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Improbabili nostalgie di cui faremmo volentieri a meno

Creato il 11 febbraio 2012 da Fabio1983
Il successo di Monti negli Stati Uniti nasconde luci ed ombre. Ci voleva un tecnico per far cambiare idea ai leader mondiali e alla stampa internazionale che l’Italia non era poi quel Paese disastrato che pensavano. Lo saremmo stati tuttavia se avessimo proseguito nella perpetua idiosincrasia politica che si era nel frattempo creata al netto di sole manovre lacrime e sangue, bunga bunga e scorribande varie.Il viaggio oltreoceano di Monti, fin troppo osannato in patria, dimostra un fatto incontrovertibile: il fallimento dei partiti. Perché mentre i tecnici mettono toppe qua e là, nei partiti emergono tesorieri lestofanti (e leader che non sanno o fanno finta di non sapere), conti truccati e bilanci falsati. Siamo tornati indietro di 20 anni, l’unica differenza è che non va in onda alcun maxi processo mediatico-giudiziario.C’è ancora molto da fare e il governo Monti non è che abbia chissà quanto tempo a disposizione. Dunque è presumibile che possa gettare le basi su questioni che poi dovranno essere affrontate dalla politica. La quale dovrà prima ancora ristrutturare se stessa. La riforma della legge elettorale può essere un punto di partenza, anche se non è ancora chiaro il “come”. C’è una scuola di pensiero – che francamente mi sento di sostenere – secondo cui le liste bloccate non sarebbero state il male assoluto, se solo i partiti si fossero impegnati a presentare candidati eccellenti. Un’occasione che al contrario è stata miseramente buttata via. Per il momento – al di là delle intenzioni espresse riguardo l’opportunità di concedere ai cittadini la scelta dei rappresentanti – ci si raccapezza poco, con il Pdl interessato a fare pari e patta con le altre forze in campo. Una cosa però è certa: in questa fase storica la politica non potrà permettersi il ben che minimo errore. Altrimenti l’attuale classe dirigente verrà ricordata come la peggiore di sempre, riesumando improbabili nostalgie per la vituperata Prima Repubblica quando all’Italia occorrono invece modelli di sviluppo moderni e innovativi.

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