E allora è davvero questa la strada che racconta l'America, la sua storia, la sua sofferenza, i suoi sogni. Questa la strada indissolubilmente legata alla sua musica e capace di rappresentare, nel bene e nel male, l'immaginario degli States. Mica quella che va verso il selvaggio Ovest, quella di Jack Kerouac e del pollice alzato a chiedere un passaggio da parte dei tanti epigoni della beat generation. Ma questa, che l'America la taglia da nord a sud, o per meglio dire da sud a nord. Da New Orleans a Chicago. Dal delta del Mississippi al cuore dell'industria dell'Illinois. La strada del blues.
E' questa strada che Giuliano Malatesta racconta in un bel libro, Blues Highway (Arcana edizioni). Un viaggio che non è solo un itinerario in un secolo di musica americana, dalla Chicago di Muddy Waters al quartiere francese di New Orleans, passando per Memphis di Elvis Presley.
No, non può essere solo questo, lungo i chilometri della mitica 61, la strada dove, secondo Bob Dylan, Abramo sacrificò Isacco. Non sarebbe possibile, sulla highway intimamente legata alle piantagioni di cotone, alle lotte per i diritti, alla grande migrazione verso il nord industriale.
Il blues? Malinconia e speranza di riscatto. La colonna sonora che accompagna una storia che non è più solo di un popolo, che si incide nel cuore di chi vuole ascoltare. Il blues che ci portiamo dietro, con la voce della grande Bessie Smith:
Mi sono svegliata stamattina, e il blues girava intorno al mio letto
Sono andata a fare colazione; il blues mi era entrato dentro il pane