Dunque, questo blog dopo l'arrivo di Tea sta prendendo una direzione un po così: tipo forum-al-femminile (che per altro, è rispettabilissimo e utilissimo).
E non perché sono uno di quelli che dice che davanti ad un figlio scompaiono tutti i problemi del mondo. Questo è ovvio che sia così, per me e per noi. Per gli altri, il mondo cioè, non è così. Mia figlia non salverà questo pianeta, almeno credo.
Detto ciò, è altrettanto ovvio che davanti ad una creaturina di cinque giorni, che tua moglie ha portato dentro di sé per nove mesi, il resto assume tutto un altro senso. È ovvio, ripeto. Ed è così.
Tea è tornata a casa ieri, e quella appena passata è stata la sua prima notte in casa DanEm. Una notte lunga, come è ovvio che sia anche questo. Passare dal nido della neonatologia dove era ricoverata, al nostro nido deve essere stato un po' traumatico. Soprattutto se da quel nido sei passata solo per un paio di giorni, dopo essere stato sfrattata dal posto più comodo che potrai mai trovare in vita tua.
Tea è anche ingessata. Niente di grave, premetto. I medici dicono che si risolverà in un balletto. Ha avuto una distocia di spalla durante il parto. "Distocia di spalla" è un termine brutto - come tutti i termini medici, d'altronde - per indicare che non usciva bene ed è stato necessario "una mano dei dottori" (si chiama parto distocico, altro bruttura lessicale). Risultato: ha un braccio rotto. L'omero è l'osso, esattamente. Praticamente è successo che c'era un giro di cordone che gli passava sotto le ascelle e bloccava le spalle, che non riuscivano ad uscire e doveva essere aiutata e per permettere la manovra è stato necessario indurre la frattura. Il termine tecnico è giro a bandoliera; che è molto più carino di distocia, anche perché ha un suono spagnoleggiante e mi ricorda una ballerina. E Tea con il ballo sembra averci a che fare, già.
Insomma sta bene, non sente dolore per niente ed è molto rilassata: mangia, dorme, fa pipì e pupù, qualche smorfietta, un pianto ogni tanto e ti guarda con quegli occhi fissi.
E mi sembra come se stesse pensando a tutte le cose del mondo.
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