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Impressioni di Varsavia

Creato il 07 marzo 2014 da Giovy

Viaggio a Varsavia Polonia

Picture from Wikimedia Commons

Quando sono arrivata a Varsavia (Polonia) mi è sembrato di aver fatto un viaggio nel tempo. Ero partita da Hannover (Germania) la notte prima, facendo un viaggio a dir poco potente. Nel dormiveglia mi vedevo transitare per posti che, per me, sapevano di storia immensa come, per esempio, Francoforte sull'Oder. Il bus passò silente la linea dell'Oder-Neisse e, in men che non si dica, mi ritrovai alla frontiera con la Polonia.
Era notte piena e alcuni ufficiali doganali salirono sul pullman per controllare i documenti. Presero la carta d'identità mia e della mia migliore amica e la guardarono come se fosse un qualcosa di alieno.
La Polonia era appena entrata negli accordi di Schengen e credo che quelle fossero le prime carte d'identità a palesarsi a quella frontiera.
Mi prese un po' d'ansia quando scesero dal bus con i miei documenti ma poi li vidi tornare con un accenno di sorriso e mi tranquillizzai subito.
L'autobus continuò a viaggiare nella notte. Ho vaghi ricordi ma non dimenticherò mai un autogrill disperso nel nulla dove ci fermammo in piena notte e dove l'autista si mise a mangiare della zuppa con tanto di pezzi di carne. Un altro ricordo è l'immagine ovattata di Poznan all'alba.
C'era pochissima gente in giro ed io osservavo l'alternarsi tra gli edifici bassi e i palazzoni in perfetto stile Sovietico. Poznan sapeva di Est in una maniera incredibile e quella visione, mista al gran sonno che mi portavo dietro, mi aveva dato un gran benvenuto in Polonia.
La periferia di Varsavia sembrava non finire mai e, km dopo km, aumentava nelle persone in bus con noi la voglia di arrivare a casa. Erano tutte persone che lavoravano in Germania e tornavano a casa per un po' di vacanza. La nostalgia brillava nei loro occhi e si univa alla gioia dando vita a qualcosa di unico che non saprei descrivere.
Arrivata al terminal degli autobus a Varsavia credevo di avere la Polonia in mano non era così.
Ero approdata in una realtà molto anni '70 che, però, si faceva adorare ad ogni secondo.
Ci misi un po' a farmi capire e a trovare un taxi che portasse me, la mia migliore amica e i nostri zaini nel nostro ostello. Ritrovai la sana arte di spiegarmi a gesti... la lingua più universale che ci sia.
L'ostello era vicino al Palazzo della Cultura e della Scienza.
Il taxista ci lasciò sul viale principale ed io mi guardai attorno quasi stupita: tutto quello spazio, tutta quella grandezza, tutta quella distanza da un edificio all'altro... tutto questo era simbolo di una sola cosa, anzi tre: guerra, bombardamenti, ricostruzione.
La prima cosa che mi raccontò Varsavia fu il suo destino difficile e forte allo stesso tempo, messi vicino alla sua immagine altera e forte.
Quasi come fosse una donna dalle spalle doloranti ma fiera nel suo reggersi in piedi con tutta la forza di cui il suo cuore è capace.
Quello era solo l'inizio di un viaggio che mi regalò alcune tra le migliori esperienze della mia vita e un'amicizia che si avvicina al decennale.

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