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In Galles si interrogano sull'apertura. Di nuovo

Creato il 27 giugno 2012 da Rightrugby
In Galles si interrogano sull'apertura. Di nuovo Quel calcio a pochi minuti dalla fine del secondo Test Match contro l'Australia, ha sollevato non solo l'ovale, ma anche anche le critiche. Il Galles perse allo scadere (25-23) per colpa del piazzato di Mike Harris e Rhys Priestland finì al centro del dibattito: è l'apertura da nazionale? Basta poco: il ragazzo è stato tra i protagonisti della stagione degli Scarlets in Pro12, sfiorando i playoff, ma già a settembre aveva convinto gli stessi che ora si pongono dubbi grazie alle prestazioni nei Warm up contro l'Inghilterra e quindi le partite della Rugby World Cup. E in inverno ha partecipato al Grand Slam gallese nel 6 Nations. Ma quel calcio in profondità, raccolto quindi da Adam Ashley-Cooper con conseguente ripartenza in attacco dei Wallabies ha cambiato le cose.

Già non era stato risparmiato dalle critiche dopo le sue prime apparizioni con la maglia rossa, voluto da Warren Gatland: non garantiva costanza, soprattutto non indossava i panni della maturità e della determinazione. Con il passare del tempo ha iniziato a dare il proprio contributo anche in fase difensiva, mentre Leigh Halfpenny si assumeva il compito di piazzare le punizioni più difficili e dalla lunga distanza, levandogli un peso di dosso. L'alternativa era Stephen Jones, che ha chiuso la sua carriera internazionale fissando i pali della porta francese contro i quali era andata a sbattere la conversione della meta di Mike Phillips nella semifinale del Mondiale. "Rhys è un giocatore di qualità e giocherò ancora per il Galles negli anni a venire", ha affermato Nigel Davies, che ha allenato il 25enne a Llanelli prima di diventare director of rugby di Gloucester questo mese. Si ricorda, Davies, dei momenti in cui altre aperture come lo stesso Jones o Neil Jenkins (che oggi fa parte dello staff della nazionale ed è l'ombra di Halfpenny quando questi va per piazzare) hanno attraversato momenti meno fortunati, superandoli: "Ci riuscirà anche Priestland. Ci è già passato. Non è riuscito a eseguire ciò che aveva in mente come voleva, ma si è potuto vedere come leggesse bene il gioco".  D'altra parte, il caretaker Rob Howley lo ha schierato titolare in tutti gli incontri della serie Down Under, segno che è l'uomo sul quale ha scommesso - con il benestare di Gatland. 

Tant'è: se non Priestland, chi allora? Il giochetto in Galles ritorna ciclicamente: l'ultima volta al centro del dibattito c'era James Hook. Meglio come trequarti/estremo o come numero 10? Il primo tra i candidati per una corsa al ruolo che nemmeno è stata annunciata si chiama Dan Biggar, che con i dragoni non ha mai avuto un buon feeling per via di certi atteggiamenti e certe battute non gradite in federazione e nell'ambiente. L'apertura degli Ospreys sembra pronto: con Shane Williams, ha ribaltato le sorti della finale di Pro12 contro il Leinster. Altrimenti, per restare a Swansea, ecco Matthew Morgan: futura leva, di sicuro. E' l'apertura del Galles Under 20 che alla RWC Junior ha battuto i pari età neozelandesi: ha 20 anni, l'età e il talento sono dalla sua. Oppure Jason Tovey, anni 23, passato dai Newport Dragons ai Cardiff Blues e jolly dell'Under 20, dove è schierato come apertura, centro o estremo (toh, riecco il caso Hook) ed era nella lista dei 45 convocati per il ritiro pre Mondiale 2011. 

Il futuro è garantito - almeno sulla carta. Il presente rimane di Priestland, con buona pace degli insoddisfatti. Intanto con la nuova stagione tornerà in campo anche Jamie Roberts, l'inside centre che per uno come Priestland è più che una spalla: l'assistente che gli levi le castagne dal fuoco, che assorbi la pressione degli avversari, che agisca in modo che l'apertura non abbia traffico dalle sue parti. Il prossimo medico Jamie in Australia non c'era: lo si è notato. 

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