Boldrini applica la ‘ghigliottina’ per non far decadere il decreto IMU-Bankitalia. I grillini protestano, occupano i banchi del governo, insultano le deputate democratiche, fanno ostruzionismo fisico invadendo sale stampe e sbarrando commissioni. Uno squadrismo preoccupante.
Si, l’ostruzionismo sul decreto Bankitalia era giusto. Ma una regola lo ha bloccato. Le proteste contro un provvedimento che si ritiene sbagliato sono sacrosante. Gli insulti e gli atti di prepotenza ed insubordinazione sono inaccettabili.
Ma veniamo ai punti in questione. Perchè Boldrini è stata costretta ad applicare la ‘ghigliottina’? Evitare che, caduto il decreto, gli italiani fossero costretti a pagare a sorpresa la II rata IMU del 2013:
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La questione è molto “semplice”: Laura Boldrini ha garantito i diritti dell’opposizione durante il forte ostruzionismo di questi giorni contro il decreto del governo, e poi si è ritrovata davanti ad un bivio dove alcun presidente della Camera si era mai trovato/a dopo aver “minacciato” uno strumento parlamentare definito “tagliola”: continuare a far valere le ragioni della minoranza (tra cui c’è anche Sel), far decadere il decreto (che scadeva alle 23.59) e far scattare la seconda rata dell’Imu, venendo così meno al suo ruolo imparziale e contravvenendo al ruolo che la Costituzione le impone, oppure – dopo aver garantito che l’opposizione avesse il proprio spazio negli ultimi giorni – garantire anche i diritti del governo che, piaccia o meno, ha la maggioranza per far passare le cose che propone ed ha il diritto di far valere il suo peso. Che piaccia o meno (e a me, visto che governo c’è, non piace).
Ed è proprio contro il governo che, semmai, bisogna prendersela per un decreto IMU-Bankitalia osceno e improponibile. Non contro Laura, che si è trovata davanti ad una situazione difficilissima in cui nessun altro Presidente si è ritrovato. Poi è facile chiacchierare da qui, essendo di parte, e dire che doveva permettere alle opposizioni di continuare l’ostruzionismo, provocando il caos IMU e ritrovandosi la maggioranza parlamentare e il governo contro. Capisco rabbie, delusioni e tutto, ma bisognerebbe riflettere un po’ prima di sputare sentenze.
Secondo punto. Cosa si è votato realmente su Bankitalia? Una rivalutazione ‘virtuale’ delle azioni Bankitalia in possesso delle banche per dare loro maggiore forza e quindi far si che esse garantiscano maggior credito ai privati ed alle imprese.
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Chi possiede Banca d’Italia?
La Banca d’Italia non è mai stata statale, ma proprietà degli istituti bancari e assicurativi.Qual è oggi la compagine azionaria?
Oggi più del 50 per cento è in mano a Intesa San Paolo e Unicredit.C’è quindi il pericolo che i controllati (le banche) controllino il controllore (la Banca d’Italia esercita la vigilanza sui mercati del credito e delle assicurazioni)?
No, perché la Banca d’Italia è e resta un Istituto di diritto pubblico e i soci proprietari delle azioni non hanno alcun potere sulla governance dell’istituto e sulla gestione delle attività istituzionali della Banca.Cosa succede con la riforma?
Nessuno potrà possedere più del 3 per cento delle azioni di Banca d’Italia. Gli azionisti che oggi ne possiedono di più dovranno vendere.Qual è la regola per la rivalutazione?
La nuova regola è che agli azionisti verrà riconosciuto un rendimento non superiore al 6 per cento del capitale investito (non più, quindi, delle riserve). Il valore del capitale viene portato a 7,5 miliardi. Quindi, il massimo dei dividendi attribuibili in futuro è di 450 milioni, una cifra inferiore al massimo oggi raggiungibile.Qual è il beneficio “di sistema” di questa operazione?
Finora le azioni di Banca d’Italia non potevano far parte del capitale di vigilanza dei soggetti che le possedevano, appunto perché non stavano sul mercato e non c’era un criterio univoco di valutazione. Grazie alla riforma, potranno essere inserite nel capitale di vigilanza.E allora? C’entrano forse Basilea 3 e i nuovi criteri prudenziali dell’Unione bancaria?
Sì. Le banche sono limitate, nel credito che possono erogare, dalla quantità del loro patrimonio. I requisiti di patrimonializzazione richiesti alle banche sono molto aumentati dopo la crisi del 2008-2009. Tutti gli organismi internazionali, e per ultima l’Unione Europea, hanno introdotto metodi più stringenti di valutazione dei rischi e requisiti patrimoniali più elevati. E questo è, insieme alla crisi dell ’economia reale, una delle cause della restrizione del credito bancario di cui soffrono soprattutto le imprese piccole e medie.