Unico lavoro italiano ad essere selezionato per il Festival di Berlino, 64a edizione, nella sezione Panorama. Fratello e sorella sono costretti a chiudere il loro laboratorio tessile. Impossibile essere competitivi senza rimetterci con i prezzi del mercato cinese. Un prestito il cui tasso sale sempre di più. Vendere la casa, dove ci abitano quattro donne: l'ex imprenditrice tessile, vera moglie di Winspeare (Celeste Casciaro) con la figlia adolescente e inquieta, la madre vedova, la sorella aspirante attrice laureata ma disoccupata, Madonna part-time nella recita parrocchiale. Equitalia e paure vere, tangibili che tutti ci troviamo a fronteggiare. Credibile questo regista innamorato del nostro Salento e sempre più convincente, lui che trova la nostra Terra madre così bella e salvifica, la propone come una possibile soluzione. Tornare alla terra, un parto al contrario, rientrare in quell'utero materno che solo protegge e aiuta. Una scelta luddista quella che ci propone Winspeare, rinnegare il progresso e i soldi ( non vendono la casa in campagna nemmeno per una somma altissima), arare, piantare, potare: i frutti non richiedono con gli interessi ciò che danno. Un film corale e femminile, che diventa meno interessante quando entra in scena "Stefano" (l'uomo), aspro come la terra da coltivare. Nulla di nuovo rispetto al suo cinema e la sensazione è che manchi qualcosa, qualche rifinitura che avrebbe potuto migliorare qualcosa che non funziona: forse il tendente al soap di certi intrallazzi amorosi delle donne. Sobrio. Minimalista. A Rossellini sarebbe piaciuto.
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Unico lavoro italiano ad essere selezionato per il Festival di Berlino, 64a edizione, nella sezione Panorama. Fratello e sorella sono costretti a chiudere il loro laboratorio tessile. Impossibile essere competitivi senza rimetterci con i prezzi del mercato cinese. Un prestito il cui tasso sale sempre di più. Vendere la casa, dove ci abitano quattro donne: l'ex imprenditrice tessile, vera moglie di Winspeare (Celeste Casciaro) con la figlia adolescente e inquieta, la madre vedova, la sorella aspirante attrice laureata ma disoccupata, Madonna part-time nella recita parrocchiale. Equitalia e paure vere, tangibili che tutti ci troviamo a fronteggiare. Credibile questo regista innamorato del nostro Salento e sempre più convincente, lui che trova la nostra Terra madre così bella e salvifica, la propone come una possibile soluzione. Tornare alla terra, un parto al contrario, rientrare in quell'utero materno che solo protegge e aiuta. Una scelta luddista quella che ci propone Winspeare, rinnegare il progresso e i soldi ( non vendono la casa in campagna nemmeno per una somma altissima), arare, piantare, potare: i frutti non richiedono con gli interessi ciò che danno. Un film corale e femminile, che diventa meno interessante quando entra in scena "Stefano" (l'uomo), aspro come la terra da coltivare. Nulla di nuovo rispetto al suo cinema e la sensazione è che manchi qualcosa, qualche rifinitura che avrebbe potuto migliorare qualcosa che non funziona: forse il tendente al soap di certi intrallazzi amorosi delle donne. Sobrio. Minimalista. A Rossellini sarebbe piaciuto.
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