In città zero gradi
di Daniel Glattauer
Daniel Glattauer è nato nel 1960 a Vienna e ha lavorato per vent’anni come giornalista prima di dedicarsi a tempo pieno alla letteratura. Nel 2006, con la pubblicazione di Le ho mai raccontato del vento del Nord, è diventato un autore bestseller noto in tutto il mondo. Il romanzo ha scalato le classifiche internazionali e ha riscosso un enorme successo anche come radiodramma, opera teatrale e audiolibro (“Emons Feltrinelli”, 2013). L’attesissimo seguito, La settima onda, è stato scritto nel 2009 ottenendo altrettanto consenso. Entrambi i romanzi sono tradotti in trentasei lingue e pubblicati in Italia da Feltrinelli. Con Feltrinelli ha pubblicato anche In città zero gradi (2011), Per sempre tuo (2012).
Titolo: In città zero gradi
Autore: Daniel Glattauer
Serie: //
Edito da: Universale Economica Feltrinelli
Prezzo: 8,00 €
Genere: Narrativa
Pagine: 211 p.
Voto:
Trama: Max detesta il Natale e quest’anno, per la prima volta in vita sua, è fermamente intenzionato a lasciarselo alle spalle e a fuggire in un paradiso esotico. Purtroppo, però, ha fatto i conti senza Kurt, il suo cane. Kurt è stato un investimento sbagliato. Passa la maggior parte del tempo a dormire. E quando si muove, tutt’al più lo fa per sbaglio. A chi affidarlo durante le vacanze? All’inizio Katrin non ha nulla a che spartire né con l’uno né con l’altro. Alla soglia dei trent’anni, deve, suo malgrado, sopportare genitori che devono, loro malgrado, sopportare il fatto che lei non abbia ancora trovato l’uomo giusto. Con l’avvicinarsi del Natale e della tradizionale cena di famiglia, la pazienza di tutti giunge al limite. Di colpo, però, ecco che all’orizzonte spunta Kurt. A Katrin non piacciono granché gli animali. Ma a suo padre ancora meno. E così, quando lei trova su Internet l’inserzione di Max per un dog-sitter, in un attimo il piano è fatto, e il suo destino si intreccia inesorabilmente a quello di cane e padrone. Tutto ha inizio il primo dicembre e il romanzo si chiude puntuale il ventiquattro. Si legge come un calendario dell’Avvento cittadino, ma non c’è bisogno di aprire ogni giorno una sciocca finestrella. E si ride molto di più.
di Debora
Soffiarono su tutte le candele, spensero tutte le luci, misero a tacere Mozart e andarono a letto.
Eccoci qui, con la recensione di un libro che fin dalla copertina ci trasporta in un’atmosfera invernale e tenera. I presupposti ci sarebbero tutti, una coppia che si abbraccia davanti ad un paesaggio di neve candida e immacolata, che osservano il loro cane, pensando a chissà cosa. Ho letto altri romanzi di questo autore austriaco e quindi sapevo che mi sarei imbattuta in un libro con uno stile leggero, senza troppe complicazioni o argomenti su cui riflettere e sicuramente con una storia d’amore. Storie d’amore che non sono mai troppo sdolcinate e infatti anche questa volta è così. Un’ironia e un voler scherzare su alcune dinamiche di coppia che a volte però sfocia secondo me nel ridicolo.
In tutto ciò si parla poi di un cane, Kurt, che solo verso la fine riceve un po’ di amore incondizionato e di attenzioni vere. Per il resto della storia è solo una pedina e sfruttato da Max per i suoi giochetti amorosi con Katrin. No, no, non è un bell’esempio; perché allora inserire un cane nella storia? Ogni tanto l’autore cerca di inserire il suo punto di vista ma in maniera insensata secondo me, senza alcuna logica. E in alcune copertine vediamo anche il cane come soggetto principale. Non capisco, … proprio no.
Sia Max che Katrin direi siano degli “sfigati” e sono davvero indecisa a chi dare la medaglia d’oro per questa qualità. Max deve esercitarsi con una sua amica (ed ex fiamma) a dare baci con la lingua perché da giovane ha subito un trauma e ogni volta che bacia gli viene da VOMITARE. Eh si, avete capito bene!! Che invenzione ha fatto questo autore! Davvero originale no?… Aiuto! E Katrin che in passato ha cercato di trovarsi un fidanzato più per accontentare i genitori che non per sé stessa. Delle persone deboli.
Sì direte voi, forse sono semplicemente normali. Ok, può essere così, ma questa normalità non è supportata neanche dallo stile dell’autore. Frasi troppo brevi, troppo semplici e da che inizi a leggere ti chiedi: “E allora? Che succede ora?”. Insomma tira per le lunghe pagine e pagine che non sono state poi così godibili. Questo non è certamente il libro più riuscito dell’autore; ho preferito gli altri, più snelli, dai contenuti sempre leggeri ma almeno non ho dovuto sopportare per 200 pagine dei personaggi davvero irritanti. Tranne Kurt. Ecco forse era meglio se raccontava la storia dal suo punto di vista invece che lasciarlo nell’ombra.