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Impressioni dell'etnomusicologo Alan Lomax sui "cantatori" del sud Italia

Creato il 17 marzo 2013 da Crono @Amaraterramia

Lomax registra nelle campagne di Cagnano Varano

Alla memoria di Andrea Sacco, venuto a mancare 7 anni fa.
Grazie ad Enrico Noviello per la segnalazione del testo
Così, dal suo viaggio nel nostro paese Alan Lomax, traeva la fotografia di una società che parlava per mezzo della musica: «La maggior parte degli italiani - non importa chi siano o come vivano - ha una passione per l'estetica - scriveva il ricercatore nel suo diario - Magari hanno soltanto una collina rocciosa e le mani nude per lavorare, ma su quella collina costruiranno una casa o un intero paese le cui linee si armonizzano perfettamente con il contesto. Allo stesso modo una comunità può avere una tradizione limitata soltanto a una o due melodie, ma sa esattamente come debbano essere cantate». «L'espressione sui volti di questi cantori è tesa e dolorosa. Non sembrano cantare, ma gridare e lamentarsi come abbandonati a un'angoscia che dà tormento - concludeva l'etnomusicologo, sintetizzando in un'immagine il senso di ciò che aveva visto e documentato con i suoi nastri - Le ciglia sono aggrottate. i muscoli facciali sono tesi all'altezza degli zigomi, il volto e il collo sono arrossati per la tensione, le vene e i muscoli del collo sono in rilievo, come se invece di cantare stessero sollevando dei pesi. Possono intonare i loro accordi solo urlando così: quando chiesi loro di ripetere un verso a bassa voce, l'armonia andò in pezzi e non riuscirono a ricordare la melodia».


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