Rostov sul Don (Russia) – Presso la Gallery fluxus Belka & Strelka di Rostov sul Don, Oronzo Liuzzi e Franco Altobelli esporranno proprie opere.
L’inaugurazione è prevista per il 24 dicembre alle 18. L’esposizione rimarrà aperta fino al 20 gennaio 2014
Franco Altobelli
Franco Altobelli insegue il problema dell’identità e attraverso le sue opere si pone di volta in volta obiettivi differenti per penetrare le singole storie e le singole situazioni. Quella che si avverte è la netta sensazione di osservare dall’interno un luogo proprio e fortemente connotato, prolungamento dell’emotività della persona che lo abita e che decide di destrutturarlo Questa volta l’immagine appare sfocata, i colori sbiaditi, il supporto lacerato e rattoppato, tutto ci lascia pensare ad una situazione di emergenza, ad un relitto della nostra civiltà. Scritte e timbri si sovrappongono all’urlo disperato di bocche spalancate, di visi che hanno perso i loro connotati per apparire esclusivamente nella dimensione del dolore estremo, della rabbia, della rivolta. Identità e identificazione costituiscono esattamente segnali di lato opposto, in quanto l’una sottrae valore all’altra, sottrae significato, sottrae l’umanità stessa della persona. Siamo numeri e codici, siamo cose tra le cose, internati di un mondo civile. E’ come se ognuno di noi non potesse più identificare se stesso in maniera univoca e valida sia riguardo al proprio sé che riguardo agli altri. Tale fenomeno sembra ora estendersi anche al resto della società civile, a passi lenti, seguendo motivazioni pragmatiche e ragionevoli, seguendo lo sviluppo della tecnologia nella persuasione che ciò avvenga per il bene di tutti. Oltre a Franco Altobelli sono innumerevoli gli artisti che avvertono allarmati il lento e inesorabile evolversi di questo processo e che si chiedono se possa esistere una via d’uscita. La struttura stessa della nostra civiltà, infatti, ci fa percepire queste operazioni assolutamente indispensabili in quanto funzionali al nostra sistema di vita individuale e collettiva. (Francesca Pietracci)
Oronzo Liuzzi
Esseri pluricellulari formati da 100.000 miliardi di cellule sono gli esseri umani. Da un dato biologico l’artista fasanese elabora la sua ricerca: dall’unione delle cellule l’espressione di vita.
Una ricerca tesa a denunciare l’indifferenza della società odierna dettata da un odio che respinge contrapposta all’amore che unisce così come unite devono essere le cellule per formare tessuti, organi, vita.
Odio che respinge e amore che unisce metafisicamente creano rapporto di distinzione dove le cellule devono vivere insieme e non separate così come dovrebbero vivere gli uomini, in reazione chimica di unione poiché l’ indifferenza, l’ odio, generano solitudine, distacco, cause delle inquietudini umane. (Alexander Larrarte)
Nelle sue opere Oronzo Liuzzi rimanda continuamente al concetto “luce” come forma di risveglio dell’animo, come “soluzione”. Un mondo davvero singolare il nostro: ci alimentiamo di linguaggi commestibili e spegniamo la luce per accendere le tenebre e vomitiamo la vita e riduciamo l’essere nel totale disfacimento. Macchine schizofreniche represse depresse si fondono con il flusso di un continuo brusio in un mondo caotico arido e senza pietà. “Il cercare stesso è lo scopo” direbbe Heidegger “e, nel contempo, il ritrovamento”.