“Il destino del presidente Hery Rajaonarimampianina è nelle mani della Corte costituzionale”: lo scrive il quotidiano Midi Madagasikara, dedicando un titolo a tutta pagina dopo che ieri sera il parlamento di Antananarivo ha votato in favore di una destituzione del capo di Stato.
Come ricostruisce il giornale, riferendo di una sessione drammatica e confusa, contro Rajaonarimampianina si sono espressi 121 deputati sui 125 presenti e a fronte di 151 parlamentari eletti. La destituzione è stata votata con l’accusa di “alto tradimento”, legata in particolare alla violazione delle norme di funzionamento dell’Assemblea nazionale e alla mancata nomina di una commissione elettorale.
Sul piano politico Rajaonarimampianina avrebbe pagato lo sgretolarsi di un vero partito di riferimento e un’inedita alleanza tra due ex presidenti, il suo ex mentore Andry Rajoelina e Marc Ravalomanana, rientrato in Magadascar pochi mesi fa dopo un esilio forzato in Sudafrica. L’attuale capo di Stato era stato eletto 18 mesi fa, in elezioni ritenute un’opportunità per far uscire il paese da una crisi politica ultradecennale. Ancora ieri gli Stati Uniti avevano chiesto moderazione ai deputati di Antananarivo, sottolineando l’impegno di Rajaonarimampianina nel ristabilire relazioni internazionali del Madagascar penalizzate dal golpe del 2009.
Come evidenziano le corrispondenze giornalistiche da Antananarivo, la parola passa ora ai giudici costituzionali. Che possono far riferimento a un precedente: nel 1996 la Corte aveva confermato la destituzione del presidente Albert Zafy, votata dal parlamento due mesi prima.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)
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