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In giro per l'Italia: Riccia

Creato il 06 agosto 2015 da Signoradeifiltriblog @signoradeifiltr

In giro per l'Italia: Riccia

Sul finire dell'estate in Molise si assiste a uno degli appuntamenti più amati " la festa dell'uva di Riccia". Una sagra voluta per celebrare la vendemmia, che attira ogni anno migliaia di visitatori per vedere sfilare i carri fatti con chicchi d'uva, ballare, cantare e stare in allegra compagnia. Flaviano Testa ci conduce, attraverso l'obiettivo della sua macchina fotografica, lungo le vie del paese per goderci lo spettacolo.

E ora un po' di storia e origine della festa preso dal Sito Ufficiale del Comitato Sagra dell'Uva di Riccia
www.sagradelluva-riccia.net

"La "Sagra dell'Uva" di Riccia è passata attraverso più di mezzo secolo, dalle sue prime edizioni, agli inizi degli anni trenta, fino ai nostri giorni, testimone dell'impegno e del sacrificio di molti riccesi che, grazie ad essa, hanno raccontato di questa piacevole terra e della sua gente cordiale. Riccia è infatti l'unico paese della nostra regione che ancora conserva intatta la suggestiva tradizione della Festa dell'Uva, organizzata nel passato anche in centri quali Campobasso, Agnone e Casacalenda. La celebrazione della vendemmia, tenuta da ormai diversi decenni nella seconda domenica di settembre, cade in concomitanza con la festività della Madonna del SS. Rosario.
L'origine della sagra cittadina si colloca, come già ricordato, agli inizi del 1930, quando, in conseguenza delle direttive del governo fascista, furono adottate misure affinché si svolgessero Feste dell'Uva in tutti i Comuni d'Italia, allo scopo di esaltare il lavoro dei campi e di valorizzarne il prodotto: " ... in ogni città o grossa borgata dovrà formarsi un Comitato, sotto la guida del potestà, del quale facessero parte le autorità civili, militari ed i rappresentanti delle associazioni produttive e di partito", come ci ricorda Antonio Santoriello in "La Sagra dell'Uva a Riccia tra passato e presente".
La festa diventa subito spettacolo tra le strade del paese con giovani e giovanissime che ballano con costumi folcloristici, mostrando cesti pieni di uva e distribuendo dell'ottimo vino rosso autoctono, il cui vitigno, oggi, sembra quasi essere del tutto scomparso: a saibell. Nettare di Bacco così scuro da lasciare sulla bocca e nel bicchiere il rosso intenso e profumato del proprio carattere. Dopo un periodo di relativa immobilità, l'innovazione della festa arriva sul finire degli anni '60, grazie alla presenza del parroco della Chiesa del Rosario, Don Ciccio Viscione: non più una semplice devozione nella parrocchia dei prodotti viticoli, ma una vera e propria sagra con l'allestimento dei carri allegorici a sfilare per le strade cittadine, che diventano così protagonisti e motivo predominante della Sagra di Riccia.
Il Carro dell'Uva, piccola opera d'arte realizzata con chicchi di uva che vengono pazientemente incollati uno ad uno, dopo un'accurata selezione per grandezza e sfumatura di colore per realizzare l'effetto policromo, assume significati diversi. Il Carro diventa il simbolo del duro lavoro nei campi, con la rappresentazione di scene di vita contadina abilmente ricostruite, nella cornice fatta di mezzi e di strumenti della civiltà rurale di un tempo e non più in uso; lo stesso si trasforma in generoso e complice traguardo per tutti coloro che si accalcano nella fiumana di gente pronta e desiderosa di ricevere un assaggio dei tanti prodotti tipici della campagna riccese, dai grappoli di uva alla piacevole carne sulla brace, dai piatti colmi di cavatelli al sugo di salsiccia alla pizza di grano duro, tutti preparati come si faceva una volta, durante il tragitto della sfilata. E, naturalmente, l'intenso e prelibato vino locale. Ed infine il carro si adatta all'originalità del presente, alla trasgressione e all'ironia alternativa dei più giovani che vogliono entrare nella tradizione popolare con le proprie immedesimazioni. Diversi sono infatti i carri ritenuti "fuori tema" che sfilano ogni anno, ma che comunque conquistano per simpatia e genuina teatralità.
Della sfilata fanno parte anche numerosi gruppi folcloristici, sbandieratori, majorettes, e, in alcuni anni, anche pistonieri. Il ballo al seguito del carro non è solo spettacolo ma coinvolge gran parte della gente, proveniente da tutta la regione e anche da quelle limitrofe, specie giovani e ragazze che si lasciano volentieri trasportare dalle antiche tradizioni popolari; i canti poi, quelli che si facevano nei campi e che riecheggiavano nelle contrade cittadine al tempo dei raccolti, sono eseguiti oggi con gli strumenti di allora, la fisarmonica e l'organetto.
La festa della vendemmia è ormai divenuta una tradizione tramandata di generazione in generazione, testimonianza di valori che hanno sfidato il tempo e che hanno confermato, da parte dei riccesi, le qualità umane e di attaccamento alla propria terra. Ogni anno la Sagra dell'Uva di Riccia coglie l'occasione di arricchire il nostro animo della sua storia e cultura, ma anche dei suoi solidi valori."


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