Magazine Cultura

impressionistica 3 & 4

Creato il 24 aprile 2011 da Iannozzigiuseppe @iannozzi

di iannozzi Giuseppe

PICCOLI UOMINI, PICCOLE DONNE

impressionistica 3 & 4
come una morte annunciata, come una vita
al gusto di profilattico, alla mia porta ti sei presentata
era una vita intera
che ti aspettavo

è da quel lontano giorno che gesù camminò sulle acque
che continui a ripetere che avrei perso la semplicità
ma non ho mai avuto paura degli sgambetti
fra apparenza e realtà

qui la tua natura morta
e il campo di concentramento
era una morte infinita
che ti aspettavo
prendendo per buono
che ancora avresti dato tutto per scontato
adesso siedi come nulla fosse
incroci le gambe
e sacrifichi il tuo sorriso alla mia sigaretta
ma se è vero, se è vero che ho perso la semplicità
allora questo gioco di occhi che si scontrano non vale
il sapore di uno scarto, plagiato

adesso sto fermo al mio posto
e fumo nervoso
non ho molto da raccontare o da giustificare
ma se è vero, se è vero che apparenza e realtà
fanno lo stesso gioco
allora c’è il mio che non puoi proprio prendere per scontato
ho piedi piagati ma anche forza per tenere il mio passo
ho ancora il mio amore e la vastità percettiva di un bambino

se sono stato un bambino schiantato dal pianto
se lo sono stato veramente, sono cresciuto
solo per incontrare questo momento
perché è da una vita intera e da una morte infinita
che te lo volevo dire a chiare lettere
“piccoli uomini crescono”

come una morte annunciata, come una vita
al gusto di profilattico, hai preso la strada
che ti ha condotta lontana dalla mia porta
era una vita intera
che aspettavo, vederti fallire nella convinzione che
“piccole donne non crescono”

PIEGARSI

a Giuda discepolo di Gesù

Se tutti gli altri si piegano
in un inchino
al tuo cospetto piegato,
non io:
in piedi come un palo,
non ti metterò il bastone
fra le gambe. Né lo
prenderò fra le mie.

Rimane che
il piacere è
tutto mio!

FARFALLE

alla Donna in Carriera

tengo il mio, la strada
si sbaglia sempre
quasi mai abbastanza
come le foglie cadono
così le farfalle e il loro volo

il ritorno fa paura
come l’andata
ma sempre la pioggia spinge
il mio riflesso nelle pozzanghere

dicesti “non finirà”
dicesti “è così la vita”
così adesso lo so
che ogni male viene per nuocere
per piovere

tengo il mio, la strada
tutti hanno un dolore
e una commedia da portare avanti
come le foglie cadono
così le farfalle e la vita in volo

AI CONFINI DEL MONDO

a Chi è Cespuglio

lascia questa offesa, lascia questa
pioggia che ti bagna
tutti si nascondono in impermeabili di cielo
vorrebbero che stessi nei loro panni
questa pioggia che cade lava via le loro coscienze
ma solo in superficie
e il cielo si fa nero petrolio
e l’omino della esso lo sa
che il mercato cerca le sue vittime preferite
tra la folla che si bagna

lascia questa pioggia, lasciala adesso
bush ha preso i cordoni della borsa
e li lega al tuo collo come un cappio
ti lascia respirare un alito solo
per tenere nelle sue mani la tua vita
non dire che ci sono in mezzo anche io
ho una bicicletta e una catena da accomodare
ho un posto tutto mio e il sole di mezzanotte

il tuo sesso non l’ho spremuto in una sevizia
li hai visti come fanno quelli lì
ti regalano un impermeabile e poi sei niente
questo cielo, questo cielo non può essere il tuo
lascia questa offesa, lascia questa
pioggia che ti bagna

lascia questa folla, lasciala
da sola
ho il sole di mezzanotte in tasca
e la catena da aggiustare
non ci serve altro, non ci serve
la pioggia
non ci serve
il petrolio irakeno rubato

ma
se non vuoi abbandonare questa offesa
allora lasciami una copia di kerouac
e una di cent’anni di solitudine
saprò cavarmela bene anche da solo
finché avrò un sole in cui credere
e questa bicicletta da pedalare
ai confini del mondo

lascia questa offesa, lascia questa
pioggia che ti bagna
io sono ai confini del mondo
ai confini del mondo nudo come il sole
come dio

DECADENZA

dov’è dio?
l’ho cercato nel tempo così a lungo
(così tanto a lungo)
che alla fine ho dimenticato questo perché
che si fa strada in me
perché?

sono ancora me stessa di spalle
guardo il mondo che ho davanti
fisso la decadenza per trattenerla
per sopportarla
è il tempo di un attimo nel mio sguardo

questa casa desolata
questa luce che c’è ed è fioca
questo sentimento che si fa strada in me
è possibile sopportare tutto questo?
le spalle le lascio scoperte al vento
la schiena l’avvolge la carezza del biondo
ma non c’è alcun segno di vita in strada
tranne la decadenza

dov’è dio?
l’ho immaginato più forte di me
ma adesso è evidente che fu uno sbaglio
l’ho cercato nel mio sguardo al mattino
alla sera, nelle ore del crepuscolo
ma alla fine ho dimenticato questo perché
che si allontana da me

sono ancora me stessa
solo un po’ più sola ma donna
anche se questa decadenza intorno a me
non smette di reggere la sua parte
anche se volgo lo sguardo altrove
non cambia mai la strada vuota

non ho bisogno di una sconfitta amata-tradita
o del coraggio che si fa nebbia all’orizzonte
però questa casa desolata
questa luce che c’è ed è fioca
questo sentimento che accarezza una lagrima nascosta
posso sopportare tutto questo? far finta di niente?

sono ancora la regina dei pipistrelli
e della luce che sanno portare
quando il mondo spegne i suoi occhi

come vittima sacrificale offerta al mio sorriso
(che era ingenuo in un passato non troppo scaduto)
come una lacrima abbandonata sul mio volto
(che è quello di una donna che sa)
io continuerò a fissare questa decadenza
che si prende tutto il tempo che c’è

dov’è dio?
l’ho cercato nel tempo così a lungo
“è nella decadenza” così dicono quelli
che stanno al piano di sopra
continuerò, io continuerò a fissare la casa
che è quaggiù
e la strada e ogni cosa che il mio sguardo arriva
sono ancora la regina dei pipistrelli
e della luce che sanno portare
io continuerò a fissare questa decadenza
che si prende tutto il tempo che c’è

continuerò
io continuerò a fissare la decadenza per trattenerla
giusto il tempo di un attimo nel mio sguardo
anche se si prende tutto il tempo che c’è

CONFUSO INFINITO LEOPARDIANO

sparare sulla croce rossa
sepolcri imbiancati e il milite, il milite ignoto
è stato vent’anni fa
che mi dicesti in un soffio di vita “dovrei smetter di vivere”
è stato facile farmi sordo e ridurre il mio coraggio tetraplegico

c’erano proprio tutti al funerale e la pioggia veniva giù grossa
cadeva la bara in due metri per due per raggiungere l’infinito
ero lì come il milite ignoto e d’attorno solo sepolcri imbiancati
è stato facile prendere tutti i sentimenti e farne zibaldone
sparare sulla croce rossa e nascondere la gobba in un’ombra

come?
come passi oggi i tuoi giorni felici? questo volevi
riposare e non vedere la luce del sole e della luna

se fu poesia l’ultimo passo decisivo, se fu un momento infinito
questa terra tutto inghiotte e la memoria si fa torbida e torpida

quello che voglio veramente è trovare
e dimenticare un posto lontano
quello che posso è metterci su una croce
e riesumare l’ombra
e tornare, tornare da me, sparare sulla croce rossa

c’erano proprio tutti al funerale
è stato facile darmi il colpo finale
ridurre il mio coraggio tetraplegico
vent’anni fa giocavamo a prenderci in giro
oggi è un po’ diverso, è una misura inferiore

in questo confuso infinito leopardiano
tutto quello che mi serve è
tornare, tornare da me, sparare sulla croce rossa
metterci su una croce, sparare all’ombra gobba

tornare, tornare da me, sparare sulla croce rossa
metterci su una croce, sparare all’ombra gobba
in questo ottuso infinito senza senso
che non ha coscienza di sé

IDENTITA’

qual è la mia identità?
il cerchio si chiude
sono polvere di stelle – sono a passeggio, libero
sono forbice – sono gemini, sempre uguale il taglio
sono collage – sono a pezzi, sempre mischiato
sono grigio bianco e nero – sono vero, intero
sono blu – sono uno che stona, sangue nelle vene
indovina un po’ tu
te, quale la mia identità

solo il fuoco intorno a me
chi sa dire chi non è
non fa per me
solo l’acqua intorno a me
e ponti da tagliare strada facendo

una rivoluzione pazza
il sogno sul piatto della bilancia
e quello sulla catapulta
una storia così senza né capo né coda
il lupo perde il pelo ma non il vizio
indovina un po’ tu
te, se hai un’identità
o solo un tutù da mane a sera
quale, quale la tua età?

sono la piuma dell’arcangelo gabriele
ma anche la lingua di lucifero caduto
sono tutto quello che vuoi che sia
sono tutto quello che vuoi che sia vero
caduto dal cielo, riemerso dal cielo

non è difficile
si tratta solo di capire
che il mondo gira lo stesso
con o senza di me
perché dire un di più quando sai
che non ce n’è?
non è difficile
si tratta solo di intuire
che il mondo si fa da sé
e l’uomo pure o si fa fare
non è troppa differenza

solo il fuoco intorno a me
solo l’acqua intorno a me
e ponti da tagliare strada facendo
come un bambino tutto il destino
da scrivere intorno alla tua difesa abbattuta


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :