Magazine Società

In dubio pro reo

Creato il 01 novembre 2014 da Malvino
Credo di aver capito che la sentenza che manda assolti quanti erano a vario titolo imputati per la morte di Stefano Cucchi abbia come cardine d’argomentazione l’art. 530 c.c.p., al coma 2: «Il giudice pronuncia sentenza di assoluzione anche quando manca, è insufficiente o è contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo ha commesso, che il fatto costituisce reato o che il reato è stato commesso da persona imputabile». In pratica, se ho capito bene, il giudice, che poi è il solo legittimato a dare un peso alle prove prodotte dall’accusa, le ha considerate insufficienti e ha deciso per l’assoluzione. Non ha importanza cosa pensi io di questa sentenza, pongo solo una domanda: chi si dice garantista non dovrebbe apprezzare che sia stato applicato il principio per il quale in dubio pro reo? Sia ben chiaro che non metto in discussione quanto d’altronde è autoevidente – un uomo è entrato vivo in carcere e ne è uscito morto, qualcuno dev’esserne responsabile, almeno per condotta omissiva – quello che mi preme sottolineare è il fatto che la responsabilità penale è personale e che per accertarla in modo inequivocabile è necessario che se ne riesca a produrre prova certa nel corso del processo. In questo caso, il giudice ritiene che quella prodotta non sia certa, e assolve: dov’è lo scandalo? Visto che della morte di Stefano Cucchi è altissimamente probabile che la responsabilità sia da addebitare ad uno o a più d’uno degli imputati, avrebbe dovuto condannarli tutti? Solo alcuni o almeno uno? E chi? Sulla base di quale prova, se nessuna di quelle prodotte nel corso del processo gli è parsa certa?

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :