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Impressioni Letterarie #7: La Cattedrale del Mare – Ildefonso Falcones

Creato il 16 gennaio 2013 da Nerifondi @NeriFondi

Neri Fondi La Cattedrale del MareBen tornati, e grazie per l’attenzione che prestate ai miei articoli, ne sono lusingato. Oggi voglio parlarvi di un libro che ha influenzato in maniera importante il mio modo di scrivere (insieme ai due libri della serie medievale di Ken Follet): La Cattedrale del Mare.

L’ambientazione è una bellissima Barcellona del Secolo XIV, in cui si respira l’aria particolare di una città libera e indipendente.
Il protagonista si chiama Arnau Estanyol, e vengono raccontate le sue vicende a partire dalla sua infanzia fino ai giorni dell’età adulta, quasi totalmente vorticanti intorno alla costruzione della Cattedrale di Santa Maria del Mar. Il ragazzo comincia come portatore di pietre, ma via via la sua figura si specializza, fino a raggiungere una posizione di grande rilievo.

Le vicende di Arnau, poi, si legano con quelle di altri personaggi (positivi e non), ma soprattutto vengono inserite in un contesto storico-politico descritto in maniera magistrale che ci consente di immedesimarci profondamente nel senso comune di quel periodo e della Catalogna.

Anche per questo articolo delle Impressioni Letterarie, non voglio dirvi altro sulla trama, ma voglio soffermarmi su quello che mi ha lasciato questo romanzo.
In primis, direi che mi ha colpito il profondo realismo con cui Falcones ha saputo catapultarmi a Barcellona. Tutto è descritto alla perfezione, i particolari ci sono, ma non sono esagerati, e la sensazione generale è quella di un equilibrio descrittivo che diventa quasi visivo, se il lettore sa usare un po’ l’immaginazione.
In secondo luogo la trama. È sviluppata in maniera interessante, secondo linee parallele che ad intervalli più o meno regolari subiscono svolte a gomito che fanno intrecciare piano piano tutti i fili. L’effetto, dunque, è quello di una treccia che va modellandosi nel tempo, partendo dalla semplicità di ciocche distinte per arrivare alla complicata acconciatura finale.
E ultimo, ma non per questo meno importante, il sentimento. L’autore ha saputo comunicarmi molto sentimento mediante la narrazione – cosa che in altri romanzi dello stesso genere a volte viene tralasciata in parte per far spazio alla vicende più nuda e cruda – e questo mi ha incatenato alla lettura, privandomi anche di numerose ore di sonno. Possiamo dire, per intenderci, che il sentimento generale di questo romanzo è il catalizzatore che attiva tutto il resto, creando nel lettore un senso di benessere ed invogliandolo a continuare la lettura.

Dunque, credo che questo sia tutto. Concludo dicendovi che vi consiglio vivamente di leggere questo libro, se non l’avete già fatto, e di tenere d’occhio questo autore (degno di nota anche il suo secondo lavoro: La Mano di Fatima).
Grazie ancora per essere arrivati fino a qui nella lettura!
Alla prossima!

Neri.

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