Quanto può sopportare il cuore?
Non fisicamente, intendo, ma in quella maniera che fa sentire pieni e sazi metafisicamente gli atrii e i ventricoli che, per quella sazietà, perdono qualche passo nel loro eterno pompare sangue.
In quella maniera, dicevo, che ha fatto nascere e morire mondi, che ha fatto partire felici i condottieri e tornare impazienti i navigatori.
Quanto può sopportare un cuore che ama tutta la vita senza speranza alcuna prima di finire all'inferno?
"In fondo al tuo cuore" di Maurizio de Giovanni [Einaudi] è l'ultimo capitolo, in ordine di tempo, delle storie del commissario Ricciardi.
La storia è ambientata nella settimana che precede la festa della Madonna del Carmine, il 16 luglio, che a Napoli è una celebrazione fortemente sentita dal popolo che si stringe attorno al Santuario di Piazza Mercato.
Un caldo soffocante, infernale, tiene in ostaggio la città e le menti dei protagonisti di questa storia, dal brigadiere Maione infiammato dalla gelosia, al professore Tullio Iovine del Castello defenestrato dal suo ufficio e all'appassionata Sisinella, dalla bellissima Livia alla timida Enrica.
Solo il commissario Ricciardi sembra esserne immune, forse perché l'inferno in cui vive lui è freddo e buio, popolato dalle anime dei morti che non gli danno pace.
La scrittura di De Giovanni riesce a far sentire al lettore il tormento della calura, l'arsura della sete sotto il sole che non dà tregua alla gente e alle strade di Napoli, il sudore che incolla addosso i vestiti e rende poco lucidi i pensieri.
I personaggi ci parlano, ci raccontano le loro storie, sfogano il dolore che provano e chiedono sollievo, una Requiem aeternam per le loro anime in quel purgatorio senza redenzione che è l'amore senza via di uscita. E la Madonna del Carmine diventa un'invocazione, una preghiera o una maledizione per quelli che non hanno fede, nella Madonna o nell'amore.
Ogni sensazione arriva per via diretta dalle pagine al cuore, in fondo al cuore.
Ho letto tutti i libri del commissario Ricciardi (e tutti quelli di De Giovanni, in generale) e per me i personaggi sono persone, ormai: Raffaele Maione è come uno di famiglia, imperfetto ma così immenso nei suoi sentimenti che se ne sente la mancanza nei periodi in cui l'autore scrive un altro libro che lo contiene; Luigi Alfredo Ricciardi è come un amico a cui darei volentieri una strigliata per fargli vedere, oltre ai morti, anche i vivi; Enrica è una sorella insicura con cui passerei volentieri i pomeriggi a chiacchierare, mentre Livia è quell'amica troppo bella a cui l'amore sfugge sempre.
Ogni volta, mi sembra che il libro sia più bello di tutti quelli precedenti, eppure ogni volta Maurizio de Giovanni sa sorprendermi ed emozionarmi ancora di più.
E ogni volta, arrivata all'ultima pagina, ho il sacrosanto terrore che sia l'ultimo.
***vi prego, dotto', ditemi che non è così!***