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In guerra con la Russia

Creato il 23 dicembre 2015 da Albertocapece

ritirata101Siamo o non siamo in guerra? La domanda corre su quel terreno fangoso e ipocrita dove la risposta è no quando si accenna alla Costituzione ed è invece sì quando si tratta di obbedire al padrone, alimentare l’industria bellica o militarizzare le città giusto per concretizzare l’esistenza del pericolo. Ma c’è un’altra domanda che in realtà rimane ben nascosta ed è: con chi siamo in guerra? Bene, all’insaputa della maggioranza degli italiani e presumibilmente contro il loro parere, se solo lo si facesse trapelare è che non siamo in guerra con quel coacervo di gruppi jahdisti creati per far fuori Assad e poi confluiti nell’Isis, ma con la Russia.

La vicenda siriana prende le mosse dalla decisione di deporre Assad  dopo che il leader siriano, prima nel 2009 e poi nel 2010 si oppose all’idea di far passare attraverso la Siria il gasdotto Nabucco che avrebbe portato il gas del Qatar ( e in aggiunta qualcosa anche da Israele) in Europa. Era la mossa strategica escogitata dagli Usa per isolare la Russia e renderne più facile l’accerchiamento mentre veniva alacremente preparata l’avventura ucraina. Pochi mesi dopo l’ultimo diniego di Assad, nel marzo del 2011 scoppiò la cosiddetta guerra civile con l’arrivo di tremila terroristi importati grazie ai buoni uffici di Francia e Gran Bretagna. In un primo momento le rivolte sincronizzate di Siria e Libia dovevano avere come sbocco un intervento diretto dei Paesi Nato, ma poi gli Usa bloccarono l’azione contro Damasco, forse perché troppo scoperta, mediaticamente più difficile da sostenere, forse perché si trovarono di fronte a un ultimatum di Mosca o forse perché si aspettavano un ravvedimento del leader siriano. Assad invece, rivendicando la propria autonomia, firmerà nel luglio dello stesso anno un accordo per un gasdotto che invece avrebbe portato al mediterraneo il gas iraniano. Così il massacro è continuato vedendo come protagonisti  i finanziatori occulti e  i fiancheggiatori segreti prima del terrorismo anti Assad e poi dell’Isis proprio i Paesi che sarebbero stati attraversati dal Nabucco, Qatar, Arabia Saudita, Irak e Turchia, oltre ovviamente al suggeritore supremo, ovvero la Nato.

Tutto questo potrebbe sembrare fantasioso o esagerato se non si tiene conto dei fattori chiave: soltanto tre Paesi al mondo dispongono di gas sufficiente per soddisfare a lungo termine le richieste dell’Europa e sono nell’ordine Russia, Iran e Qatar, ma quest’ultimo è l’unico sotto diretto controllo degli Usa, mentre gli altri due non appartengono per nulla all’impero americano, anzi ne sono i contraltari. E’ ovvio che un’Europa dipendente sostanzialmente dalla Russia per gran parte delle sue forniture energetiche non sarà mai quella che Washington vuole, pronta a immolarsi per creare una cortina di ferro attorno a Mosca e per farsi risucchiare completamente dallo zio Sam. Per questo il gas del Qatar era così importante visto che gli Usa con tutto lo shale in testa non potranno mai proporsi come sostituti visti i costi proibitivi dell’estrazione, del trasporto, delle infrastrutture necessarie alla sua distribuzione. E’ una strategia talmente evidente che quando a fine estate si è formato un pool di aziende tedesche per la costruzione e la gestione del North Stream 2 per portare gas dalla Russia senza nemmeno sfiorare l’Ucraina, è scoppiato il caso Volkswagen, una delle vicende più esemplari dei modi con cui gli Usa gestiscono il loro rapporto egemonico sull’Europa (vedi nota).

Dunque il caos mediorientale  – la distruzione sistematica degli stati precedenti,  Iraq e Siria in primo luogo, per far posto a nuovi territori territori satelliti, sunnistan, kurdistan,  scitistan fa parte di una strategia energetica tesa non soltanto al generico controllo delle risorse, ma anche se non soprattutto all’isolamento russo e alla tenuta dell’Europa – vitale per il potere di Washington – in stato di cattività.  Non è che gli stati attuali, non siano stati a loro volta frutto artificiale di una spartizione fra potenze coloniali, ma dopo quasi un secolo di vita avevano comunque acquistato una loro realtà e una loro autonomia, come dimostra la Siria. Perciò ora si sbaracca tutto per dar vita a nuove colonie interamente dipendenti dall’occidente.

Quando noi mandiamo uomini e mezzi in medioriente per partecipare a questo disegno di frantumazione, facendo finta che si tratti di una guerra al terrorismo e all’Isis, dovremmo sapere che in realtà stiamo partecipando a una campagna contro la Russia. Lo dovremmo sapere se non altro per valutare le conseguenze funeste che ci attendono se il conflitto dovesse scoppiare in via diretta e non per interposta Siria e Ucraina.

Nota Che la vicenda Volkswagen sia strumentale lo dimostra il fatto che il test (peraltro artigianale) fatto da una sconosciuta organizzazione “indipendente” americana, risaliva a un anno prima rispetto al momento in cui è esploso lo scandalo ed era già stato pubblicato senza che avesse alcuna eco.  Il fatto che il test sia stato condotto solo su vetture tedesche importate in Usa e che non siano stati condotti né prima né dopo la scoperta dei trucchi diVW analoghi controlli su auto di altre marche e men che meno su quelle autoctone degli States, rende ancora più chiara la cattiva coscienza del tutto. Non che Volkswagen abbia la coscienza pulita  sulle emissioni, ma trucchi e inganni sono comuni a tutti costruttori veicoli come successivamente ha ammesso la stessa organizzazione “indipendente”. Ma le multinazionali possono imporre la loro verità e questa salta fuori solo quando può essere usata per altri scopi.


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