Nel mese di giugno abbiamo deciso di riprendere le nostre letture collettive e abbiamo scelto “In fondo alla palude” di Lansdale.
Trama:
Il libro è ambientato negli anni Trenta, quelli della Depressione. Harry e la sorellina Tom vivono nel Texas orientale. Una sera, mentre cercano nel bosco un luogo dove seppellire l’amato cane Toby, trovano una strana radura di spine e il corpo martoriato di una donna di colore. Mentre fuggono, i fratelli intravedono tra gli alberi una figura minacciosa e oscura, di cui tutti parlano, che tutti temono: il leggendario Uomo-Capra. Tornati a casa, raccontano tutto al padre, Jacob, barbiere che ha anche la funzione di agente di polizia locale, il quale non crede alle voci sull’Uomo-Capra e non sopporta le ingiustizie. L’uomo decide di indagare, e ben presto scopre che altre donne sono state uccise con la medesima crudeltà.
Inizio: le prime pagine, i primi pareri
Subito, pieni di entusiasmo, abbiamo iniziato la lettura e sin dalle prime pagine siamo rimasti tutti piacevolmente affascinati dalle capacità descrittive di Lansdale.
Luna esordisce così:
Ragazzi la storia mi piace molto e adoro le descrizioni e l’ambientazione.
Anche Pagu dice la sua:
Mi sta piacendo molto l’atmosfera che lo scrittore è riuscito a creare. Un libro affascinante e che incuriosisce. Bello.
La figura del padre è molto intensa.
Nerina, rincara la dose:
Io sono ancora all’inizio, ma concordo, ottima scrittura vivida, molte descrizioni, ma intriganti, mantengono l’attenzione.
Anche Ariendil si aggiunge alla lettura, ma lei si mantiene più cinica:
Io ho letto una manciata di capitoli. Sì, carino, ma per il momento non mi ha ancora coinvolto più di tanto. Diciamo che non è una di quelle letture che mi trasportano fin dalla prima pagina. Comunque piacevole… Vedremo…
A questo punto cominciano le illazioni su chi potrebbe essere l’assassino. C’è chi dichiara di averlo già capito e chi si mantiene in disparte perché ha più di un candidato.
Un discorso a parte va fatto sulle pulci che piegano i rami per quanto sono tante, descritte da Lansdale. C’è chi crede che sia impossibile (Nerina) e chi pensa che sia possibile solo se si parla di rami di erbacce (Luna). Alla fine ha la meglio la teoria di Ariendil:
Ma che dici, Luna! Che non lo sai che i salici stanno messi così perché sono pieni di pulci? Per questo piangono!
Superato il problema pulci, ci si concentra nuovamente sulle sensazioni che il libro ci trasmette e il primo intervento più corposo alla lettura lo fa Bee:
Leggo a spezzoni, ma quando lo faccio me lo bevo.
Ha un modo davvero intelligente di descrivere le ambientazioni. Non c’è un dettaglio inutile, non c’è nulla che non sia funzionale alla scena, non ci sono infodump, è davvero bravo. Il punto di vista è sì del ragazzino, ma riesce a “uscirne” abbastanza per dare tutte le informazioni necessarie, senza però che si noti una specie di straniamento. Tecnicamente ineccepibile.
A questo punto interviene anche Willy:
A me piace come gestisce il punto di vista lasciando spazio anche a quello che passa per la testa degli altri protagonisti.
Non ho fatto fatica a visualizzare l’ambiente rurale e i personaggi.
Jonfen si aggiunge in ritardo alla lettura, quando la maggior parte di noi ha già terminato, però ecco quali sono state le sue prime impressioni:
Per ora ha tutti i presupposti per essere un gran libro.
Belle le ambientazioni, buon equilibrio fra le azioni, le descrizioni e i pensieri. Si respira, soprattutto nel capitolo della scoperta del cadavere, quella sensazione di avventura, di infanzia cruda, e quel misto di illusione/disillusione che aiuta a crescere, sempre.
Poi, la figura del padre è veramente bella.
Questo stile mi piace molto, è l’equilibrio fra l’esposizione dei fatti (zero infodump) e quei piccoli particolari che fanno breccia nel cuore.
Parte centrale e divergenze di opinioni
La lettura a questo punto procede spedita per alcuni, mentre altri si fermano un momento. Un po’ tutti iniziamo a temere per la sorte dei personaggi che ci sono più cari: chi teme per la mamma, chi per la nonna dei bambini, chi per il padre. Nerina e Luna temono per il cane.
È ancora Bee a dare il parere più puntuale alla lettura:
La nonna è un gran bel personaggio, ma troppo “funzionale” alla scoperta dell’assassino, per i miei gusti.
Lansdale è riuscito, senza spiattellarmelo nel muso, a farmi riflettere sulla mancanza di comunicazione del tempo.
Bello il pezzo di suo padre abbattuto dalla faccenda di Mose, soprattutto per il punto di vista del ragazzino, che matura sotto i nostri occhi: arriva a non avere più paura del padre e quindi a non essere più bambino, ma non arriva a odiarlo, comportandosi già da uomo. E’ un modo molto, molto, molto intelligente di presentare la crescita interiore di un personaggio. Applausi.
Però perde tutta quell’aria da intellettuale quando ammette candidamente:
Ah, parentesi, fino al secondo delitto non avevo capito che stavamo leggendo un giallo
Arrivano anche i primi pareri negativi. Primo fra tutti quello di naan:
Io sono solo a pagina 47, ma sinceramente faccio fatica a leggerlo, non mi prende affatto. Troppo lunghe le descrizioni anche se alcune sono veramente fatte bene. Non amo nemmeno le parolacce, certo scappano anche a me talvolta, ma mi danno proprio fastidio anche nella lettura. Voglio vedere come evolve il personaggio Tom, sarà che mi schiero sempre per le donne, anche quelle in miniatura (parlando di età).
Comunque proseguo, visto che pare piaccia a tutti forse sono io che non lo capisco o che devo aspettare ad andare oltre le prima 46 pagine che per me potevano benissimo essere una decina.
Nerina come al solito parteggia più per gli animali che per le persone:
Sono felicissima anch’io per il cane, che spero si riprenda. Non riesco a leggere di cani sofferenti, infatti avevo fatto finta che non fosse successo, non riesco proprio a pensarci, ma visto che le cose sembrano mettersi meglio per la bestiola, posso rifletterci ora. Ma a ben pensarci, poveri anche gli scoiattoli D:
E poi sì, povera donna cadavere, certo. Ma mica mi fa pena allo stesso modo.
Nerina continua dicendo che il libro le sta piacendo, ma con qualche riserva:
Finora, come dicevo mi piace, mi piace molto la scrittura devo dire, e l’ambientazione è resa vivida. La storia, che ancora deve svilupparsi però, non mi pare originalissima, fra cadaveri trovati da ragazzini e l’ombra del buio oltre la siepe che incombe, mi sa un po’ di già letto.
Non è per forza un gran problema, se la storia mi prenderà più avanti.
Jonfen prosegue con la lettura e inizia a fare le prime supposizioni:
Sono al quinto capitolo… ma mi sorge un dubbio. Vedo che la figura della madre è trascurata, appena accennata. Mi chiedo se sia una mancanza dell’autore che non aveva ispirazione per quella figura. Oppure le alternative sono due: o la sua figura verrà fuori nelle prossime pagine, oppure è lei l’uomo capra
Ancora Jonfen inizia ad avere qualche cenno di cedimento:
Sono a pagina 160 circa… ammetto di aver subito una battuta d’arresto, un po’ perché queste settimane che precedono le vacanze sono state pesanti al lavoro, un po’ perché il libro effettivamente ha perso mordente. Dopo un ottimo inizio ora è un po’ calato. Sarà stata l’aspettativa alta (il confronto con il libro della Harper) ma anche perché la storia un po’ si appiattisce. Possibile che abbia notato qualche spiegone di troppo? E’ molto abile l’autore, ma in certi punti mi sembra che calchi la mano sulla questione “romanzo di crescita”. Minuzie eh, ma c’è qualcosina che mi ha fatto pensare così.
Epilogo: i commenti finali al libro
Finalmente i primi di noi arrivano all’epilogo ed ecco i commenti post lettura di Luna:
Ho apprezzato particolarmente le ambientazioni che sono la parte più vivida del romanzo. Sia la caratterizzazione storica del periodo, sia quella ambientale (proprio quella fisica, i luoghi in cui si muovono etc) sono studiate nel particolare e ammetto di averle adorate. Inoltre, una volta preso il ritmo il romanzo l’ho divorato, scorreva via che era una bellezza.
L’epilogo però mi ha lasciata con l’amaro in bocca. E non parlo della questione dell’assassino e della sua identità, ma proprio dell’epilogo, quello che c’è dopo la scoperta del serial killer etc.
Molto crudo, molto cinico… Troppo per i miei gusti.
Il parere a lettura terminata di Bee:
Mh. Finito.
Insoddisfazione acuta.
Innanzitutto perché mi ha ripetuto la cosa della mancanza di comunicazione e degli assassini seriali e quindi alla faccia della riflessione, me l’ha proprio spiattellato nel muso e mi dà fastidio, c’ero già arrivata, grazie.Aggiungiamo che detesto i cattivi che spiegano i loro piani malvagi alla fine del libro, lo detesto proprio. Che fatica faceva a farle spiegare al personaggio narrante, le stesse cose? Non è che nell’arco di tutto il libro non s’era intromesso a spiegar cose, poteva benissimo continuare così che andava bene.
La chiosa finale, ovvero l’epilogo detestato da Luna, è in effetti di una inutilità esagerata. La leggi e dici “embè?”.
In generale è il classico libro scritto benissimo, che ti prende tantissimo, che lo leggi velocissimo… e poi quando arrivi alla fine non t’ha lasciato niente. Ti sei divertito, sì, ma pensavi avresti avuto altro, e invece niente, s’è fermato là.
Sono i libri che io chiamo “nouvelle romancine”: buoni da matti, li mangi con una gioia e una soddisfazione che pochi altri piatti ti danno. Ma in due forchettate hai finito e hai ancora fame.
I commenti finali di Naan:
I piccoli indizi sono spesso i più importanti. L’autore sarà anche bravo nelle descrizioni, ma a mio gusto, si è prolungato troppo e mi ha annoiato. Trovo che le cose interessanti, come le motivazioni dell’assassino o la reazione di Tom all’accaduto, siano state liquidate frettolosamente. La nonna è certamente simpatica, ma mi pare troppo arzilla e poco assennata, non bada a nessun pericolo pur avendo a fianco un nipote che mi pare non maggiorenne. Nemmeno tutta l’avventura di Harry mi ha convinta, è pur sempre un ragazzino e benchè le situazioni portano a fare cose che esulano dall’ordinario, anche di un ragazzo, mi è parso tutto esagerato. Un uomo adulto e ben messo che non riesce a tenere a bada un ragazzotto, per di più intento a liberare la sorellina, non mi quadra molto.
La recensione di Pagu:
Eccomi qua, finalmente ho terminato il libro. C’è poco da fare… a me Lansdale piace.
Mi piacciono le sue storie di iniziazione, le suggestive descrizioni, i personaggi che riesce a creare, un po’ vittime ed eroi nello stesso tempo. Rimango spesso meravigliato dalla potenza che ci mette nell’affrontare le problematiche razziali che sono il vero fulcro della sua attività letteraria, oltre alla descrizione di come il male possa inserirsi nella quotidianità delle persone sconvolgendone la vita. Come è facile intuire, a Lansdale non interessa che le carte vengano presto scoperte e gli stessi lettori possono facilmente immaginare il finale, in quanto non siamo di fronte a meccanismi perfetti, modello Agatha Christie, ma lo scrittore è più interessato a evidenziare il carattere, nonchè i pensieri, dei suoi personaggi, con relativi stati d’animo. Le sue sono favole nere, piene di cattivi e di persone che mettono in luce le difficoltà del vivere. Poi su tutto arriva il pessimo cronico di Lansdale e i suoi deprimenti epiloghi, ma questi sono un marchio di fabbrica.
Cosa mi è rimasto? Tanto, anzi tantissimo, ma soprattutto la voglia di leggere altri libri suoi, evitando il pulp del quale non nutro molta ammirazione. Essendo il suo secondo libro che leggo mi so anche spiegare il perchè riscuota molto successo in patria, e se qualcuno non lo capisce… pazienza, in fondo “De gustibus non disputandum”.
Il commento finale di Ariendil:
Andata, finito. Confermo il mio commento di qualche giorno fa: una palla.
Le aspettative erano alte, l’accostamento a Il buio oltre la siepe mi aveva messo l’acquolina in bocca ma, a posteriori, non c’è confronto. Povero Lansdale, divorato in un solo boccone.
Peccato, perché l’inizio non mi era dispiaciuto: ambiente e personaggi si spartivano la scena, interagendo l’uno con gli altri in modo tanto naturale che sembrava fossero fusi insieme. I bambini che correvano nella palude e finivano nel tunnel di rovi, la cittadina con i suoi abitanti, le case e il negozio di barbiere, Toby che cacciava scoiattoli da una cariola: un bel mondo che veniva fuori senza troppi intoppi. Poi però, quando si è trattato di inserire una storia in quel mondo, puff, la bolla di sapone è scoppiata.
Premetto che non amo i gialli. Non mi piacciono le girandole di personaggi che entrano in scena, dicono due battute ed escono. Non mi piacciono le pippe mentali di un autore nella descrizione di dettagli che potrebbero essere potenziali indizi ma che per il 99% dei casi non lo sono (e quell’1% utile non mi salva dalla rottura di scatole). Non mi piacciono come in genere vengono risolti i delitti. Insomma, mettiamoci dentro tutte le attenuanti derivanti dal genere, per carità! Ma il romanzo mi si è sgonfiato strada facendo. Mi ci sono proprio addormentata sopra e non mi capitava dai tempi dell’esame di anatomia…
Ho sperato morissero la metà dei personaggi e fossero potenziali assassini l’altra metà, almeno avrebbero avuto un senso.
Il parere di Jonfen:
Libro finito.
Allora, mi è piaciuto! Premesso che il paragone con Harper Lee ci sta solo al venti per cento, è un buon libro. Per me ha una parte iniziale fortissima, poi come “giallo” non mi ha convinto tanto. La storia di intrighi è un po’ debole, tutta la parte centrale del libro è debole in realtà. Anche io, come altri, ho subito una battuta d’arresto per le cento pagine centrali. Molti personaggi, tutti velatamente misteriosi e possibili assassini, ma niente di veramente “ficcante”.Secondo me l’autore si è trovato con l’ossatura della storia e con un’ambientazione veramente notevoli, ma tutto quello che ci ha messo dentro non regge il confronto. Come si dice, troppa carne al fuoco?
Rimane comunque una bella lettura che sono contento di aver fatto. Non lo classificherei però mai come “giallo” o “crime”. Come dicevo, ha gli echi del Buio oltre la siepe, ma tutto quello che riguarda il razzismo, la crescita e l’ingiustizia sono messi dentro bene, ma a volte un po’ forzati.
E infine il commento al testo di Nerina:
Finito. L’epilogo è più triste che l’intero romanzo.
Tutto sommato mi è piaciuto, non è un libro che avevo voglia di divorare, ma quando mi mettevo a leggere non era un peso. Da dopo la metà poi prende più ritmo. Alcune cose sono scontate, chi sia ‘sto uomo capra era molto intuibile. L’assassino invece avevo pensato a quello, ma non ne ero sicura. Il difetto maggiore è che è roba già vista e rivista, ottima invece la scrittura, mi ha fatto andare lì, in quegli anni.
In generale il libro ci è sembrato ben scritto, con ambientazioni eccezionali, ma dall’intreccio deludente. Senza contare l’epilogo eccessivamente crudo che non è piaciuto quasi a nessuno.
Senza dubbio si è trattata di un’ottima esperienza di lettura di gruppo. Abbiamo condiviso riflessioni, sospetti, dubbi e pareri. Un’esperienza che contiamo presto di rifare!
Voto collettivo: