Il 25 gennaio scorso è uscito ‘The Green Dot Ep’ l’Ep d’esordio dei Viva Lion, prodotto da Cosecomuni, l’etichetta dei Velvet. Il progetto, inizialmente studiato come un’opera solista, si costruisce su più voci; sono cinque le tracce che vedono collaborare diversi artisti insieme al frontman del gruppo Daniele Cardinale. Il collettivo si avvale della partecipazione di un ospite per ogni brano, precisamente Gipsy Rufina, Velvet, Roads Collide, Milk White e Megan Pfefferkon. Il risultato è di sorprendente armonia e fluidità, nonostante il connubio creato tra artisti provenienti da esperienze e paesi diversi. I Viva Lion si muovono tra l’Italia, Roma principalmente, Toronto e Los Angeles.
La loro esperienza si arricchisce inoltre di numerose esibizioni in America, in diversi locali celebri come il leggendario House of Blues di Hollywood, il Viper Room di Johnny Depp. Sono stati mesi frenetici questi ultimi, divisi tra concerti a San Diego, Los Angeles e West Hollywood, fino al ritorno in Italia che li vedrà impegnati questo inverno in un lungo tour per le città italiane. La seconda delle tappe previste ha avuto luogo lo scorso sabato 6 ottobre in Calzoleria, proprio qui abbiamo avuto l’occasione di ascoltarli in un delicato ed affascinante live acustico e di rivolgere loro alcune domande.
Perché Viva Lion? Che significa?
Viva Lion, ovvero viva il leone, è un riferimento al mio nome di battesimo (Daniele), lo stesso del profeta dell’antico testamento che, finendo nella fossa dei leoni, riuscì miracolosamente ad uscirne illeso. Metaforicamente, i leoni rappresentano le contrarietà della vita e il nostro Viva Lion è un invito ad affrontarle con coraggio, ricavando da ognuna di esse un’occasione di crescita.
Raccontateci un po’ il vostro percorso musicale.
Entrambi suoniamo da diversi anni, inizialmente in gruppi indie\punk e rock alternative. Dopo l’uscita di ‘The Green Dot Ep’, suono insieme a Marco Lo Fortie difatto siamo un duo, a volte anche un trio. Al momento stiamo lavorando al nuovo disco che produrremo a breve, saranno undici pezzi scritti e arrangiati a quattro mani, e anche in questo caso coinvolgeremo altri artisti.
So che avete girato un po’ il mondo, divisi tra Italia e America, quanto ha influito questa esperienza sulla vostra crescita musicale?
Tutto è nato un po’ per caso. Io avevo dei contatti in California, abbiamo deciso di partire con solamente due chitarre e siamo riusciti a suonare all’House of Blues di Hollywood. La seconda volta, più organizzati, abbiamo suonato al Viper Room, in diversi altri locali, e anche durante feste private.
Da quello che mi dici, sembra più facile ottenere visibilità all’estero che in Italia. Cosa cambia? Qual è il discrimine, per quanto riguarda la musica, tra queste due realtà?
Sicuramente c’è un’accoglienza migliore in America, anche dovuta al fatto che noi cantiamo in inglese e di conseguenza ci allontaniamo un po’ dagli standard italiani. Purtroppo è più facile esibirsi all’estero, c’è meno chiusura. Ad ogni modo, noi abbiamo anche un’agenzia di booking qui in Italia e, grazie anche a loro, faremo tanti concerti, più di venticinque concerti fino alla fine dell’anno solo in Italia.
Intervista a cura di Cristina Comparato
Track list:
Even if
Goodmorning\Goodnight
The thrill
Some Investements are Recession
Footloose
La Calzoleria
La Calzoleria apre il portoncino di via Prenestina 28 a The Freak. Il luogo dove per anni ha vissuto e lavorato uno dei migliori calzolai di Roma, da aprile 2012 si è trasformato in un Circolo di promozione sociale. Un ambiente dal gusto retrò ma che ospita l’arte in tutte le sue forme, un luogo in cui assistere a rassegne di musica accompagnate da esposizioni di artisti emergenti, assaggiando birra o degustando del buon vino. Ma soprattutto, una volta aperto il portoncino, La Calzoleria si presenta da sola perché “ogni scarpa è una camminata, ogni camminata una diversa concezione del mondo”.
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