Nel cuore del centro di Modena Impronta Verde, un passaggio obbligato per chi mangia e consuma senza smettere mai di chiedersi ‘Che cosa sto mangiando?’ ‘Che percorso ha fatto il cibo per arrivare nel mio piatto?’ Pasta integrale, al farro, legumi, spezie, semi, cereali di ogni tipo, farine ma anche detersivi, saponi, prodotti per il corpo e… tanti spunti!
Around Kitchen ha intervistato Sabrina, la ragazza tutta energia che contagia a prima vista con la sua solarità, che da novembre 2013 ha deciso di dare un sferzata alla sua vita aprendo questo magnifico negozio di sfuso, con l’obiettivo di compiere un piccolo passo verso il solidale, l’ecologico, il locale e il biologico.
Sabrina, com’è nata l’idea di aprire un negozio si sfuso a Modena?
Il percorso che mi ha portata qui è davvero lunghissimo, di consumo consapevole mi occupo da tantissimo tempo soprattutto attraverso le associazioni di volontariato. A Modena ho avuto la fortuna di conoscere un organizzazione che si occupa di cooperazione internazionale e di come questa si leghi al consumo consapevole. È stato così che ho cominciato a conoscere diverse realtà e ad approfondire come la sostenibilità si leghi strettamente all’alimentazione. Mentre facevo servizio civile, dopo la laurea, oltre a occuparmi di ragazzi psichiatrici, conducevo percorsi nelle scuole di educazione allo sviluppo e ho contribuito alla di costituzione di un gas proprio nelle fasi iniziali in cui più famiglie hanno iniziato a unirsi nella formazione di gas, nel 2008. Così ho avuto modo di incontrare le prime aziende e i primi produttori. Una volta finito il servizio civile ho iniziato a cercare lavoro e ne ho accettato uno come contabile per i fornitori nella grande distribuzione. Così ogni giorno avevo davanti agli occhi lo spreco della grande distribuzione. Nel periodo lavorativo ho iniziato ad vivere in una sorta di dualismo: il sabato e la domenica facevo volontariato nel campo del consumo consapevole e a km 0 mentre durante la settimana dovevo avere a che fare con fatture e con il lato del consumismo. E poi è nei momenti di crisi che le cose iniziano ad andare bene: quando ho finito con quel lavoro ho cominciato a fare sempre più volontariato mentre cercavo lavoro. E poi l’incontro fondamentale: una mia amica di Torino è venuta a trovarmi qui a Modena e mi ha chiesto di andare in un negozio di sfuso a comprare cous cous. Si è stupita della mancanza a Modena di un negozio del genere così ho iniziato a documentarmi, ho seguito corsi di formazione e ho ideato Impronta Verde che non è un classico di sfuso ma un luogo che ruota attorno a quattro filoni che sono il solidale, l’ecologico, il locale e il biologico. Cerco di favorire sempre il rispetto dell’ambiente lavorando sul locale e a km 0.
Quando si acquista nel tuo negozio colpisce sempre in positivo la tua preparazione e conoscenza dei prodotti che vendi, sapendo sempre dare i giusti consigli e facendo sentire il cliente coccolato. Quali corsi di formazione hai seguito?
Ho fatto molta formazione prima di aprire, caratterialmente sono una persona che tende a cercare di migliorare sempre se stessa. Quando ho deciso di aprire avevo una preparazione di studio personale ma non tecnica. Ho deciso di andare a Torino dove ho conosciuto e visitato negozi simili e ho conosciuto un ente che si occupa di riduzione dell’impatto dei rifiuti. Ho seguito con questo ente, il cui obiettivo è quello di rendere le aziende il più possibile ecologiche e sostenibili, dieci giorni di formazione. Fra le altre attività questo ente conduceva progetti in alcune scuole di Torino sull’acqua, lavorano sull’ambiente a 360 gradi e sono molto preparati sul discorso dei certificati biologici. Con loro ho lavorato molto in questa direzione rinfrescando magari nozioni che sapevo già oppure studiando normative tecniche che non conoscevo. Mi hanno portato in visita in tante realtà diverse per permettermi di essere capace di distinguere le caratteristiche di aziende valide. Quando sono tornata a Modena ho dovuto cercare io i fornitori giusti.
Come scegli i fornitori?
Ho visitato moltissime aziende personalmente, alcune sono state poi selezionate mentre altre no perché non aderivano a una logica commerciale. Ho scelto quelle che secondo me erano migliori e che aderivano a criteri che ritenevo giusti. Ho cercato di attingere dalle mie forze personali, giocando in casa e usando tutti i contatti che avevo grazie alle mie esperienze di volontariato. Credo che il consumo critico e consapevole sia uno stile di vita nonché una scelta politica. Quando compri fai una scelta in senso stretto ma è anche una presa di posizione. È la scelta del consumatore che cambia. Se decidi di aderire alla grande distribuzione fai una scelta verso un determinato prodotto mettendo in moto un certo sistema: acquistando un prodotto di una multinazionale o di un’azienda a chilometro zero compi una scelta politica. In quest’ottica ho cercato di favorire le aziende e le persone che secondo me hanno gli strumenti e tutti i numeri per un cambiamento verso una consapevolezza diversa. Quando vieni da Impronta Verde compri quel prodotto che favorisce una piccola realtà ma che favorisce anche la qualità. Nel corso degli anni io in primis mi sono resa conto della qualità dei prodotti che acquistavo o dai piccoli produttori o dai gas. Ho conosciuto a livello personale tutti i fornitori con cui ho un rapporto davvero bellissimo. Ci veniamo incontro, spesso loro stessi si fermano a fare spesa qui. Mi piacerebbe nel tempo organizzare in negozio incontri con i produttori, credo sia davvero la cosa più interessante: permettere a loro stessi di spiegare le caratteristiche del prodotto, come si ottiene, quali sono i processi di produzioni…
Abbiamo la fortuna di avere prodotti in Italia eccezionali che vanno salvaguardati. Questa è la mia forma di lotta più grande. La salvaguardia delle persone, dell’ambiente… Bisogna avere sempre il punto sulle generazione future, questo è l’aspetto davvero fondamentale. Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi ha dato una buona istruzione da questo punto di vista, bisogna pensare non a se stessi ma al futuro. Seguendo quest’ottica secondo me si impara anche a stare bene nel presente.
Perchè il nome Impronta Verde, cosa significa?
Impronta Verde viene dall’indicatore dell’impronta ecologica che va a misurare la quantità di risorse che ha la terra e quante ne vengono usate. Impronta verde ha una doppia valenza: da un lato c’è l’impronta ecologica e dall’altro c’è il piedino che è il passo in più che un singolo può fare verso il pianeta. Il logo l’ha disegnato una mia amica, la collaborazione è stata molto bella, mi ha aiutato molto nel logo ma anche nella scelta delle vernici e nell’arredamento del negozio che è assolutamente è low cost. Ho cercato di spendere il meno possibile perchè ho scelto di investire molto di più nella qualità dei prodotti piuttosto che in pubblicità.
Una delle caratteristiche che credo colpisca di più i tuoi clienti è il fatto che non usi packaging..
Cerco di lavorare su quattro filoni che sono il solidale, l’ecologico, il locale e il biologico: in questa direzione va la scelta di eliminare il packaging dei prodotti. Purtroppo questo non è possibile per legge con prodotti come l’olio e la passata di pomodoro… Al momento i prodotti biologici con tutte le certificazioni hanno un costo sia per il produttore che per il consumatore. Il costo consumatore è ovviamente più alto ma comprando in grandi quantità riesci ad abbattere il costo e il packaging è la parte più alta di costi. Questo è tangibile con mano nei detersivi ad esempio: riempiendo le ricariche si spende molto meno. Al di là dei costi la scelta è stata fatta sicuramente nel rispetto dell’ambiente, che è il punto chiave e principale della filosofia di questo negozio.
Quali sono le reazioni dei tuoi clienti?
Spesso mi succede che alcune persone non capiscono perché magari manca un prodotto.. io la trovo una cosa molto bella, perché spesso i clienti prenotano l’articolo mancante. Aspettano pur di avere quel determinato prodotto. Ho notato che i clienti oggi si rendono conto che la realtà che c’è qui in negozio è vecchia ma nuova, a me piace chiamarla decrescita felice.
Ci sono varie tipologie di clienti: ci sono persone che vengono qui perché magari hanno già un certo stile di vita o ci si approcciano per la prima volta. Ci sono persone che vengono qui a cui semplicemente piacciono i miei prodotti. Forse lo scoglio iniziale è stato lo sfuso. Ho notato molta diffidenza da parte delle persone nell’acquistare cose sfuse perché ci dev’essere fiducia. Il cliente si deve fidare di quello che gli dai. Ovviamente in negozio ho un libro di certificazione che si può consultare. La maggior parte della gente non è abituata: ci sono tanti preconcetti sul bio. Il primo è che costa. Questo senza dubbio è stato ‘suggerito’ dal supermercato che ha una logica diversa, lì i prodotti bio sono di nicchia. I supermercati non hanno quel target di persone e quindi non riescono ad avere un ritorno economico, ancora non siamo pronti. E poi comunque c’è bio e bio. Quando ho aperto avevo due scelte: o faccio tanta pubblicità ma devo abbassare la qualità o faccio il contrario. Ho scelto la seconda possibilità, la mia insegna l’ho messa dopo circa 7- 8 mesi che avevo aperto ma la gente entrava comunque perché era incuriosita. Ho scelto il passaparola invece della pubblicità. Qui ha funzionato perché la gente prova i prodotti che gli sono stati consigliati. Mi capita spesso di sentirmi dire “So che qui hai… “ questa è stata la carta vincente.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Impronta Verde è il mio cantiere: in un futuro prossimo spero di avere un pezzo di terra e vendere i prodotti che io faccio. Sono un vulcano, di progetti ne ho tanti. Ogni giorno ne penso una nuova. La mia paura più grossa per il futuro è perdere di qualità… Magari assumerò un’altra persona ma ci tengo a un contatto diretto con le persone che mi paice conoscere. Questo è quello che fa la differenza. Per me è importante l‘aspetto umano, per questo non aprirò altre sedi. Mi piacerebbe organizzare dei percorsi nelle scuole sul consumo consapevole. Preferisco questa come rotta. La mia idea iniziale e il mio obiettivo è che questo posto diventi un aggregazione di persone. Il compimento più grande l’ho ricevuto da Mea, una cliente che ha lavorato in negozio per un’intera vita, che mi ha detto: “Poche persone ho conosciuto che hanno un rapporto così con i clienti. Si vede che le persone ti vogliono bene”.
Il primo passo verso la creazione di un’aggregazione è stato fatto con la formazione del ‘Gruppo del pane’: una piacevole serata in cui ognuno ha portato il proprio pane ma anche suggerimenti, chiacchiere, consigli e… spaccio di pasta madre!
Qui le ricette delle salsine che Around Kitchen ha portato per accompagnare il pane, tutte rigorosamente vegan.
Salsa di carote ai semi di papavero
ingredienti:
– carote
– semi di papavero
– sale
– olio
Bollire le carote finchè non sono cotte. Una volta fredde, passare le carote al mixer. Aggiungere sale, olio e semi di papavero.
Salsa con peperoni e melanzane
ingredienti:
- Melanzane
- Peperoni
- Pomodori da sugo
- Pepe nero
- Origano
- Sale
- Olio
Grigliare le melanzane e lasciar raffreddare. In una casseruola mondare i peperoni tagliati a cubetti con la cipolla e il pomodoro. Passare melanzane e peperoni al mixer e aggiungere origano, pepe nero, sale e olio.
Salsa di olive nere
ingredienti:
- olive nere
- olio
- sale
- capperi
passare al mixer le olive nere (denocciolate) e aggiungere olio, capperi e sale.