A ottobre il Consiglio di Stato aveva respinto il regolamento che avrebbe dovuto stabilire le nuove modalità di pagamento dell’imposta per gli immobili religiosi ad uso commerciale: i giudici avevano bocciato il provvedimento perché elencava le casistiche in cui sarebbe scattata l’esenzione dell’Imu rendendo – di fatto – nulla l’applicazione del tributo. Per questo motivo non era possibile usare un semplice regolamento di attuazione ma è necessario un altro decreto avente forza di legge.
Il governo ha varato un nuovo decreto ed un nuovo regolamento che – pur estendendo l’area di esenzione dell’Imu – è formalmente valido.
Il Consiglio di Stato lo ha quindi approvato nella forma ma lo ha giudicato insoddisfacente rispetto ai parametri europei.
Proprio ieri il governo dichiarava che la disposizione è «in linea con gli orientamenti più volte espressi dal governo e con le richieste dell’Unione europea»: oggi il Consiglio di Stato ha smentito Palazzo Chigi.
Il punto sono i requisiti per definire gli immobili come non commerciali e quindi non assoggettabili all’Imu. Secondo Palazzo Spada questi parametri non sono in grado di rispondere alle obiezioni europee nella procedura d’infrazione aperta nei confronti del nostro Paese per aiuti di Stato.
Secondo i giudici della giustizia amministrativa è necessario definire meglio il concetto di attività no profit facendo riferimento «al carattere di attività economica come definito dal diritto dell’unione Europea».
I giudici del Consiglio di Stato rilevano che: «anche nei settori presi in considerazione (…) soggetti in apparenza “non commerciali” possono, in taluni casi, trovarsi a svolgere attività economiche in concorrenza con analoghi servizi offerti da altri operatori economici. In sostanza – si legge – anche gli enti non commerciali possono svolgere attività commerciali, che sono necessariamente di natura economica ai sensi del diritto dell’Unione europea e gli immobili destinati a tali attività sono soggetti al pagamento dell’Imu, e non possono beneficiare dell’esenzione».
Quindi si rileva che «alcune limitate parti dello schema di regolamento debbano essere ricondotte a coerenza con i menzioni principi comunitari, anche allo scopo di evitare il rischio di una procedura di infrazione avente ad oggetto il nuovo atto normativo. A tal fine, si ritiene necessario inserire e valorizzare nel testo del regolamento il concetto di attività economica, inteso in senso comunitario».
In sintesi il Consiglio di Stato ha bocciato la norma del governo dei tecnici avvisando che potrebbe aprirsi la procedura d’infrazione nei confronti del nostro Paese. Ora l’esecutivo potrà tenere in considerazione le rilevazioni ed applicare l’Imu anche ai beni commerciali della Chiesa oppure continuare con il testo adottato mettendo il nostro Paese a rischio di una multa salata.
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