Perdere lo status di individuo al momento del matrimonio era una prassi che avevamo dimenticato da un pezzo, che questi giorni torna tristemente alla ribalta. A rischio la pensione di invalidità per le donne sposate, complice l’orientamento equivoco dell’Inps, che secondo un articolo de La Repubblica, cambia la soglia per poter usufruire della pensione di invalidità civile.
LIVELLO DI REDDITO NON PIU’ INDIVIDUALE MA CONIUGALE. In un mercato del lavoro a prevalentemente maschile, gli assegni, sono volti alla tutela delle figure più deboli nel momento in cui, per motivi di salute, perdono la capacità di lavorare in maniera significativa: oltre il 74 per cento per l’assegno o del 100 per cento per la pensione”. Ma c’è anche del peggio: dovranno anche restituire quanto percepito da dieci anni in qua.
«Finora», spiega l’avvocato previdenzialista Sante Assennato, «il limite di reddito per ottenere la pensione o l’assegno di invalidità è stato individuale, fissato rispettivamente a 16mila 500 e 4mila 650 euro all’anno a seconda della percentuale di perdita della capacità lavorativa». «Ora», continua, «complice l’orientamento equivoco dell’Inps, che in sede amministrativa riconosce e in sede giudiziaria nega, gli stessi livelli di reddito massimo diventano coniugali». Ma una soglia così, comporterebbe «l’estinzione fisica della coppia». Se l’asticella del reddito fosse rispettivamente fissata per entrambi i coniugi in 4mila e 650 euro per l’assegno, e in 16mila 500 per la pensione, questi «morirebbero di fame prima».
Molte donne invalide vivono grazie alla pensione e dunque, ora perderanno la pensione di invalidità civile. Privarle questo diritto è l’ennesima vergognosa discriminazione. Questo è un ennesimo scippo di diritti e un altro fattore che potrebbe farci scivolare ancora più in basso per quanto riguarda il gap di genere.
ENNESIMA DISCRIMINAZIONE INDIRETTA. Donne ancora una volta discriminate e private di un diritto indirettamente. Come al solito il nostro Paese attacca i diritti delle donne con la solita tattica del modo indiretto. Intanto la Cassazione si dovrà pronunciare, il prossimo 13 febbraio, sulla posizione dell’Inps che ha stabilito questa manovra per avere diritto all’emolumento assistenziale.
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