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In margine ad Atene

Creato il 13 febbraio 2012 da Albertocapece

In margine ad AteneStamattina, mentre cercavo notizie sul dramma della Grecia mi sono imbattuto in un pezzo di Diamanti sui giovani. Niente di notevole, il solito esercizio di retorica socio, psico arrendevole e arreso, ma riga dopo riga, di citazione in citazione diventava sempre più evidente l’orrenda verità: che a straparlare di giovani e di speranze sono settuagenari, vegliardi che sfiorano i novanta, al massimo pimpanti ultrasessantenni sessantenni ancora in forza alla macchina delle illusioni con la quale si cerca di rapinare il futuro, dopo aver avvelenato il presente.

Anche io sono vecchio ormai, ma forse proprio per questo trovo intollerabile il vecchiume intellettuale e soprattutto il modo molle e infingardo con cui si propongono come verità ricette fallite e si dà da intendere che lo si fa per le nuove generazioni. E’ uno straordinario spettacolo di impotenza a pensare il mondo in maniera diversa, a non ricadere negli stessi errori: la prepotenza e l’arroganza del passato sono anche più forti del potere che suggerisce le mosse.

E intanto il sonoro che giunge di Atene, rende ancora più desolante lo spettacolo di queste rovine umane che cianciano di un futuro non più loro. Come non si vergognano di massacrare il popolo greco, non certo per quei quattro soldi di prestito, una frazione miserrima di quanto si concede alla finanza e ai suoi strumenti bancari. Come non si vergognano di dire che lo si fa per i giovani, quando invece si costringe un intero paese al massacro sociale e umano solo perché se dovesse fallire e assieme ad esso dovessero essere coinvolti altri Paesi, si dovrebbe ricominciare a nazionalizzare le banche e a imbrigliare il potere finanziario che ormai comanda come burattini questi vecchi che nascondono le loro rughe dietro la cosmesi dei giovani.  Pensavano fosse quello il nuovo mondo e ora non sanno cambiare, nemmeno di fronte all’evidenza, perché la drammatica evidenza è anche la fonte del loro potere.

Come tutte le cose senili anche la menzogna, l’infingimento, il calcolo che più non torna, acquista un carattere desolante perché scopre e rappresenta la definitiva inettitudine alla presa di coscienza da cui ci si difende in nome del passato.


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