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In continua crescita il giro di affari per il “crowdfunding”: nel 2015 pari a 56,8 milioni di euro

Creato il 18 novembre 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

E’ diventata una delle parole chiave degli ultimi anni: crowdfunding, letteralmente folla, moltitudine e finanziamento. Il giro d’affari è pari a 56,8 milioni di euro da gennaio 2015, mentre in Italia le piattaforme sono 82.

(clacsoon.com)

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Cos’è il crowdfunding? E’ la pratica di contribuzione collettiva che ci fa donare anche pochissimo su un progetto ed è il sistema economico che traduce in concreto “l’unione fa la forza”. Nella sua versione nobile è la best practice per eccellenza, la famosa goccia che arricchisce il mare. Si usa per finanziare progetti sociali o anche culturali, da un film (es Io sto con la sposa di Antonio Augugliaro, Gabriele Del Grande e Khaled Soliman Al Nassir che è stato presentato alla Mostra del cinema di Venezia) al restauro di un’opera (A spasso con San Luca per i portici di Bologna) e molto altro, come E’ l’ora della solidarietà che dopo l’alluvione in Sardegna ha raccolto ben 139 mila euro e persino un festival, quello di Perugia di giornalismo, è frutto di una raccolta crowdfunding con circa 115 mila euro. Esiste da una decina di anni con l’Italia addirittura apripista con la prima piattaforma: Produzioni dal basso, anno di nascita 2005.

Il giro d’affari generato dalle piattaforme di crowdfunding è ormai in forte crescita: con i suoi 56,8 milioni di euro dall’inizio del 2015, registra un +85% rispetto ai 30,6 milioni di euro del 2014. Il 45% delle 69 piattaforme attive si basa su ricompense, il 19% su donazioni, un altro 19% è rappresentato da piattaforme equity e il 4% si fonda sul debito. Il 13% del totale è rappresentato da piattaforme ibride; all’interno di queste, il modello più diffuso è quello delle ricompense+donazioni (12%). “La crescita delle piattaforme di crowdfunding dipende da processi di differenziazione potenzialmente virtuosi, non da semplice imitazione. Crescono i volumi raccolti anche se siamo ancora lontani dai Paesi leader. E nel contesto di questa crescita si conferma la natura sociale e civica del crowdfunding italiano”, dice Ivana Pais docente di sociologica economica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che ha coordinato la ricerca “Il crowdfunding in Italia. Report 2015: statistiche, piattaforme e trend”, realizzata in collaborazione con Tim e Starteed .

Un fenomeno che lambisce e sembra viaggiare parallelo alla sharing economy. Si può cominciare a parlare – dice in un’intervista all’ANSA la Pais che ha presentato l’evento a Milano – di Crowd Economy perchè questo fenomeno sta trovando una diffusione sempre più ampia e con declinazioni abbastanza tipiche italiane. Mentre ad esempio all’estero si dona attraverso carte elettroniche e paypal, in Italia si utilizzano molto ancora i bonifici. Inoltre parallelamente alla contribuzione tramite piattaforme digitali da noi funziona ancora molto l’evento che ha una visibilità fisica magari con la raccolta in strada”. Le forme di crowdfunding sono diverse la principale delle quali è proprio la donazione pura, “che conferma la voglia di partecipazione degli italiani a progetti sociali”. Si distingue quindi tra raccolte con ricompensa (reward) – esempio si partecipa al finanziamento di un qualcosa che una volta realizzato dà diritto ad una ricompensa fisica, una maglietta, un attestato, un disco ecc – la donazione pura, l’equity ossia il finanziamento di una quota di una startup (disciplinato dalla Consob) e il prestito tra pari (si mettono nella piattaforma soldi che vengono suddivisi per tanti progetti e in cambio si ricavano degli interessi).

Le piattaforme digitali in Italia sono 82, oltre a Produzioni dal basso si possono citare ginger, music reaser, rete del dono tra le principali. E anche quando l’appello  si legge sui social, Facebook in testa, la raccolta passa sempre per queste piattaforme. Un ulteriore indice di maturità del mercato, è dato dal 70% delle piattaforme di sharing iscritte al registro delle imprese. Si tratta prevalentemente di Srl (56%), cui si aggiunge il 26% di start up innovative. Dati analoghi si riscontrano nell’ambito del crowdfunding, dove le Srl rappresentano il 52,5% delle piattaforme, e le start up innovative il 17,5%.

Nonostante l’incremento dell’offerta, la domanda ha ancora molti margini di crescita. Nelle piattaforme di crowdfunding: il 49% ha un numero di donatori inferiore a 500, e il 9% supera i 50mila. Il sistema è gli inizi, secondo quanto emerge dalla ricerca,  il 65% delle piattaforme di crowdfunding dichiara di aver utilizzato prevalentemente risparmi personali per lanciare il servizio. Ancora minime le percentuali riservate a forme di investimento più strutturate. Le ricerche complete possono essere consultate ai seguenti link: crowdfundingreport.it.

E all’estero? “Kickstarter e Indiegogo sono dei colossi con numeri lontanissimi dai nostri – Kickstarter, ha tagliato il traguardo dei 2 miliardi di dollari investiti da 9 milioni e mezzo di persone in tutto il mondo appena pochi giorni fa - nonostante in Italia siamo stati i primi a crederci”, conclude la Pais. (ANSA)


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