Francois Ozon, il regista del magnifico “Dans la Maison”, che con “Jeune et Jolie” si addentrava in una delicata esplorazione di un territorio minato e ne usciva vincente, oggi alza il tiro e tocca argomenti difficilissimi: l’amore, cercando di non essere melenso; la diversità, senza scivolare nel drammone; le coppie gay e tutte quelle unioni non conformi ad una nozione ottusa e vetusta di “normalità”, senza sconfinare nel mélo; la perdita, come spunto per prendere coscienza. Da tutto questo nasce “Une nouvelle Amie”, in anteprima ieri al 33° Bergamo Film Meeting e dal 19 marzo 2015 al cinema, con Romain Duris e la giovane Aonaïs Demoustier.
Il nuovo lavoro del regista francese tocca un tabù e narra quella che è – e rimarrà sempre – prima di tutto una storia di amore, che nasce da una confidenza non voluta ma accaduta. Questa è la storia di Claire e David. Lui è appena rimasto vedovo, lei è la migliore amica della defunta e insieme si faranno coraggio, ma soprattutto svilupperanno un legame nuovo che insegnerà loro qualcosa sull’altro e su se stessi, facendoli crescere, rendendoli più completi.
Photo: courtesy of Officine UBU
“Une nouvelle Amie” trae spunto dal romanzo breve della scrittrice inglese Ruth Rendell, racconto che incanta Ozon, ma che rimane in un cassetto per un bel po’ prima di arrivare sul grande schermo. Oggi è un film romantico, a tratti dolce in altri drammatico, che mostra la storia di due persone che non cercano nulla, neppure la consolazione, ma la cui amicizia li farà tornare a vivere, li condurrà a un equilibrio, da sempre terreno fertile per i sentimenti.
In una società che, nonostante le sue conquiste tecnologiche e sociali, nel nuovo millennio è ancora ricolma di pregiudizi, idee distorte e retaggi medievali, è difficile e spinoso parlare di attrazione e identità sessuale, del piacere nel travestirsi e di tematiche che anche solo sfiorino il mondo LGBT. In questo contesto ottuso, narrare un favola moderna in cui dal dolore germogli un legame nuovo, puro e con possibilità di successo, è quasi inconcepibile. Ma Ozon, con entusiasmo e con il supporto del cast, va dritto per la sua strada e divide le platee.
Photo: courtesy of Officine UBU
Alcuni hanno ironizzato non abbia avuto il coraggio di presentarlo a Cannes ma abbia atteso il Toronto Film Festival proprio per l’apertura mentale che contraddistingue la popolazione del Nuovo Continente, in grado di cogliere le finezze e l’allure europea; altri hanno contestato che, a prescindere dall’argomento trattato, manchi il tocco che ha reso “Dans la Maison” un’opera potente e unica; e a molti non ha convinto proprio la tanta delicatezza che smorza la passione tra i personaggi e l’attesa nel pubblico, e vanifica la quella suspense tanto evidente nelle battute iniziali.
Non siamo difronte a “A qualcuno piace caldo” né ad “Ed Wood”, tantomeno a “Lawrence Anyways”, questo è un film francese che tasta il polso ad una platea arida e probabilmente ne uscirà con le ossa ammaccate. “Une nouvelle Amie” non colpisce e non stordisce.
Vissia Menza