Negli ultimi venti anni 480 metri quadrati al minuto di territorio sono stati coperti ininterrottamente con asfalto e cemento, edifici e capannoni, servizi e strade con la conseguente perdita di aree aperte naturali o agricole capaci di assorbire l’acqua in eccesso. Questo “non è certo estraneo alla situazione di dissesto idrogeologico”. A denunciarlo è la Coldiretti, secondo cui l’impermeabilizzazione indiscriminata interessa (dato Ispra) ben il 7,3% della superficie del Paese.
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Consumo del suolo, cambiamenti climatici e dissesto idrogeologico. L’effetto congiunto del consumo di suolo e dei cambiamenti climatici è – sottolinea la Coldiretti – alla base dell’escalation di emergenze negli ultimi anni: “siamo di fronte ai drammatici effetti dei cambiamenti climatici che si sono manifestati quest’anno con il moltiplicarsi di eventi estremi, sfasamenti stagionali e precipitazioni brevi ma intense e il repentino passaggio dal sereno al maltempo con vere e proprie ‘bombe d’acqua’ che il terreno non riesce ad assorbire”.
La perdita, in vent’anni, del 15% delle campagne italiane a causa della cementificazione. L’Italia – continua la Coldiretti – ha perso infatti negli ultimi venti anni il 15% delle campagne “per effetto della cementificazione e dell’abbandono provocati da un modello di sviluppo sbagliato. Per proteggere il territorio ed i cittadini che vi vivono l’Italia deve difendere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile dalla cementificazione nelle citta’ e dall’abbandono nelle aree marginali con un adeguato riconoscimento dell’attivita’ agricola che ha visto chiudere 1,2 milioni di aziende negli ultimi venti anni”. Il risultato – conclude la Coldiretti – è che nell’82% dei Comuni italiani sono presenti aree a rischio idrogeologico per frane e/o alluvioni: oggi ben 5 milioni di cittadini vivono in zone di pericolo. (AGI)