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Mercoledì 22 febbraio 2012
CAMMINARSI DENTRO (356): In altri mondi
La singolare esperienza della lettura di Murakami può essere riassunta in un’idea, che a certe latitudini del pensiero accade di ritrovarsi in una sorta di mondo parallelo, una realtà con personaggi reali, con gli stessi personaggi con i quali magari abbiamo convissuto a lungo, ma che ci ‘trasferiscono’ lentamente in una condizione nuova.
I romanzi dell’autore giapponese iniziano con la proposta di un patto narrativo già stipulato: non possiamo farci niente: siamo già immessi in quella realtà che scopriremo solo alla fine essere diversa da quella in cui credevamo il personaggio vivesse.
Allo stesso modo, ci accade con l’affiancamento dei ragazzi affetti da tossicomania di ritrovarci per anni a condividere la persistenza in piani di realtà che sappiamo diversi ed estranei a quello in cui viviamo noi. Il lungo cammino di fuoriuscita dalla dipendenza comprende anche un ‘rientro’ nella realtà. Tutti i ragazzi raccontano il passaggio, l’abbandono progressivo delle vecchie abitudini e il risveglio della mente e del cuore che si ritrovano a vedere e sentire in modo nuovo. Tutti riferiscono di non ricordare nulla della ‘vita precedente’. Il vuoto di senso che si lasciano alle spalle è anche grave lacuna emotiva. Alcuni anni fa una ragazza si chiedeva, in una ‘testimonianza’ drammatica fatta in pubblico: “dove sono stata negli ultimi trentadue anni?” Allucinazione della realtà, alterazione della coscienza, deformazione della percezione delle qualità di valore delle cose e delle persone. Psichiatria, tossicologia e filosofia si danno qui la mano nello sforzo di spiegare la “caduta della metafora” (Francisco Mele) e l’insorgenza del reale in forme immediate, senza la capacità di differire la soddisfazione del bisogno…
Anche noi, però, ci ritroviamo a fare i conti con situazioni che non esitiamo a definire surreali, irreali, kafkiane… Il ‘campo’ più proprio è quello dell’incomprensione, quando intervenga un prolungato diniego a mantenerci in quella sospensione, per cui aspettiamo che l’altro finalmente revochi l’embargo, restituendoci alla realtà della relazione che sola ci fa sentire nella realtà, a nostro agio, in sesto.
Siamo a disagio, fuori di sesto, scaraventati fuori della realtà…
E’ divertente e amaro allo stesso tempo pensare alla metamorfosi di Gregor Samsa. La critica letteraria si è affannata a lungo nel tentativo di spiegare il significato di quella trasformazione kafkiana. Quest’ultimo aggettivo era diventato sinonimo di irreale. Allora, la sua scrittura precipitava nel fantastico malato. Come poteva avere a che fare con la realtà della fantasia una produzione così stramba e inverosimile?
Immaginate ora che vostro padre vi dica: tu sei uno scarafaggio. Non: sei come uno scarafaggio. Tu sei uno scarafaggio. Mi meraviglierete se poi mi metto a descrivere la vita di uno scarafaggio, a partire dalla sua ‘nascita’?