Si parla sempre più spesso di partecipazione attiva dei cittadini alla vita del proprio paese e ci si chiede come operare in questo senso. L’Islanda ne è un grande esempio. La Costituzione del paese sta per essere scritta sulla rete. Un eccellente caso di crowdsourcing.
Lo scorso il governo islandese ha deciso di intraprendere un cambiamento radicale nella formazione della nuova costituzione. Invitò 950 cittadini scelti a caso a discutere sulla nuova costituzione. Si è convenuto che il pubblico dovrebbe essere coinvolte nell’intero processo, piuttosto che essere chiamato a votare alla fine dei lavori. Così nel novembre 2010 un comitato di 25 persone, l’Assemblea Costituente, viene chiamato a eseguire un nuovo processo che porti alla creazione della Costituzione attraverso un progetto open crowdsourcing digitale utilizzando i canali della rete.
Va detto che è dal 1944, da quando cioè la nazione ha ottenuto l’indipendenza dalla Danimarca, che la Carta deve essere riscritta. Gli islandesi, infatti, all’inizio avevano semplicemente adottato quella danese, con poche, essenziali, modifiche. Per esempio la sostituzione della parola “ re” con “ presidente”. E, inoltre, il paese viene fuori dall profonda crisi del 2008, quando le principali banche del paese fallirono e la moneta islandese, krona, crollò.
Dicevamo che Facebook, rispetto agli altri strumenti, risulta quello privilegiato in questa fase, ma per il sempli fatto che i die terzi dell’intera popolazione, di 320 mila abitanti, ha un account su facebook. Quindi, per ovvi motivi, è risultato lo strumento più efficace per consentire ai cittadini di partecipare attivamente. “È possibile seguire gli avanzamenti e dare il proprio contributo in altri modi, ma la maggior parte delle discussioni avviene qui”, ha detto Berghildur Bernhardsdottir, portavoce per il progetto di revisione della Costituzione.
C’è anche da dire che nonostante la pesante crisi vissuta, l’Islanda ha rialzato la testa puntando a diventare uno dei paesi più all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, e non solo. Infatti da un punto di vista più generale, l’Islanda è all’avanguardiada un punto di vista sociale e civile, basti ricordare la proposta di una radicale legge per la tutela della libertà d’informazione, sponsorizzata da Wikileaks, che ha spinto diversi addetti ai lavori a indicare l’isola come un nuovo paradiso per il giornalismo d’inchiesta.
Ecco che di fronte ad un paese come l’Islanda, che sebben piccolo, prova a mettere in pratica quello che da noi, e non solo da noi, continua a sembrare fantascienza. Non voglio assolutamente toccare l’argomento dal punto di vista politico, ma mi soffermerei sulla realtà delle cose. A parte qualche esempio, significativo come quello della Regione Emilia Romagna, in Italia siamo ancora ben lontani da poter solo immaginare di sperimentare sotuazioni come queste. Non ci sono ancora le condizioni e c’è ancora molto da lavorare. Però non è detto che non possa succedere. Intanto guardiamo con interesse, e anche curiosità, a questo vero e proprio evento, e poi ne torneremo a parlare.
Dimenticavo, dopo l’approvazione finale del processo di stesura della Costituzione, la stessa dovrà essere sottoposta ad un referendum popolare. Giustamente.