In Danimarca il governo ha intrapreso una propria guerra contro la Sindrome di Down tramite fitta propaganda e la pur notevole iniziativa di aver reso gratuita l'analisi prenatale del bambino. L'inquietante scopo finale però è quello di abortire ogni feto "imperfetto" fino all'estinzione totale della malattia entro il 2030. " Ora (in Danimarca, n.d.A.) si eliminano i bambini Down..." Josephine Quintavalle, la più nota esponente laica del movimento pro-life britannico, fondatrice e direttrice del Comment on Reproductive Ethics, " ma chi può determinare cosa sia l'imperfezione? In Inghilterra, ad esempio, lo fa lo Stato che ora si è spinto anche più in là, ritenendo inaccettabile qualsiasi anomalia fisica: la legge consente l'aborto fino al nono mese se il bambino ha il labbro leporino o se ha un dito in più. Anche il naso storto o le orecchie a sventola sono difetti: se seguiamo la logica perfezionista pure i bambini con queste imperfezioni dovrebbero essere abortiti". Il rischio eugenetico non si è estinto con il razzismo del primo novecento, ma ha solo cambiato faccia, ricoprendosi di una patina individualistica e faustiana estremamente popolare.
Il Professor Giorgio Israel, docente ordinario di Matematica presso "La Sapienza", così si è recentemente espresso a tal proposito: "Esiste da sempre il mito prometeico della perfezione [...], la convinzione che si possa vincere la malattia, ogni difetto e creare un'umanità perfetta c'è da tempo. Se il nazismo la saldava con un'ideologia razziale, oggi è diffuso invece il mito individualistico, per cui ognuno deve poter scegliere come deve essere fatto perfino suo figlio. Cambia la forma, ma alla base c'è sempre la stessa illusione: rifare ciò che sarebbe stato fatto male dalla natura". Il matematico rileva due problemi di questa ideologia: " il primo è il pangenetismo, l'idea secondo cui tutto è genetico, ogni aspetto negativo della persona è riconducibile ai geni. L'ambiente non c'è più, non contano i rapporti. Eppure una persona può essere perfetta, avere un cuore sanissimo e ammalarsi di cuore perché gli muore una persona cara. Non tutta la vita dell'uomo è inscritta nella genetica. Oggi invece, senza nessun presupposto razionale e scientifico, si crede così". Il secondo si riassume in questa domanda: "Chi decide quale vita è degna di essere vissuta? Chi dice che è meglio eliminare il feto piuttosto che far nascere un bambino Down? L'altro giorno ho visto una persona con una grave imperfezione: non aveva una gamba. Ma, proprio come Pistorius, correva con una protesi. Lui ha reagito, chi può decidere che quella non è una vita degna? Questo è un criterio nazista". Basterebbe ricordare la storia di Lizzie Valasquez o quella delle gemelle Abby e Brittany nate in un solo corpo.
Noi preferiamo lasciare a Dio (o, per i non credenti, alla Natura) il compito di decidere chi debba morire e chi debba vivere: l'unica speranza è che a tali più miti consigli tornino anche i vate dell'eugenetica contemporanea, prima che sia troppo tardi per tutti: anche per i loro figli.
Marzio Morganti