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In questi giorni, Twitter ha iniziato il progressivo rilascio dell'opzione per scaricare il proprio Archivio Twitter. Alcuni utenti hanno già twittato la novità. La nuova attesissima opzione sarà collocata in basso, nella sezione Impostazioni. Twitter si allinea, così, a Google e Facebook, che già permettono ai propri utenti di scaricare alcuni dei propri dati personali.
Questione di pochissime ore e anche in Italia si potrà richiedere il proprio Archivio integrale, per rileggere i propri tweets, dal primissimo al più recente, divisi per mesi e anni, rileggendoli come in un enorme diario digitale. La ri-lettura del catalogo di tutta la nostra vita mediatica su questo straordinario social network, nato ormai nel lontano 2006, sarà un'esperienza sicuramente divertente, quanto traumatica, in certi casi: ricordi belli e brutti, episodi significativi o meno, avvenimenti politici o calamità naturali. Cosa avete dimenticato del vostro recente passato online?
La memoria è l'archivio dove conserviamo notizie, dati, ricordi, immagini e pensieri. Il costante riuso di questo enorme archivio è fondamentale per la rilettura della nostra vita, per l'interpretazione del nostro passato. La nozione di riuso è spiegata molto bene nel saggio di Edoardo Esposito, Sul riuso: pratiche del testo e teoria della letteratura: "Il ri-uso è un atto di riappropriazione, in cui lo stesso oggetto è sottoposto alle modalità fruitive più diverse, attraverso circostanze che cambiano".
Grazie alle tecnologie avanzate, la conservazione di dati, documenti, testi, indici, guide avviene sempre di spesso attraverso archivi digitali, che permettono al lettore un ri-uso più facilitato e più frequente delle informazioni ricercate.
A Firenze, si è da pochi giorni conclusa la Conferenza sulla conservazione delle memorie digitali: "Trusted Digital Repositories and Trusted Professionals". Durante le due giornate dedicate alla Word Digital Library, ovvero la cosiddetta "Biblioteca di Alessandria del terzo Millenio", che contiene più di 1.200 documenti digitali multilingua e multiculturali, è stato lanciato un allarme importante.
La memoria digitale è molto fragile: tra 30-50 anni potremmo perdere tutti i documenti inseriti negli archivi digitali di tutto il mondo. Secondo Paolo Galluzzi, Presidente della Fondazione Rinascimento Digitale, i supporti rigidi sui quali salviamo i nostri file digitali, avrebbero un tempo di conservazione di molto inferiore a qualsiasi altro supporto. A rischio sarebbero, quindi, documenti della pubblica amministrazione, della sanità, delle banche, della cultura, dell'arte, della scienza. E, ovviamente, i nostri archivi personali di memorie digitali.
Di fronte al problema della conservazione a lungo termine della memoria digitale, sembra che stia sorgendo una nuova e contraria esigenza di molti cybernauti di ritrovare e ri-leggere le tracce digitali del loro passato mediatico. Torna, quindi, utile parlare di riuso, inteso questa volta come riappropriazione del ricordo digitale, nuova frontiera dell'entertainment sui social media.
Così, se da un lato, la memoria digitale sui supporti sembra in forte pericolo, dall'altro, invece, sembra che l'elaborazione di tecniche di conservazione della medesima sia molto attiva nel fornire modelli di archivi personali, in grado di aumentare la consapevolezza di noi stessi, nel mondo virtuale.
Infatti, esistono app che ricostruiscono la time line dell'utente, acquisendo i dati personali proprio dai vari social network che questi abitualmente utilizza. Applicazioni come Timehop permettono di mantenere viva la propria memoria digitale e condividere con parenti e amici i più bei ricordi telematici. Facebook, Twitter e gli altri social media, invece, si basano sulla condivisione di notizie in tempo reale e, per questo, tendono a far slittare verso il basso le vecchie informazioni, senza lasciare spazio al nostro passato digitale.
S. Shyam Sundar, direttore del Laboratorio di Ricerca Effetti dei Media, sostiene che questa sorta di archeologia del passato digitale sia importante per acquisire maggior consapevolezza delle proprie azioni online. Tutto ciò che condividiamo sui social network, infatti, viene progressivamente registrato e archiviato. Tutti i dati e le informazioni che pubblichiamo non appartengono ad una realtà fittizia, senza tempo, ma al mondo reale e possono creare serie interferenze sulla nostra vita sociale, affettiva e lavorativa. Sundar afferma: "Dobbiamo iniziare a prendere sul serio l'idea dei social network come auto-rappresentazione. I social media non sono più lo specchio del solo presente, ma anche del passato". Se ti è piaciuto, lascia un like sulla mia pagina di Facebook!
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Manuela Raganati Bhoblog
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