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In bicicletta

Da Ortoweblog

Domenica. Sono a casa da solo. Ho tante cose da fare ma decido di distrarmi un po’ e vado a fare un giro in bicicletta. Temperatura zero gradi centigradi. Il cielo è di un grigio uniforme con pallide aperture di azzurro. Fa freddo, ma mi piace pedalare appena dopo le 13.00, quando in giro ci sono poche macchine. Vado per la solita strada di campagna che spunta al fiume Livelon. Porto con me la borsa con la macchina fotografica.

Salgo per l’argine e comincio a pedalare. Vado piano, sulla terra fradicia d’acqua la bicicletta sbanda in continuazione. Sulla mia destra il fiume silenzioso e tranquillo. Qualche settimana fa l’acqua era quasi a livello dell’argine, correva ad una velocità vertiginosa portando con sé tutto quello che trovaav e riusciva a strappare alla terra. I segni della sua furia li vedo davant a me. Carte e stracci sui rami più alti degli arbusti che crescono lungo il fiume, l’erba come stirata, tirata, fili lunghissimi d’erba sdraiati al suolo, lì incollati dal fango.

Alla mia sinistra i campi e all’orizzonte le montagne coperte di neve, quasi invisibili avvolti in una leggera e umidissima nebbia. Nel campo ci sono degli uccelli bianchi – gabbiani? – che cercano di che mangiare. Ho la bizzarra idea di scendere nuovamente l’argine, avvicinarmi e provare a fotografarli. Scoprirò due cose: per fare foto ai volatili è necessario un obiettivo da 400mm. Loro non stanno mica lì ad aspettarti che li fotografi, e poi pensano che tu abbia un fucile – eh sì, ogni tanto sento un “pum! pum!” perso e ovattato verso i monti.
Poi scopro che la terra è davvero zuppa d’acqua, ma continuo ad avvicinarmi finché impugno la mia Nikon, metto a fuoco… e mi accorgo che lentamente sto sprofondando nel fango. Scatto a caso, riprendo l’equilibrio, me ne torno indietro.

Ad allietarmi il ritorno il silenzio della campagna, il canto e il volo di merli e pettirossi, due gatti accovacciati pronti a scattare e catturare qualcosa. Ho le mani ghiacciate, nonostante i guanti di lana. Non mi dispiace il freddo, ma ritorno a casa a scaldarmi.

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In bicicletta



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