Ai funerali di Nicola Calipari, ucciso a Baghdad il 5 marzo 2005 dopo la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri, aveva detto: «C’è lo Stato con le sue istituzioni per garantire la libertà e la sicurezza ai cittadini». Un tributo al funzionario del Sismi che, con il suo «eroico sacrificio», ricordava ancora Letta, aveva dato lustro alla cosa pubblica e per questo era stato insignito della medaglia d’oro al valor militare dopo la sua morte. E la moglie di Calipari, Rosa Maria Villecco, era diventata senatrice del partito democratico.
Oggi invece, con la diffusione dei cablogrammi statunitensi, è possibile aprire un pacco natalizio in cui viene distribuita a tutti una fetta della menzogna spacciata ai cittadini che dovrebbero avere fiducia in quelle istituzioni citate nel discorso funebre per Calipari. E in particolare la torta di compone di queste singole menzogne (traduzione del documento originale, in inglese):
- l’intento del governo italiano è che questo incidente non dovrebbe avere effetti negativi sulle nostre eccellenti relazioni bilaterali
- in particolare, non ci dovrebbe essere alcun effetto sull’impegno italiano in Iraq
- il governo italiano vuole gettarsi l’incidente alle spalle [...]
- sarebbe utile che il presidente Bush chiami Berlusconi [per] riferire di fronte al parlamento che si è discusso della vicenda [tra i due capi di Stato coinvolti nella questione]
- il governo blocca i tentativi di avviare indagini da parte di una commissione parlamentare
Qui ci si limita a citare alcuni passaggi del cablogramma (se si vuole leggere il testo intero, in lingua originale, si dia un’occhiata alla pagina del Manifesto che contiene il documento). E va aggiunto che, certo, gli americani non sono proprio fonte attendibilissima quando si tratta di questioni di questo genere. Basti ricordare il loro mendace operato nella vicenda della strage del Cermis, tanto per citare un altro episodio.
Ma in conclusione limitiamoci al governo italiano, quello rappresentato oggi (come nel 2005, ma è solo un esempio di mala presidenza del consiglio) da un capo così rispettoso che si addormenta durante eventi più o meno nevralgici del Paese (la seduta del senato per la discussione della fiducia, ma anche la più mondana serata al Quirinale per lo scambio di auguri). Un governo che usa la retorica (anche quella funebre) quando si tratta di celebrare il sacrificio altrui, senza mai contribuire con un briciolo di verità.
Un altro esempio? Si torni al periodo immediatamente precedente a un Natale di 41 anni fa, quando a Milano era il 12 dicembre 1969 e scoppiò una bomba a piazza Fontana, uccidendo diciassette persone e ferendone 88. Disse Giuseppe Saragat, allora presidente della Repubblica:
L’attentato di Milano è l’anello di una tragica catena di atti terroristici che deve essere spezzata a ogni costo per salvaguardare la vita e la libertà dei cittadini. Tocca alle forze dell’ordine democratico, tocca all’autorità giudiziaria di fronte alla quale giacciono numerose denunce per istigazione ad atti di terrorismo restituire alla legge voluta dal popolo l’assoluta sovranità. Tocca ai cittadini assecondare l’opera della giustizia e delle forze dell’ordine democratico, della difesa della vita contro la violenza omicida. A lei, Onorevole Presidente, e al ministro dell’interno, Franco Restivo esprimo tutta la mia solidarietà per l’azione che il governo intraprende allo scopo di reprimere inesorabilmente questi atti criminali rivolti a sovvertire il libero e democratico ordinamento del nostro Paese e La prego di porgere le commosse condoglianze a nome della nazione e mio personale alle famiglie delle vittime.
Il delitto Capilari e la strage di piazza Fontana sono certo due eventi diversi nel tempi e nelle motivazioni. L’atteggiamento delle istituzioni invece è lo stesso. Omertà e, appunto, menzogna in nome di una ragione di Stato che non è quella dei cittadini e che va rifiutata.
(Questo articolo è stato pubblicato sulla rivista Domani diretta da Maurizio Chierici)