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In albis -18-

Da Nivangiosiovara @NivangioSiovara
IN ALBIS -18-Uscendo dalla palestra gli dissero che il padre vi era entrato per cercarlo, era preoccupato ed ansioso, l'avevano mandato agli spogliatoi, poi l'avevano visto uscire precipitosamente, infuriato ed infatti eccolo là, in macchina, pronto a riportare il figlio a casa, tenuto con cura separato da una lastra di minaccioso silenzio che il piccolo non osò neppure tentare di scalfire, sentendosi in colpa.
Alla vista di quella specie di pupazzo d'uomo nero, il bambino trattenne le lacrime e la bambina invece gridò, fu lui a cercare di consolarla mentre la madre brandiva quel coso spiegandogli come sarebbe stato utile a sconfiggere la paura.

Di quello che aveva fatto in palestra, e più precisamente nello spogliatoio, parlò solo alla sorellina, che a lei diceva tutto. La sentiva più forte e comprensiva ed intelligente di lui e la consultava come un oracolo. Le disse tutto perché temeva che il padre sapesse, e ciò lo faceva sentire sospeso in una nube temporalesca. Voleva sentirsi dire di non preoccuparsi, che non ce n'era motivo. Benché lei scoppiasse in un pianto dirotto ad ogni nonnulla e lui sembrasse proteggerla, era vero il contrario, lui era sempre pronto a crollare e lei gli dava modo di sostenersi sostenendola. Le disse tutto, anche, poi, perché pensava che in fin dei conti i peccati bisogna confessarli e persone che ti amano e ti comprendono e lei, infatti, capì, e senza comminargli penitenze o sanzioni, lo perdonò, stringendogli forte la mano. Li misero a letto sistemandogli per bene l'uomo nero sul comodino. Se mai ci fosse un uomo nero in quell'armadio, questo uomo nero ti proteggerà da lui, perché ti appartiene, gli suggerì la mamma. Lo comanderà come tu gli ordinerai e lo spaventerà e lo farà scappare.Quella notte del peccato, insomma, fece un brutto incubo, quel povero bambino, in cui si vedeva inseguito da quell'uomo nero che una volta gli dissero sarebbe venuto a cercarlo se fosse stato disubbidiente o cattivo e per tutto il sogno l'inseguì e e che altro succedesse non lo ricordava, si risvegliò qualche volta, chiamò papà, per chiedere scusa anche a lui, ma quello non sentì, finché, finalmente, giunta la mattina, si svegliò, prima di tutti gli altri, sentendosi bagnato nelle mutandine e oh dio, pensò, no, non è possibile che me la sia fatta sotto di nuovo, come faccio adesso, dev'essere stato l'incubo di stanotte e allora tastò il materasso, ma quello era asciutto, allora si toccò le mutandine, le guardò e vide che erano sporche del rosso del suo sangue e dapprima quasi se ne sentì sollevato per non aver fatto di nuovo pipì a letto, ma poi si spaventò credendo che tutto ciò dovesse essere il risultato delle pene che gli aveva inflitto l'uomo nero in sogno ed allora era meglio far sparire quell'indumento, o gli adulti avrebbero capito che aveva peccato ed era stato punito.La casa è buia. Tutti dormono.Non si ode un suono. Solo respiri lenti. Calmi. Lunghi.I genitori dormono schiena contro schiena, ranicchiati.Fa piuttosto caldo, e sono mezzo scoperti.Nella stanza dei bambini l'armadio è ben chiuso, e sembra lontana l'eventualità che un essere oscuro, mostruoso, viva lì dentro in attesa del momento giusto per ghermirli.E comunque, sul comodino, non si sa mai, un omino tutto nero fa loro la guardia, solenne.

Un uomo tutto vestito di bianco, invece, tiene la testa vicina a quella dei bambini dormienti. Prima uno, poi l'altra. Posa l'orecchio sul loro torace. Conta i battiti. Naso contro naso. Inspira quando loro inspirano. Ruba loro il fiato. Il soffio. La vita.

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