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In amore niente regole

Creato il 29 marzo 2013 da Nehovistecose

(Leatherheads)Poster

Regia di George Clooney

con George Clooney (Jimmy “Dodge” Connelly), Renée Zellweger (Lexi Littleton), John Krasinski (Carter Rutherford), Jonathan Pryce (C. C. Frazier), Stephen Root (Suds), Wayne Duvall (Coach Frank Ferguson), Peter Gerety (Pete Harpen), Jack Thompson (Harvey), Max Casella (Mack Steiner).

PAESE: USA 2007
GENERE: Commedia
DURATA: 114’

Anni ’20. Dodge Connelly, capitano non più giovanissimo dei Duluth Bulldogs, cerca di evitare il fallimento economico della squadra arruolando il giovane Carter Rutherford, eroe di guerra e promessa del football. Ma da Chicago arriva la spumeggiante giornalista Lexi, disposta a tutto pur di smascherare Carter che, in realtà, eroe non lo è affatto…

Scena del film

Clooney, “bello” del cinema americano che ha dimostrato un talento importante anche dietro la macchina da presa (bellissimo il suo Goodnight and good luck.), rielabora una sceneggiatura vecchia di 15 anni (di Duncan Brentley e Rick Reilly) e, con l’inseparabile Grant Heslov in sede di produzione, gira una deliziosa commedia romantico-sportiva esplicitamente ispirata alle screwball comedy degli anni ’30. È un film costruito su tre registri, e tutti e tre funzionano bene: storico-sportivo, in cui vengono raccontate le condizioni dei giocatori di football che praticavano uno sport che era “professionistico” soltanto per modo di dire; politico, in cui Clooney, con lo spirito critico che da sempre gli si addice, riflette su una società USA pecorona, continuamente in cerca di eroi (poco importa se veri o fittizi), bigotta nel denunziare l’irregolarità per poi farne una costante socio-politica; romantico, in cui rispolvera velocità e brillantezza delle spumeggianti commedia sofisticate di Hawks, Cukor, Wilder, con la coppia Clooney/ Zellweger che si diverte a scimmiottare il duo Cary Grant/ Rosalind Russell, cui peraltro non ha nulla da invidiare. Certo, la seconda parte pende un po’ troppo verso il primo e il secondo registro mettendo da parte il terzo, ma il film è assai divertente, i due protagonisti battibeccano con grazie e vorticosamente, la rievocazione d’epoca è precisa e affascinante (fotografia: Thomas Newton Siegel; scene e costumi: James D. Bissell; musiche: Randy Newman), e la regia di Clooney fa del suo classicismo una costante autoriale che diventa eleganza, lirismo, sobrietà, piacere della visione.

Scena del film

Chi gli contesta l’inverosimiglianza di molti sviluppi narrativi dimentica che si tratta di una componente imprescindibile della commedia sofisticata, e che, in fin dei conti, anch’essa va sacrificata sull’altare dell’intrattenimento puro. E infatti la sequenza della fuga dal locale che serve alcolici, ostentatamente  inverosimile, è assolutamente impagabile per ritmo, trovate, battute. Strepitosa anche la sequenza finale in cui Dodge vince giocando sporco (letteralmente) e capisce che è ora di ritirarsi; per raggiunti limiti di età, certo, ma anche perché capisce che la “sporcizia” della politica (che ha sentito “profumo” di soldi e ha deciso di regolamentare il football) è ben più terribile dei suoi colpi bassi sul campo. Insomma, viva le botte genuine, abbasso i burocrati corrotti che le sopprimono per poi fare cose ben peggiori lontano dagli occhi degli spettatori. Riflessione banale? Forse, ma lucida, intelligente, sincera, piena di agganci con l’attualità. E molto, molto divertente. Il titolo originale, letteralmente “teste di cuoio”, era un modo dispregiativo per indicare i giocatori di football, che portavano in testa ridicoli caschetti di pelle. Penoso, invece, il titolo italiano. Da vedere.

Voto



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