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In memory of William Paul Borsey Jr. (pt. one)

Creato il 22 maggio 2011 da Maurozambellini
In memory of William Paul Borsey Jr. (pt. one)
In memory of William Paul Borsey Jr. (pt. one)Un mio amico di Somma Lombardo, città dove vivo, durante un trasloco ha rinvenuto delle splendide fotografie che fece nel lontano 6 giugno 1984 al Teatro Tenda di Milano durante lo show di Mink DeVille. Queste foto mi offrono l’occasione di rivangare una delle migliori apparizioni di Willy DeVille in terra milanese. Era la seconda volta che Willy e la sua ciurma capitavano a Milano, la prima era stato il 19 luglio del 1982 in Piazza Vetra in uno show brutalmente interrotto dalla polizia sul più bello, sulla esecuzione di Lipstick Traces a causa delle lamentele del vicinato del Ticinese infastidito dai rumori e dal numeroso pubblico vociante. In effetti la giunta socialista che aveva organizzato il concerto per farsi popolarità tra il pubblico giovanile aveva relegato Mink DeVille a tarda notte dopo una serata a base di new-wave inglese con Echo &The; Bunnymen e Soiuxsie and The Banshees, forse il popolo del Ticinese non aveva tutti i torti ma non è che tutte le sere capita di avere Willy DeVille che suona sotto casa, forse un po’ di tolleranza non sarebbe guastata ma si sa come vanno certe cose. Probabilmente Milano stava facendo le prove per il cambiamento, passando da quella che era una delle città della Resistenza e della tolleranza alla roccaforte del berlusconismo e del leghismo intransigente. Comunque… quando Willy o meglio Mink DeVille perché al tempo si chiamava ancora così, tornò a Milano nel 1984 fu un concerto memorabile, uno dei migliori tenuti in Italia, soprattutto per chi ha amato il primo Mink DeVille, quello affilato e newyorchese degli esordi, solo in parte contaminato coi ritmi ispanici e New Orleans, ancora immerso in un mondo di rock n’roll alla Chuck Berry, di soul alla Ben E.King, di sporco R&B; da bassifondi. Era il Mink De Ville della Losiada ovvero la Lower East Side di New York, una zona al tempo ancora pericolosa e off limits, frequentata da tipacci che facevano per nome Spanish Jack e da donne che si atteggiavano a belle de nuit mai in realtà erano battone di Alphabet City come la Venus of Avenue D.
In memory of William Paul Borsey Jr. (pt. one)Al Teatro Tenda Willy è comparso sul palco con l’immancabile sigaretta ed il mazzo di rose rosse, introdotto da una versione strumentale di Good Pork Pie Hat di Charlie Mingus. Poi via via tra una sigaretta accesa ed una spenta, un colpo di bacino e una strizzatina di occhi, una smorfia mortifera e una rosa per le signore della prima fila, il Salvador Dalì della Lower East Side ha cantato il meglio dei suoi cinque album passando dal Cabretta di Mixed Up Shook Up Girl fino ad Where the Angels Fear To Tread di Each Word’s a Beat of My Heart e Lilly’s Daddy Cadillac stregando i quattromila del Teatro tenda con un rock and soul pachucato di asfalto e flamenco, crudele come uno stiletto e dolce come un bacio.
La band ha risposto alla grande, del vecchio Mink De Ville c’erano il sassofonista Louis Cortellezzi, il tastierista Kenny Margolis, un vero mattatore e il chitarrista Rick Borgia, nuovi erano il bassista e due percussionisti che un tempo suonavano negli Heart Attack di Jack Mack, gruppo R&B; prodotto da Roy Bittan. Il pubblico, caldo e preparato come poche altre occasioni, è andato in visibilio e si è sciolto nel finale quando sono arrivate, a sorpresa, le riprese di Save The Last Dance For Me e Spanish Harlem. Un trionfo, che vale la pena di rivivere con le foto di Maurizio Buratti, amico interista, springsteeniano e uomo di sinistra.
MAURO ZAMBELLINI
In memory of William Paul Borsey Jr. (pt. one)
(continua)

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COMMENTI (1)

Da teardrops
Inviato il 01 luglio a 17:52
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Grande Willy. Non ci sarà mai un altro come lui.