) , che nasce nel 1997, con settanta ettari vitati di proprietà; il primo assaggio è di Carjcanti 2009, da uve Carricante , vitigno autoctono etneo da sempre coltivato nella zona, è un vino delicato con una piacevole scia di erbe di campo, buona mineralità e acidità.
Il secondo assaggio è con il Cerasuolo di Vittoria DOCG 2011( Nero d’Avola e Frappato) è fresco, vinoso , giovane balsamico e mentolato, si prosegue con il Nero Ibleo che fa dodici mesi in barrique, è un mix di ciliegia sottospirito e spezie, chiodi di garofano e vaniglia con un tannino che è piacevolmente ruvido; finisco con il Nerosanloré ( nero D’Avola)con gusto di confettura di more tabacco e ginepro su sottofondo un po’ amaro di china, è robusto e ben strutturato. Azienda questa con una gamma ricca di vini prodotti tutti con vitigni autoctoni, e tutti di buona fattura.
Leggendo la frase scritta sulla brochure di BRUGNANO : “ chi non beve vino ha qualcosa da nascondere” Charles Baudelaire, mi incuriosisco non poco e mi fermo in questa azienda nata nel 1970 grazie all’impegno dei fratelli Brugnano, siamo tra le provincie di Palermo e Trapani, tradizione, passione, esprerienza e tecnologia sono la loro parola d’ordine; assaggio il V90 VINOVANTA da uve Cataratto, dai bei profumi varietali, poi il Kue ( Inzolia e Viognier) con netta fragranza di impatto;quindi il Lunario (100% Cataratto) fruttato di albicocca e pesca e note floreali di gelsomino, in bocca è equilibrato tra sapidità e freschezza;passo ai rossi con il Naisi( 75% nero D’Avola e 25% Tannat)ha un bel tannino equilibrato e vellutato; finisco con Honoris Causa( 75% nero D’Avola e 25% Syrah)ha un bel colore intenso e violaceo, e sentori di frutti neri come more e gelsi, che si ritrovano polpose nel gusto sapido e speziato.
Invitata da amici ritorno in Campania da JOAQUIN AZIENDE AGRICOLE( Montefalcione ,Avellino) e assaggio il JQN 2007 Fiano ( 100% fiano), l’uva subisce una criomacerazione e un passaggio in legno di rovere, non è filtrato lo caratterizza il profumo di acacia e la vaniglia;poi il Joachin 2009 sempre Fiano ricca la carica olfattiva, mi viene spiegato che fa cemento acciaio e poi nuovamente cemento, noto una dicotomia tra naso e palato, perché al naso sembra passito di frutta matura e in bocca è acido e ha una bella scia lunga rispetto al precedente. Quindi il Joaquin 2008 ( 95% Greco di Tufo e 5% falangina) giallo oro vivo, al naso banana e frutta gialla intensa, di acidità molto evidente. Poi il preziosissimo Capri ( da uve bio-tipo di Greco),dove non c’è vigna ma si va pianta –pianta, è una riscoperta, una magia fresca come l’aria caprese. Sono delle perle rare questi vini JOAQUIN perché non si ripetono, caratteristica dell’azienda mi viene detto.
Questa è stata la mia due giorni al Vinitaly,ho scritto che l’avrei cercato ma non l’ho trovato ancora il vino perfetto, per questo continuerò la sua ricerca come una baccante ebbra alla ricerca del santo graal.