In Africa posted by Giacomo Babaglioni

Da Parolesemplici

In tutti i paesi africani quando si fanno acquisti bisogna sottostare a una serie quasi infinita di discussioni sul prezzo… un modo di vivere a cui anche l’Uganda non sfugge. Io -nonostante alcuni anni trascorsi in Africa- ho spesso difficoltà nella contrattazione, abituato come sono a importi che hanno un valore fissato e chiaramente esposto. Il concetto di trattativa, a queste latitudini, non è molto differente dalla nostra asta e deve essere trattato come uno degli aspetti culturali del paese e del vivere quotidiano.

Nel comprare alcuni venditori iniziano subito chiedendo un prezzo veramente spropositato. Se paghi quella cifra, puoi essere considerato matto e fare anche un cattivo “servizio” offrendo l’impressione ai commercianti che tutti gli stranieri sono disposti a pagare qualsiasi prezzo. Agire come descritto né può soffrire anche l’economia locale; pagando alti prezzi si mettono alcuni articoli fuori della portata della gente del posto; e chi può biasimare i commercianti… perché vendere a poco quando gli stranieri pagano tre o quattro volte almeno. Gli importi cambiano anche in rapporto a dove si compra. Per esempio; una bibita in città può essere più economica rispetto alle zone rurali, dove i costi di trasporto incidono. Nelle aree di villeggiatura talvolta ci sono maggiorazioni veramente fantasmagoriche e questa regola vale per tutti i tipi di merci, dalle verdure al mercato ai servizi offerti ai turisti.

Alle bancarelle dei souvenir la trattativa è invece attesa, voluta e necessaria… quasi una sfida. L’obiettivo del venditore è di individuare la cifra più alta che il cliente è disposto a pagare. Viceversa lo scopo del cliente è di trovare un prezzo sotto il quale il venditore non scenderà mai. Ognuno ha differenti approcci al mercanteggiamento e non esistono regole fisse. Alcuni venditori iniziano con cifre esagerate, triple, quadruple o più e la tua prima offerta deve essere meno della metà del prezzo iniziale. Il venditore può così esplodere in una grassa risata o simulare un’offesa personale mentre tu continui nella dichiarazione di profonda indigenza e ristrettezza economica. Trattando, piano piano, il prezzo inizierà a scendere a un livello realistico fino a raggiungere una cifra condivisa.

Sempre sentirai viaggiatori lamentarsi di come sono stati imbrogliati. Quando le cose non hanno prezzi fissati nessuno è realmente fregato. Se non ti va, è semplice… non comprare. Alcuni preferiscono condurre la trattativa in maniera aspra e serrata ma sembra che i migliori risultati si ottengono con una mediazione socializzante, amichevole e in particolar modo paziente –i ritmi lenti, in tutto, sono uno stile di vita qui. Quando l’articolo è veramente interessante, prendi tempo, vai all’ombra e chiedi da bere -il caldo e la sete durante le mediazioni sono infimi nemici. Non c’è ragione di arrabbiarsi per l’acquisto di un souvenir e se lo sforzo sembra una perdita di tempo è semplice… molla tutto. A volte sarai richiamato -sono pochi quelli che si lasciano sfuggire una vendita anche con poco profitto. Se non si riesce a raggiungere una cifra condivisa significa che il venditore non sta guadagnando o che tu non vuoi pagare la volontà di un altro. Ricorda. I commercianti non hanno obbligo di vendere e tu non hai nessun dovere di… comprare!


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