Interviste libroculinarie di Federica Gnomo Twins
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Guido
Spano, I gatti di Farfa, Edizioni Amarganta 2015, per averci aperto la
porta della sua cucina.
“I gatti di Farfa” è in
prevalenza un romanzo humor, con una serie di ingredienti più seri e profondi,
mescolati assieme in modo da trasmettere dei messaggi etici, senza che la
lettura ne sia appesantita. Carlo, professore di filosofia, convince il suo
amico e collega Davide, scrittore affermato, a partecipare alla fiera
dell’editoria indipendente che si svolge nel mese di settembre a Farfa. In
realtà l’obiettivo di Carlo è di andare a trovare Margherita, sua ex fiamma e compagna
di liceo, ora suora brigidina nel convento di Farfa. Dalle ultime telefonate si
è accorto che qualcosa non va e vuole verificare di persona. Inizia quindi il
viaggio dei due amici, che cammin facendo incontreranno una serie di personaggi
bizzarri, con cui vivranno delle avventure il più delle volte intrise di
umorismo. Nella storia troviamo anche un pizzico di giallo, qualcosa che
sconvolgerà la quiete del piccolo convento delle suore di Farfa. Tra i
protagonisti del libro di sicuro ci sono anche i gatti del borgo, presenti
dappertutto a dominare le scene.
Il libro è acquistabile online, in formato cartaceo sul sito dell’editore:
http://www.amarganta.eu/narrativa/i-gatti-di-farfa/
In formato digitale:
Amazon: http://www.amazon.it/gatti-di-Farfa-Guido-Spano-ebook/dp/B0121TN6QM/ref=sr_1_1?ie=UTF8&qid=1444064782&sr=8-1&keywords=i+gatti+di+farfa
Kobo: https://store.kobobooks.com/it-it/ebook/i-gatti-di-farfa-1
IBS: http://www.ibs.it/ebook/spano-guido/gatti-di-farfa/9788899344139.html
Abbiamo creato anche un blog dove raccogliamo le storie e le fotografie dei
gatti degli amici. C’è anche un’apposita sezione per i gatti volati sul Ponte
dell’Arcobaleno.
Il link per accedere al blog è: https://igattidifarfa.wordpress.com/i-gatti-di-farfa/
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La prima domanda di rito è: le piace
mangiare bene? E cucinare?
Lo fa per dovere o per piacere?
Mi piace mangiare bene, questo è certo, ma non vuol dire che mi piacciano i
cibi elaborati, piuttosto tengo molto alla loro genuinità e se posso scelgo
un’alimentazione biologica. Non mangio né carne né pesce, sono rigorosamente
vegetariano e mangio molte verdure, legumi, cereali, frutta fresca e secca.
Adoro anche i formaggi, ne mangerei in quantità esorbitante se non fosse che poi
ti fanno salire a mille il colesterolo e i trigliceridi!
Trovo che cucinare sia una vera e propria arte, mi piace farlo quando ho
tempo libero. Mi rilassa molto, quasi come scrivere, mi porta in un’altra
dimensione, lontano dalla routine quotidiana. Mi diverte molto preparare le
torte, rimango a guardarle lievitare dentro il forno, come se fosse qualcosa di
magico. Non mi piace invece cucinare in fretta, solo per necessità. Per questo
motivo compro anche piatti semipronti, sempre biologici e vegetariani, che
metto a riscaldare poco prima dei pasti o quando mi trattengo a mangiare in
ufficio.
Ho abolito dalla mia tavola piatti e bicchieri usa e getta per ridurre
l’inquinamento, è molto più ecologico usare la lavastoviglie. E poi trovo che
la tavola ben apparecchiata contribuisca al mangiar bene, perché le cose belle
ci fanno star bene e ci aiutano a rilassarci mentre pasteggiamo e digeriamo.
Invita spesso amici a casa o è ospite
di altri?
Purtroppo i ritmi di vita hanno ridotto molto i momenti conviviali e gli
inviti sono sempre più rari e limitati di solito alle feste comandate. In quei
casi, però, mi piace apparecchiare la tavola con i servizi più belli,
argenteria compresa e servire le pietanze in maniera artistica.
Ha mai conquistato qualcuno
cucinando?
Uhm… non ricordo niente del genere. Anzi, devo dire che ho rischiato di far
scappare qualcuno che non ha mai apprezzato la mia dieta vegetariana… ;)
Vivrebbe con un compagno che non sa mettere mani ai
fornelli?
Ma sì, purché sappia almeno mettere i piatti in lavastoviglie e riordinare
la cucina.
Quando ha scoperto questa sua
passione?
Sin da piccolo sono stato abituato a cucinare per la mia famiglia, quando i
miei genitori erano entrambi a lavoro e io avevo la scuola di pomeriggio. Una
delle mie specialità a quei tempi era il risotto alla milanese. Ora lo cucino con
le zucchine, con il radicchio e ultimamente, dopo averlo assaggiato in un
ristorante indiano a Vilnius, anche con il sesamo.
Ci racconta il suo primo ricordo
legato al cibo?
Ricordo mia nonna ai fornelli. Ci preparava le frittelle con i fiori di
zucca e dei minestroni che erano la fine del mondo. Ora che mi ci fai
riflettere forse è questo il motivo per cui mi piacciono tanto le verdure. Lei
lo faceva con passione ed era felice quando i nipoti apprezzavano i piatti che
preparava per noi. Ah, le nonne!
Ha un piatto che ama e uno che
detesta?
Amo le zuppe di verdure, di tutti i tipi. Detesto certi tipi di pasta al
sugo, in particolare le pipette e le reginette, solo al pensiero sto male.
Un colore dominante proprio di cibi
che la disgustano?
Rosso, come il sangue degli animali.
Quando è in fase creativa ha un rito
scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale che la fa
stare concentrato a scrivere?
Sono caffè dipendente, ma quando scrivo mi piace avere una tazza di tisana
fumante condita con un paio di cucchiai di miele biologico, al corbezzolo o al
cardo.
Scrive mai in cucina? Altrimenti
dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale?
Non ho una cucina separata dagli altri ambienti, ma un angolo cottura nel
salone. Talvolta scrivo sul tavolo, ma più spesso scrivo al letto, è più comodo
per la schiena. In genere lo faccio di pomeriggio sino all’ora di cena e
talvolta anche dopo cena, se il giorno successivo non mi devo alzare presto per
recarmi in ufficio, ahimè.
Si compra cibo pronto ( tramezzini,
pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura?
La pizza sì, mi piace molto. Me la faccio portare a domicilio. Oppure
preparo qualcosa che debba cuocere lentamente, a fuoco basso, come i
broccoletti per condire la pasta oppure il cavolfiore soffocato con le olive,
le lenticchie in umido e via dicendo e nel frattempo scrivo.
Che tipo di cibo desidera di più
quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce?
Dipende dai periodi e dalla stagione. In inverno divoro chili di cioccolato
fondente, magari aromatizzato allo zenzero o all’arancia e tanta frutta secca.
Insomma, qualcosa che stimoli l’attività cerebrale e non mi distragga troppo
dalla scrittura.
Ha un aneddoto legato al cibo da
raccontarci? O una cosa carina e particolare che le è accaduta?
Il mese scorso andammo in vacanza a Copenhagen, città carissima soprattutto
per il cibo. Una sera, usciti dall’Hotel, ci dirigemmo alla ricerca di un
ristorante che non ci facesse il colletto (il giorno prima a Nyhavn avevamo
speso l’equivalente di ottanta euro per un piatto di tagliatelle al pesto,
l’unico piatto vegetariano per me, un piatto di carne per il mio compagno di
viaggio, due birre e due dessert). La difficoltà con la lingua e il conseguente
timore che mi propinassero della carne o del pesce, quella sera ci portò a fare
diversi chilometri a piedi, finché tutti i ristoranti non avevano chiuso le
cucine e ci negarono persino uno snack, nonostante le nostre suppliche e il viso
tirato dalla fame e dalla disperazione. Ci risolvemmo a entrare in quei
mini-market aperti sino a notte, dove acquistammo dei sandwich tristissimi che
divorammo seduti in una squallida panchina di una piazza semibuia. Beh, sarà
stata la fame, ma quei sandwich ci sembrarono davvero squisiti!
Lei è uno scrittore di romanzi humor
quando esce a cena con i suoi amici che
tipo di locale preferisce?
Io naturalmente opterei per i ristoranti vegetariani, ma sono sempre in
minoranza, quindi si cerca un locale dove si mangi un po’ di tutto, oppure una
pizzeria, quella accontenta sempre tutti.
E quando esce con il partner?
Idem.
Oppure per festeggiare una
pubblicazione?
Per festeggiare una pubblicazione si va a mangiare da qualche parte e poi
magari si prende un cocktail in un pub.
Cosa tende a ordinare in un locale?
Un piatto composto con verdure grigliate, formaggi, patate al forno, oppure
un primo, un contorno e un dolce, possibilmente di ricotta, o una torta con il cioccolato
e le pere, una squisitezza!
Nelle sue presentazioni offre un
buffet?
Non l’ho mai fatto.
Pensa sia gradevole per gli
ascoltatori intervenuti?
Per gli ascoltatori probabilmente si, ma forse mi verrebbe il dubbio che
alcuni partecipanti verrebbero più per quello che per il libro, ne conosco
alcuni, sai…
Tenderebbe a fare un aperitivo con
due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo?
Prima la presentazione, poi con gli amici si va a mangiar fuori o a bere
qualcosa.
Ha mai usato il cibo in qualche
storia?
Ad esempio in “I gatti
di Farfa” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo?
Sì, c’è anche una cuoca bravissima, Suor Costanza, che prepara delle zuppe
squisite il cui aroma si diffonde nel refettorio e dei biscotti deliziosi con
zenzero e cannella.
Il cibo è mai co-protagonista?
Non proprio co-protagonista, ma ha un ruolo importante.
“I gatti di Farfa” a che ricetta lo legherebbe, e perché?
I biscotti con zenzero e cannella di Suor Costanza, che ho ricordato poco
fa. La suora li dona a Carlo e Davide prima che vadano via dal convento,
raccomandando loro di non azzardarsi a mangiare quei cibi immondi che si
trovano nei bar degli aeroporti. Rappresenta l’elogio per il buon cibo,
genuino, fatto con pazienza e amore, contro i cibi pessimi dei fast-food.
Per concludere ci potrebbe regalare
una sua ricetta speciale? Quella che le riesce meglio?
*RICETTA*
Un piatto molto semplice e genuino: i ceci alla campagnola.
Ingredienti:
300 grammi di ceci secchi, possibilmente
biologici.
300 grammi di pomodorini ciliegia.
1 o 2 spicchi d’aglio.
Un pizzico di origano.
Olio extra vergine d’oliva.
Sale e pepe (a piacere)
Pecorino stagionato in scaglie
Olive verdi denocciolate.
Procedimento:
Mettere i ceci in ammollo in acqua fredda per
almeno dieci ore, quindi cuocere in acqua salata dentro una pentola a pressione
per circa quaranta minuti, poi scolare.
Tagliare i pomodorini a pezzetti, unire le olive,
condire con l’olio, l’origano e un pizzico di pepe. Aggiungere i ceci freddi e
infine le scaglie di pecorino. Amalgamare tutto e servire. Accompagnare con un
buon vino rosso, non troppo forte.
Deve
essere davvero buonissima
Quale complimento le piace di più
come cuoco?
I tuoi piatti sono sobri e genuini, proprio come te.
E come scrittore?
Elegante.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore
possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina?
“A volte ciò che non si vede è molto più reale di
quello che percepiamo con i nostri sensi mortali.” Dal capitolo
5 - Ritrovarsi.
Grazie per la sua disponibilità
Volete sapete di più sull’autore?
Biografia:
Nato in Sardegna nel 1964 da due insegnanti, ho iniziato a leggere sin
dalle scuole elementari. Diplomato al Liceo classico, amante delle materie
umanistiche, ho voluto esplorare gli argomenti scientifici e così mi sono
iscritto alla Facoltà di Medicina e Chirurgia. Dopo alcuni esami superati
brillantemente, ho capito che non era la mia strada e così mi sono trasferito
in Giurisprudenza, dove ho sostenuto dodici esami, ma neanche questa faceva per
me. Infine mi sono laureato in Scienze del servizio sociale e ho vinto un
concorso pubblico che mi ha consentito di entrare a lavorare in ruolo in un
Ente locale. Non si è mai sopita, però, la passione iniziale per l’Italiano,
per le materie classiche, per l’arte, e una curiosità sempre viva per la
scienza e l’etologia.
L’amore per gli animali e per la natura, i viaggi, la scrittura, le
letture, i bei film, riempiono il mio tempo libero, che purtroppo è sempre troppo
poco.
Ho una relazione da circa quattordici anni e convivo dal 2008. Fanno parte
della nostra vita quattro gatti meravigliosi, che vivacizzano le nostre
giornate, impedendo che la noia possa prendere il sopravvento!
Come autore ho scritto e pubblicato “I gatti di Farfa”. Ho avuto la fortuna
di trovare un editore non a pagamento, molto vivace e versatile. Amarganta è
come una famiglia, un po’ bizzarra, a dire il vero, sennò non ci sarei mai
entrato!
Il mio sogno nel cassetto: vivere in
una villa con un grande giardino e avere una seconda casa al centro di Parigi e
una terza a Londra. Mi accontento di poco, no?