IN CUCINA CON LO SCRITTORE, Lorenzo Spurio, Ritorno ad Ancona ed altre storie

Da Gnoma

Interviste culinarie di Federica Gnomo
Oggi salutiamo e ringraziamo l‘autore Lorenzo Spurio, autore del libro di narrativa breve “Ritorno ad Ancona e altre storie”, Lettere Animate Editore, 2012, per averci aperto la porta della sua cucina.
“Ritorno ad Ancona e altre storie” (Lettere Animate Editore, 2012) è un libro scritto a quattro mani assieme alla scrittrice fiorentina Sandra Carresi composto da tre storie che affrontano vicende familiari comuni alla nostra contemporaneità: i rapporti interpersonali, il divorzio, l’adozione e tanto altro. Sono principalmente storie di donne d’oggi alle prese con i loro problemi, debolezze e instabilità, spesso frutto di spregevoli o sconsiderati comportamenti maschili.
La prima domanda di rito è: le piace mangiare bene? E cucinare? LS: Sì, mi piace mangiar bene, ma questo non significa il ricercare piatti particolari con accostamenti particolari che, invece, mi infastidiscono solo a vederli alla tv nelle rubriche di cucina. Mi piace anche cucinare: niente di troppo particolare, ma lo faccio con piacere.
Quindi lo fa per dovere o per piacere? LS: Lo faccio per piacere anche se in passato vivendo lontano da casa per motivi di studi ho avuto occasione per occuparmi integralmente io della cucina. Non mi ha mai pesato troppo cucinare perché pensavo sempre al prodotto finale che poi mi avrebbe appagato.
 Invita amici o è più spesso invitato? LS: Direi un po’ tutti e due. Non c’è una prevalenza nel tipo di invito.
 Ha mai conquistato amici o una donna cucinando? LS: Per il momento devo dire di no, piuttosto sono stato ammonito per l’uso eccessivo del peperoncino. Una mia fissa.
Vivrebbe con  una compagna che non sa mettere mani ai fornelli? LS: Per me non farebbe differenza. Io cucinerei per me e basta, però.
Quando ha scoperto questa sua passione? LS: Diciamo che non è una vera passione ma è un’attività che è stato necessario fare in certi momenti a meno che non desideravo andar a dormire con la pancia vuota.
Ci racconta il suo primo ricordo legato al cibo? LS: Mi hanno raccontato che da bambino non avevo un gran rapporto con il cibo ed ero sotto questo punto di vista molto schizzinoso. Poi, crescendo, le cose sono cambiate.
Ha un piatto che ama e uno che detesta? LS: Il piatto preferito è la Carbonara. Una delle poche cose che non mi piacciono è lo stoccafisso.
Un colore dominante proprio di cibi che la disgustano? LS: Ricordo che una volta mi è stato offerto di assaggiare un dolce dell’est Europa. Il colore fucsia di non so cosa, però, mi ha destabilizzato.
Quando è in fase creativa ha un rito scaramantico legato al cibo? Prende caffè? O tè, una bibita speciale per stare fermo a scrivere? LS: Non c’è qualcosa in particolare. Il caffè mi piace, ma non lo lego alla scrittura.
Scrive mai in cucina? LS: È sicuramente una domanda singolare. Devo dire che fino a ora non è mai successo, ma potrebbe capitare. La location per me è per lo più ininfluente.
Altrimenti dove ama scrivere? e a che ora le viene più naturale? LS: In camera con il pc sulla scrivania o sulle ginocchia steso sul letto. In sala sul divano. Insomma in una maniera comoda.
 Si compra cibo pronto ( tramezzini, pizza, snack) o si cucina anche quando è molto preso dalla scrittura? LS: No, preferisco evitare quel tipo di cibi, almeno quando sono in casa. Che tipo di cibo desidera di più quando scrive ed è preso dal suo lavoro? Salato o dolce? LS: Salato.
Lei è uno scrittore di narrativa e di saggistica (critica letteraria). Quando esce a cena con i suoi amici  che tipo di locale preferisce? LS: Ristoranti semplici che facciano cucina casereccia principalmente di carne.
Nelle sue presentazioni offre un buffet? Pensa sia gradevole per gli ascoltatori intervenuti? LS: Nel caso della presentazione di “Ritorno ad Ancona e altre storie” svoltasi il 25-05-2012 alla Biblioteca Villa Bandini di Firenze, sì, avevamo predisposto un buffet che, come sempre avviene in questi casi, è stato molto gradito dal pubblico.
Tende a fare un aperitivo con due olive e patatine o a offrire quasi un pasto completo? LS: La pratica dell’aperitivo è molto gustosa secondo me.
Ha mai usato il cibo in qualche storia? LS: Sì, riferimenti al cibo sono spesso presenti nei miei racconti, ovviamente per utilizzi strumentali alla storia stessa che racconto.
Ad esempio in  “Ritorno ad Ancona” ci sono passi che ricordano cibi o profumi di cibo? Il cibo è mai protagonista? LS: Dovrei fare mente locale e ricordami bene però ci sono riferimenti ad un bel piatto di carbonara, come pure al mangiare delle brioche per colazione e nel racconto che dà il titolo alla raccolta, ambientato in parte ad Ischia si parla di cibo napoletano con particolare attenzione alle bruschette di pomodoro.
Per concludere ci potrebbe regalare una sua ricetta? Quella che le riesce meglio? LS: Potrei consigliare una ricetta elementare e squisita per la maggior parte dei palati: il tiramisù. Attenti però con le dosi o la crema non si monterà al punto giusto! TORTA TIRAMISU’ Ingredienti per 8 persone: 400g di savoiardi (o fette di pandispagna) 3 decilitri di caffè 100 di zucchero 5 uova 500 g di mascarpone Cacao per guarnire Preparazione: Con un mixer montate i 5 tuorli con lo zucchero finché non diventano bianchi e spumosi. Aggiungete il mascarpone mescolando con molta cura.
A parte montate a neve 3 albumi e un pizzico di sale,  poi uniteli alla crema al mascarpone con  delicatezza per non farli smontare.
Prendete una pirofila e disponete alla base i biscotti inzuppati nel caffè zuccherato ed eventualmente insaporito con un po’ di rum (se piace).
Versate sullo strato di savoiardi metà della crema, poi fate  un secondo strato di savoiardi bagnati nel caffè e su questi stendete tutta la crema rimasta.
Livellate bene e passate in frigo  frigo per almeno 3-4 ore, prima di servire spolverate tutto con cacao amaro.
Che frase tratta dalla sua opera o dalla sua esperienza di scrittore possiamo portarci nel cuore uscendo dalla sua cucina? LS: Non ci furono addii o arrivederci. Vincenzo le disse che era contento di averla conosciuta, perché era una bella persona aggiungendo che non se la sentiva di portare avanti la loro storia. Non aggiunse altro ed evitò di dare spiegazioni. Rebecca, dal canto suo, gli disse che per lei era uguale e, ancora una volta, in questo loro ultimo incontro ritrovarono quella sintonia istintiva, quel comune sentire che aveva permesso loro di conoscersi e di amarsi. Anche se solo per una notte.
Grazie per la sua disponibilità                                                                          


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