Si sono svolte venerdì 26 febbraio in Iran le elezioni politiche, le prime da quando sono state rimosse le sanzioni internazionali a causa del controverso programma nucleare del Paese. Il responso delle urne ha sorriso allo schieramento moderato-riformista del presidente Hassan Rohani che hanno già conquistato 96 seggi su 290 nel nuovo Parlamento ( Majlis), superando addirittura i fondamentalisti fermi a 91 seggi. 25 invece i seggi che spettano agli indipendenti. Per altri 52 posti parlamentari bisognerà andare al ballottaggio alla fine di aprile.
Il successo dei riformisti è di per sé risultato storico che presenta un dato ancor più strabiliante: sono 13 infatti le donne elette al nuovo Parlamento, un numero esiguo (le candidate erano 586) ma estremamente significativo per una Repubblica islamica come l' Iran dove il genere femminile è ancora costretto a fortissime persecuzioni che ne soffocano le capacità e l'intelligenza. Un barlume di speranza che testimonia come finalmente la donna stia riuscendo ad ottenere, seppur faticosamente, quello spazio che merita in ambito sociale, lavorativo e, adesso, anche politico.
Secondo Repubblica, oggi il 60% degli studenti universitari in Iran è di genere femminile, mentre sono il 90% le donne che frequentano un istituto scolastico. Subito dopo la sua elezione, Rohani aveva nominato Elham Aminzadeh come vice-presidente, e Marzieh Afkham, come prima portavoce donna del ministero degli esteri iraniano in Malesia.
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