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In America vendetta Bleus, Lelos spaesati, Azzurri applicati ma ...
Creato il 24 giugno 2012 da RightrugbyCanada 31 - 12 Georgia: tre mete a due per i Canucks, partita vinta nel primo tempo e controllata nel secondo. I padroni di casa indicano l'andamento già al quinto minuto mandando in meta il solito DTH Van der Merwe, probabilmente l'attaccante più pericoloso dopo Tim Visser delle scozzesi Pro. Meta doppiata dopo 5 minuti dal "vecchio" estremo James Pritchard, altro oriundo (DTH arriva dal Sudafrica, lui dall'Australia), autore in totale di 21 punti. Alla mezz'ora è già 20-0, risultato assicurato. Prima della fine del tempo i georgiani battono un colpo con la meta manco a dirlo di un pilone, il 21enne loosehead Nariashvili rincalzo del Montpellier (una sola titolarizzazione nel passato Top14, due in Heineken Cup).
La partita viene chiusa a inizio del secondo tempo dalla meta dell'altra ala locale Sean Duke, che chiude la tripletta del triangolo allargato canadese - è sempre un bel segno di fluidità di gioco o all'opposto, di eccessiva perforabilità della difesa avversaria sui raddoppi al largo. La seconda meta georgiana, segnata dal flanker di rincalzo Sutiashvili, una vita nel Massy in Féderale 1, arriva oltre l'ora di gioco: troppo tardi per riaprire la gara.
Argentina 10 - 49 Francia: vendetta tremenda vendetta degli orgogliosi Bleus a Tucuman per lo "scippo" nel finale subito la settimana precedente. Sono sei mete contro una con doppietta per Yoann Huget e 19 punti al piede di Fredrick Michalak, apertura titolare in inedita coppia col 23enne mediano Maxime Machenaud ex Agen prossimamente Racing, autore di una meta all'esordio. Tra i giovanissimi, coach Philipe Saint'André conferma titolare l'altro ex Agen (prossimamente Castres), il 22enne estremo Brice Dulin (nella foto con Huget e Picamoles) mentre tiene in panca l'hooker tolosano Tolofua: al suo ingresso si beccherà il giallo che agevolerà la meta della bandiera argentina nel finale, siglata dal 21enne flanker argentino Tomas de la Vega (una presenza nei PampasXV).
Lo score parla chiaro, non ce n'è proprio per i Pumas molto Jaguars schierati da Santiago Phelan, mentre i suoi "senatori" un po' recuperano le fatiche del Top14 e un po' si nascondono, in vista dell'esordio sudafricano al The Rugby Championship.
Difatti è 3-30 a fine del primo tempo, dopo le mete delle ali Benjamin Fall e Huget e quella del mediano nel finale del tempo; è 3-49 fino a cinque minuti alla fine, dopo le altre mete del centro ex Usap Maxime Mermoz (passerà al Tolone) schierato in coppia esperta con Florian Fritz, poi la seconda del neo-tolosano Huget e quella del flanker alverno Alexandre Lapandry, in interessante terza linea "di potenza" con Ouedraogo e Picamoles.
Determinati i Bleus in fase di conquista, precisi nel gioco in linea e devastanti in mischia ordinata, non han proprio concesso chances ai Pumas guidati da Felipe Contepomi dal nr.12, lasciando l'apertura all'ex rincalzo Harlequins (dalla prossima stagione all'Oyonnax) Urdapilleta, supportato dal 22enne mediano dei Pampas Cubelli. Una partita a senso unico, a parte la meta d'orgoglio finale in superiorità numerica.
In un'altra partita "tappabuchi" del giugno di test all'altro capo del Mondo in Oriente, i Barbarians francesi capitanati da William Servat alla sua milionesima partita d'addio, han battuto 51-18 il Giappone di Eddie Jones a Tokio davanti a 17.000 spettatori, sei mete a due. E' la seconda vittoria dei turisti francesi su due gare dopo il 40-21 di cinque giorni fa. Mete franche di Bonneval, Lacrampe, Bernard, Gunther, Claassen e Rabadan, piazzati per Teulet e Bernard.
Torniamo a noi, alla prova dell'Italia con gli Usa, della quale abbiam riportato la cronaca. Non è il caso dell'Italia che ha solo fatto il suo dovere con due vittorie in NordAmerica ma ci torna in mente Rudyard Kipling, il quale diceva che per una cattiva prova ci sono un milione di perché ma non dovrebbe esserci nessuna scusa.
Afa, stanchezza o quant'altro, c'era per tutti: niente scuse al gioco così così, prego.
Siamo più che favorevoli che si tenti di instillare nei nostri trequarti un po' di mentalità espansiva, e più giovani sono meglio è; purtroppo però non ci sorprende riscontrare che alla fine il risultato siano 19 palle perse in avanti, tante quante la prima partita. I fondamentali non s'imparano in gara e pochi riescono a migliorarli significativamente passati i vent'anni. Così, nonostante le molteplici e lodevoli iniziative tra trequarti, le mete continuano ad arrivare estemporanee dal pack: una palla rubata su rimessa sbagliata, una palla rubata a una mischia ordinata avversaria soccombente.
Per segnare una meta coi trequarti in tre partite, oggi dobbiamo trovarci in 15 contro 13 contro la 17' del ranking mondiale!
Lasciamo lavorare il degno Brunel, ci mancherebbe; noi però teniamo le cinture allacciate da tempi non sospetti. Sperando che, in parallelo a questa fase di "applicazione" (l'allievo si applica ma ...), si elabori nel tempo una originale "via italiana al rugby" come han saputo fare gli argentini, capace di risaltare le caratteristiche innate nostrane invece di tentar di trapiantare quelle altrui. Anche per evitare il rischio che diventino passè, come sta puntualmente accadendo: puntare tutto sul possesso palla mentre i primi della classe si basano sul contrario, ripartenze e gioco al piede strutturato, non sarà come iscriversi a "scienze della comunicazione" invece di imparare un mestiere?
E mentre noi ci si focalizza sull'attacco, basta uno stranoto cavallone di categoria come Paul Emerick per perforare la difesa che fino al Sei Nazioni 2011 era diventata quasi un modello mondiale. Lasciamo lavorare lo staff, speriamo bene ma ... buckle up!
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