In Germania vince Novartis, ma le casse si ribellano
Le mutue tedesche tentano di aggirare il blocco anti-Avastin. Le cause legali però incombono
500mila malati in tutto il Paese, 80mila pazienti trattati ogni anno. E la tendenza, visto l’invecchiamento generale della popolazione, è in rapida crescita. In Germania la maculopatia retinica (Amd) è una delle patologie più diffuse tra gli anziani, ma solo dal 1° ottobre del 2014 il suo trattamento con iniezioni intraoculari è stato ufficialmente inserito nell’elenco Ebm che permette di stabilire l’entità dei rimborsi delle prestazioni sanitarie da parte delle casse mutue pubbliche.
«Purtroppo però le cliniche e i singoli oculisti possono utilizzare solo medicinali approvati per la cura specifica della maculopatia e cioè il Lucentis di Novartis ma non l’Avastin di Roche, che è molto meno caro», spiega a Valori Reinhold Preißler, avvocato specializzato in diritto sanitario. Per le assicurazioni sanitarie private, che coprono poco meno del 10% della popolazione e non sono sottoposte alle condizioni Ebm, il problema non si pone: i malati possono essere trattati con entrambi i farmaci e ottenere il rimborso. Ma le casse pubbliche sono tenute a rimborsare solo il Lucentis, che costa mille euro a trattamento contro i 60 euro di Avastin. «In totale stiamo parlando di circa mezzo miliardo di euro che lo stato potrebbe risparmiare ogni anno», ha dichiarato al canale pubblico ARD l’oftalmologo Markus Strauß.
«Una cifra che equivale ai costi totali per tutti i trattamenti oculistici in Germania, dalle emergenze fino agli occhiali e alle lenti a contatto». Una spesa assurda, ingiustificata, che continua a ingrossare le casse di Novartis. Esistono però una serie di scorciatoie, anche nella ligia Germania. Già dal 2012 nel Baden-Württemberg la cassa pubblica Aok promuove l’uso di farmaci off label (vedi ) come Avastin per il trattamento della maculopatia, incentivando con un bonus gli oculisti che lo prescrivono. Una pratica che non sarebbe ammessa, almeno sulla carta. Il 1° aprile del 2015 in Baviera la stessa cassa Aok, che è organizzata in una serie di sedi regionali indipendenti, ha stipulato un accordo con l’associazione dei chirurghi oftalmici che permette il rimborso dell’Avastin.
Nel frattempo, però, Novartis non sta a guardare. E ha iniziato a prendere di mira le farmacie che frazionano le dosi di Avastin. Il medicinale viene infatti venduto in boccette di vetro, senza conservanti, e per l’uso oftalmico deve essere frazionato in ambienti sterili.
«Novartis minaccia cause legali e le farmacie sono terrorizzate da possibili multe», spiega Preißler. «In questo modo si cerca di bloccare la catena di approvvigionamento di Avastin per le cliniche». La situazione è destinata a cambiare, anche se i tempi sono molto lunghi. «Un comitato federale si sta occupando della questione e nell’arco di uno o due anni potrebbe decretare l’equivalenza di Avastin e Lucentis nella cura dell’Amd», continua Preißler. «Nel frattempo cercheremo di fare causa a Novartis davanti all’Authority antitrust». Come si è fatto, con successo, in Italia.