Buongiorno e bentornati!
Non fraintendetemi, questo non vuol dire che da questo momento in poi mi metterò a fare il bacchettone, salendo in cattedra in veste di critico letterario (cosa che odio in altri blog). Semplicemente mi limiterò a descrivervi anche dei libri che non mi sono piaciuti, esattamente come farò oggi con “Quattrocento” di Susana Fortes.
Passiamo subito a una breve descrizione della trama.
Le vicende si alternano tra i giorni nostri e il 1478, anno della famosa Congiura dei Pazzi. La città che ospita la narrazione è ovviamente Firenze, e all’interno di tutto il romanzo si nota un filo conduttore che unisce le due unità temporali: Pierpaolo Masoni, un pittore ormai quasi dimenticato, frutto dell’invenzione dell’autrice. Tal Masoni, della bottega del Verrocchio, è stato testimone della Congiura, e proprio tramite i suoi dipinti, la protagonista Ana Sotomayor comincerà delle indagini che la porteranno al centro di qualcosa di più grande di quanto possa immaginare.Bene, qui è finita la trama, che come al solito riduco all’osso per non rovinarvi nulla, nel caso decidiate di leggere questo romanzo.
Ad ogni modo, per quanto trovi la trama piuttosto banale e priva di colpi di scena entusiasmanti, devo dire che il punto di forza di questo romanzo è il modo in cui viene dipinta la città di Firenze. Anche la storicità è evidenziata abbastanza bene, e l’autrice riesce a portare il lettore nel mondo del 1400, come da titolo.Per il resto, ci sono alcuni elementi artistici non trascurabili, e devo dire che la Fortes mi è sembrata piuttosto ferrata in materia di storia dell’arte, tanto da essere riuscita a creare un personaggio credibile come Masoni senza far stonare né lui, né i suoi lavori, con la realtà storica.
Passando poi alle Impressioni vere e proprie, posso solo ripetere che mi ha molto affascinato il ritratto di Firenze che l’autrice è stata in grado di dipingere, in due epoche distinte, ma a parte questo, il romanzo mi ha detto ben poco. Tra l’altro, le recensioni entusiastiche mi avevano “illuso”, e ci sono rimasto piuttosto male mentre leggevo le pagine di “Quattrocento”.
Non dubito tuttavia che il romanzo possa piacere, ma per quanto mi riguarda, per dirla in maniera strampalata, lo vedo più come un dipinto tecnicamente ben eseguito, ma privo d’anima. Un bellissimo sfondo, ma con un soggetto in primo piano sbiadito e anonimo.
Neri.