Inverno. Il freddo, l'isolamento dagli altri. Un anno finito da non molto, un altro appena iniziato.
L'inverno è il momento ideale per riaprire il baule dei ricordi e provare a fare dei bilanci. Per guardarsi un po’ dentro senza remore, che tanto tempo ce n'è.
Del resto, "la memoria è la terra in cui il futuro pone le sue radici", come afferma Sergio Gerasi (Lazarus Ledd, Valter Buio, Dylan Dog e non solo...) nel suo ultimo lavoro, la bellissima graphic novel dal titolo In inverno le mie mani sapevano di mandarino. Questo volume ha appena vinto il nostro Audace Award come miglior graphic novel 2014. Fa parte della collana "Le città viste dall'alto" della Bao (che ci ha già regalato preziosi gioielli come Fermo di Sualzo, Un lavoro vero di Alberto Madrigal e Ogni piccolo pezzo di Stefano Simeone) ed è, assolutamente e senza giri di parole, da leggere!
Protagonista è Nanì, un uomo con evidenti problemi di memoria. Ha una cerniera in testa, che dovrebbe tenere i ricordi al sicuro. E dei piccoli mostriciattoli colorati che dovrebbero tormentarlo ma non lo impensieriscono granché.
Nanì decide di regalare una memoria nuova alla propria nonna, che perde pezzi di ricordi preziosi un po' per volta. Il viaggio alla ricerca di questa "memoria nuova" non sarà affatto semplice. Ad accompagnarlo, un anziano capitano, ben poco attendibile, al timone di una barca che puzza di risacca.
L'opera èinopinabilmente ambientata a Milano. Il viaggio, infatti, parte dai Navigli. Direzione: l'impalpabile isola di Onalim (per dire, Milano al contrario!), raggiunta dopo varie soste in posti surreali, costantemento sull'orlo della follia. Dall'isola dove vendono tutto (anche l'aria) all'isola dove sono tutti in armatura per difendersi dai sentimenti. E per arrivare dove? [Vabbè, almeno il finale non ve lo raccontiamo...]
Il grigio, sin troppo adatto a rappresentare Milano (o perlomeno una certa idea di Milano), viene adottato da Gerasi per i suoi splendidi acquerelli. E non poteva esistere colore migliore per questa storia: non pensiamo alla tristezza o a tutto ciò che è cupo, ma a un film d'epoca, reso immortale dalla pellicola in bianco e nero. Ecco, In inverno... è anche questo, immortale, nel senso che si lavora sul concetto di tempo.
Nel suo ultimo libro, Gianrico Carofiglio afferma "il mio futuro è sprofondato nel passato" (da Le regole dell'equilibrio, Einaudi 2014). Gerasi rilancia con osservazioni acute, ironiche, profonde sulla natura stessa dei ricordi, sulla capacità dei ricordi di sopravvivere nonostante tutto e sul fatto che essi possano rappresentare sia un peso che un'ancora di salvezza.
Dal punto di vista stilistico, impossibile non focalizzarsi su alcuni magistrali momenti in cui Gerasi evidenzia dei passaggi cardine della storia.Su tutti, i sogni del protagonista: nella scena d'apertura, Nanì affronta una donna stilizzata mentre egli stesso è rappresentato in maniera dettagliata (momento denso di ulteriori significati e già memorabile); nella sequenza di pagg.72-75, l'autore raffigura visivamente il viaggio in barca, che avviene unicamente nella testa del protagonista, per poi proporre in maniera esemplare alcune vignette in cui Nanì si rende conto di essere parte di un fumetto fino al punto di voler quasi scappare dalle vignette stesse (pag. 75) [non a caso, a livello semantico, la costruzione delle vignette all'interno di una tavola viene definita "gabbia"]. Questo senza contare i passaggi in cui l'autore cristallizza alcune vignette riproponendole nella tavola successiva come splash page immerse nel bianco (vedi pag. 102/103). E lì, per Nanì e sua nonna, il tempo si ferma.
Sergio Gerasi non era affatto nuovo al mondo delle graphic novel: solo per citarne un paio, aveva realizzato per ReNoir l'ottima G&G, dedicata a Giorgio Gaber (su testi di Davide Barzi) e Le tragifavole (come autore completo). In inverno... però può essere considerata l'opera della maturità grafico/narrativa di Gerasi: qui raggiunge una consapevolezza piena e invidiabile del mezzo espressivo, da lezione sul fumetto. Un'opera tanto emozionante che noi stessi abbiamo dovuto ragionarci un po' di più del solito prima di recensirla (come vi accennavamo quando abbiamo "consegnato" l'Audace Award).
Non è stato semplice parlare di quest'opera. Ma di sicuro sarà ancora più difficile dimenticarla.
Giuseppe "Giuppo" Lamola
Sergio Gerasi, Lucca 2014
In inverno le mie mani sapevano di mandarino
AUTORE: Sergio Gerasi
EDITORE: Bao Publishing
COLLANA: Le città viste dall'alto
(collana coordinata da Caterina Marietti e Leonardo Favia)
ANNO: 2014