Contratti per un totale di 36,2 miliardi di dollari: è l’obiettivo centrato dal governo egiziano nel corso della conferenza di Sharm el Sheikh, organizzata proprio con l’intento di attirare capitali stranieri e rilanciare l’economia del paese, già stagnante da anni e in profonda crisi dopo le rivolte del 2011.
A margine dei contratti firmati con diversi paesi occidentali e della regione, le monarchie del Golfo hanno promesso lo stanziamento di 12 miliardi di dollari mentre gli istituiti internazionali hanno annunciato 5,2 miliardi sotto forma di prestiti e aiuti.
Ad annunciarlo è stato il primo ministro egiziano Ibrahim Mahlab al termine della conferenza di tre giorni nella località turistica del Sinai. Un evento politicamente significativo, che ha dimostrato l’ampio sostegno internazionale di cui gode il governo del presidente Abdel Fattah al Sissi, considerato un alleato chiave nella lotta contro l’estremismo armato.
Tra gli accordi più rilevanti raggiunti nell’ambito del consesso, quello con il gigante del petrolio britannico BP per investimenti di 12 miliardi in un giacimento di gas nell’ovest del Delta del Nilo, il cui sfruttamento – una partnership con la russa Dea – potrebbe assicurare una produzione pari a un quarto del volume attuale.
Altre intese importanti sono quelle con l’italiana Eni ( 5 miliardi di euro) e la tedesca Siemens (4 miliardi di euro). Quest’ultima verte sulla costruzione di centrali elettriche ed eoliche, un tassello fondamentale per soddisfare la sete di energia del paese e creare nuovi poli industriali necessari a diversificare l’economia.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)