Oggi sit-in davanti alla Presidenza della Regione del coordinamento delle aziende associate.
Tassa da abolire l’Imu, l’imposta municipale sui terreni agricoli. Agrinsieme Sicilia – il coordinamento che rappresenta le aziende associate a Confagricoltura, Cia ed Alleanza delle Cooperative (Agci Agrital, Fedagri Confcooperative e Legacoop Agroalimentare) – prosegue la mobilitazione e per oggi ha organizzato a Palermo un sit-in davanti alla Presidenza della Regione.
L’obiettivo è duplice: da un lato, attrarre l’attenzione sulle gravi conseguenze, per i bilanci aziendali, dell’imposta varata lo scorso gennaio dal Governo Renzi; dall’altro, sottolineare il ruolo, non solo economico, che l’agricoltura e l’agroalimentare della Sicilia svolgono nel contesto sociale ed occupazionale regionale e nazionale.
Un tessuto produttivo che «rischia – si legge in una nota diffusa da Agrinsieme Sicilia – di essere spazzato via da miopi politiche fiscali ed inarrestabili aumenti dei costi di produzione, difficoltà di accesso al credito ed inasprimento dei carichi burocratici, concorrenza sleale e mancanza di controlli sull’applicazione degli accordi comunitari ed extracomunitari».
La manifestazione di protesta è stata organizzata per ribadire il “no” all’Imu sui terreni agricoli, un’imposta che, secondo gli il coordinamento, è «insostenibile per l’agricoltura siciliana». I casi di difficoltà oggettive per le aziende sono parecchi e colpiscono in modo particolare l’agrumicoltura. La crisi non è finita e i conti aziendali sono in deficit. E allora se si paga l’Imu, non ci sono più disponibilità economiche per provvedere alle necessità stagionali delle coltivazioni, dalla potatura alla concimazione, alla lavorazione dei terreni.
Secondo Agrinsieme, l’imposta municipale è «una tassa che, così com’è stata approvata dal Parlamento nazionale, determina due prelievi nell’arco di pochi mesi: 31 marzo per l’Imu relativa al 2014 e 15 giugno per quella riguardante l’annualità 2015».
Non solo ma viene applicata «nonostante la Sicilia, proprio a causa del suo deficit economico e sociale, rientri tra le regioni dell’Obiettivo 1, definite dall’Unione Europea come meritevoli di intervento di sostegno». Con la conseguenza che viene «imposta ad un’isola, qual è appunto la Sicilia, a cui sempre l’Unione Europea riconosce invece la possibilità di attivare misure di compensazione per rendere meno gravoso lo svantaggio infrastrutturale e commerciale».
Tra l’altro, sottolinea ancora Agrinsieme, l’imposta – che in Sicilia «ha visto ridurre, anziché elevare, il numero dei Comuni per cui è prevista l’esenzione» – è caratterizzata da «perversi meccanismi a cui non sono state assoggettate aree del Paese ad alta produttività e con elevato valore aggiunto».